La sbarbina e i camionisti

Ragazza nuda sulla neve fa l'autostop

Vado solo con i camionisti perché sono volgari. Sono un’universitaria, una figlia di papà, una di quelle brave ragazze che, di notte, si trasforma in una vampira ‘succhiaenergumeni’.

Mi piazzo ai bordi delle autostrade e aspetto che il primo tir mi carichi. Recito la parte della tipa che si è persa, che ha litigato col ragazzo, che è stata cacciata di casa così il falco di turno può approfittare della mia situazione di crisi e fragilità per provarci e fare i suoi porci comodi. La musica è sempre la stessa: una mano scivola sotto la gonna, preme con forza dentro il mio gioiellino verticale, il lupo cerca un posto isolato con la fretta nei pantaloni e, nel buio… Non dico niente, lo lascio fare, mi sento riempire dappertutto e la puzza del suo sudore mi sbronza, mi fa diventare matta. Imbambolata di cazzo, apro le gambe, chiudo gli occhi e mi faccio sbattere…

Adesso che ho superato il primo impatto di paura clandestina, faccio l’autostop anche di giorno vestendomi possibilmente come una puttana e allungando il pollice per chiedere un passaggio. Oppure completamente nuda.

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Tutti mi chiedono “Quanto?” e io, salendo, comincio a piangere dicendo che gli uomini sono tutti uguali e che ho mollato il mio ragazzo un’ora prima. Piango come un’adolescente inconsolabile delusa dalla vita, da sfogare in un solo modo, senza dirlo, lasciando a loro la buona creanza di capire al volo il tipo di ‘ciucciotto’ che mi serve per smettere di disperarmi…

In effetti, ho cominciato a spassarmela con questo vizio – sì, con l’espediente di farmi abbordare dai camionisti – proprio dopo che il mio ragazzo mi ha mollata per un’altra. Li odiavo tutti, gli uomini, quel giorno e ho fatto la mia prima pazzia facendomi fottere dal primo che mi è capitato. Il primo è stato, appunto, un camionista che, stranamente, alla guida del suo tir era vestito benissimo. Era di ritorno da una cerimonia e doveva portare il suo mezzo di trasporto al deposito.

Dopo essermi goduta la mia prima esperienza con lui, ho avuto un debole per tutti i camionisti del mondo, anche se gli altri non si sono rivelati sempre tutti eccitanti e abili con le femmine come lui, come quel Marco che  non ho rivisto più… E’ come se continuassi a cercarlo facendo l’autostop e, ogni volta che vedo un camion da lontano, mi sciolgo in tanto brodo di giuggiole…  Al deposito mi ha riempito di tanti complimenti, prima di riempirmi di cazzo con tutto il calore di un lupo appena incontrato.

Io glielo tiravo fuori sfacciata, asciugandomi le ultime lacrime, e gli facevo una bella sega rassodante mentre lui mi diceva tante paroline dolci come questa:

“Ti ritrovi due tettone e un culo che non saprei da che parte incominciare… Ti apro come una capretta… che cazzo duro che m’hai fatto venire… Andiamo a casa mia che ti chiavo tutta…”.

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Quella situazione mi aveva eccitata e l’ho seguito in fretta come una cagnolina sognando di avere ancora il suo uccellone tra le mani. Gliel’ho succhiato benissimo, come non m’è mai capitato di fare con quello stronzo del mio ex. Lo ingoiavo tutto, fino alle palle, e quella mia performance lo aveva indurito tanto da concedermi pochi altri colpi di lingua prima di girarmi e buttarmelo dentro la fregna come un ladro. Mi sono piazzata sopra di lui e ho cominciato a ballare sul suo nerbo venato che batteva e sbatteva dall’emozione. Me l’ha cacciato nella spacca facendomi sdraiare e poi facendomi piegare a pecorina perché voleva manovrarmelo meglio dentro la mia fica bollentissima. Colavo da tutte le parti e gli ho regalato almeno quattro schizzi di orgasmo. Le mie poppe lo tiravano come un maiale: me le ha impastate un po’, le palpava e le stringeva strizzandole forte prima di incastrare il suo pisello tra l’una e l’altra trappola di carne soda.

“Dai che ti strofino e ti riempio di pappa reale… dai, vaccona che ti faccio bere… Mmmm fattelo strusciare tra le poppone toste che scoppio…. Troia di una femmina… troia di una femmina…”.

M’ha allagato chiedendomi di leccarne un po’ dal muso imbrattato e un po’ tra le tette colanti della sua sborra. L’idea che qualcuno approfitti di me come un ladro di culi, mischiata a una buona dose di  parole sporche, mi fa colare…   I miei me lo dicono sempre che sono un’anima in… pene.

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