La dominatrice sexy

Dominatrice, racconti erotici

Finalmente avevo trovato il coraggio di entrare in quel posto. Diego e Alfredo mi avevano raccontato delle storie assurde per così tanto tempo che finalmente mi decisi a fare il grande passo.
Era un club per dominatrici ed io avevo un bisogno di essere dominato che non aveva precedenti.
Entrai nello stanzino che avevo prenotato e mi misi a sedere. Ero un po’ teso, perché non avevo mai provato una cosa del genere.
Il mondo delle dominatrici mi aveva sempre attratto, ma non mi era mai capitato di sottostare ad una di loro, anche perché non ero mai stato a conoscenza della presenza di un club come quello nella nostra piccola cittadina.
-Che cazzo fai lì seduto? Chi ti ha dato il permesso di sederti?- esordì Madame Rousse, entrando nella stanza.
In sottofondo c’era una musica hard rock che avevo sentito molto spesso in radio, ma di cui ignoravo il titolo.
-Alzati.- disse, coprendomi con una frusta rosa.
Era molto intimidatoria.
-Ah! Che male.- gridai, alzandomi.
-E questo è niente. Se non ubbidisci alla prima, te ne prenderai altre. Adesso spogliati.
Non me lo feci ripetere due volte e in pochissimi secondi restai in mutande.
Un colpo di frusta mi colpì sulle chiappe.
-Mi hai per caso sentito dire: rimani in mutante? Ho detto spogliati e ti devi spogliare.
Levai le mutande, rimanendo con il pene al vento, leggermente imbarazzato.
Era la prima volta che mi spogliavo in quella maniera così fredda e svilente. Non mi era mai capitato di sottostare al volere di una donna.
Sono sempre stato un uomo molto virile e abbastanza prepotente nei confronti dell’altro sesso. Non dico di essere perfetto, è semplicemente una constatazione sul mio carattere.
-Adesso mettiti a quattro zampe.- disse quella donna, vestita in maniera provocante.
Mi misi a quattro zampe, osservando le sue mutandine di pelle nera, mentre la frusta ciondolava accanto alle sue gambe perfette. Adoravo le belle gambe.
-Abbaia.
Abbaiai e subito dopo sentii un colpo di frusta infrangersi sulla mia schiena.
-E questo tu me lo chiami abbaiare. Abbaia.
Abbaiai con più convinzione, cercando di compiacerla con la mia prostrazione.
-Bravo cagnolino. Così va bene. Apri la bocca.- disse, mantenendo quel suo tono da soldatessa.
Aprii la bocca e lei mi ci sputò dentro. Avevo appena ricevuto in bocca la sua saliva; mi sentivo quasi onorato.
-Adesso ti mettiamo questa bella cosa in bocca, così non potrai gridare come una femminuccia.
La dominatrice tirò fuori da un cassetto una pallina legata ad un collarino che mi applicò in faccia, piazzandomi la pallina in bocca.
-Perfetto. Adesso facciamo un gioco divertente. Seguimi a quattro zampe.- disse, dirigendosi verso un angolo della stanza in cui si trovava un drappo nero sopra un oggetto non definito.
Con un impetuoso gesto di mano tirò giù il velo e una gogna apparve davanti ai miei occhi. Il pene mi divenne immediatamente duro.
La dominatrice si tolse le mutandine, mettendo così in mostra una vagina depilata ed invitante.
-Lo so cosa vorresti. Tu vorresti questa!- disse, indicando la sua figa.-La vuoi? Fammi un cenno con la testa.
Feci cenno di sì col capo.
Lei si avvicinò a me e strusciò la sua bella e profumata vagina sul mio viso, dicendo -Lo sapevo che eri un porco. Adesso vai proprio punito. Metti la testa nella gogna.
Mi alzai e andai ad infilarmi dentro quell’antico arnese da tortura. L’erezione continuava a crescere di volume.
Non avrei mai pensato d’essere in grado di partorire un’erezione di quella portata. Il mio pene non era mai stato più attivo in tutta la mia esistenza.
-Preparati a soffrire molto.- disse con un tono poco rassicurante.
La frusta riprese a colpirmi. C’era più forza in quei colpi e il dolore mi avrebbe fatto gridare come un pazzo se la mia bocca non fosse stata otturata da quella pallina da cui stava colando tutta la mia saliva.
Respiravo a fatica ed il dolore diveniva via via più intenso. Avrei dovuto soffrire, invece il mio cazzo continuava a muoversi verso la direzione opposta, quella del piacere.
Probabilmente ero un pervertito, ma non importava. Nulla aveva importanza finché quella frusta continuava a ridurre il mio culo come un colabrodo.
-Adesso ti puniamo per bene, eh?- disse la mia dominatrice.
Sentii un rumore come di crema spremuta da un tubetto e, voltandomi, notai che la ragazza si stava spalmando qualcosa sulle dita dei suoi guanti in latex. Probabilmente era vaselina.
Si mise dietro di me e senza fare troppi complimenti, mi violò l’ano, infilandoci dentro due dita.
Sentii male. Poco dopo, con l’altra mano, afferrò il mio cazzo, iniziando a masturbarmi con forza. Era davvero brava, non potevo dire altro.
Durai pochissimo, forse per via della stimolazione della prostata. Spruzzai tutto me stesso su qual pavimento e sui suoi guanti, mentre le sue dita stagnavano dentro il mio culo.

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