La ballerina e il patrigno
Aprì la porta di casa e mollò a terra subito la pesante borsa.
“Sei già arrivata?”
“Sì. Ciao.” gridò per farsi sentire.
Entrò in cucina, mentre l’aroma di caffè fluttuava per aria, addolcendo l’odore della stanza. Massimo stava fumando una Merit.
“Hai fatto il caffè?” chiese gentilmente.
Aveva due occhi grandi come diamanti. Quando non c’era sua madre era sempre molto gentile e premurosa nei confronti di Massimo, il suo patrigno.
“Certo. Siediti… te ne verso una tazza.”
Si mise a sedere. Per non perdere l’ultimo autobus fuori dalla scuola di danza classica, aveva deciso di non cambiarsi. Era stato quasi comico farsi tutta quella strada in tutù.
Gli occhi di Massimo la stavano squadrando. Le piaceva molto vestita da ballerina e lei ne era perfettamente consapevole.
Sapeva di fare un certo effetto a quell’uomo. Il solo pensiero di provocare un pochino il compagno di sua madre la stuzzicava parecchio e di giorno in giorno non faceva altro che spingersi sempre un po’ più in là.
Sofia attese che Massimo si mettesse a sedere per poi procedere con i suoi sotterfugi.
L’aveva vista crescere, fino a diventare una donna a tutti gli effetti e non sapeva mai come comportarsi nei suoi confronti.
Prese la sua tazzina di caffè e si avvicinò a lui. Fingendo una totale assenza di malizia si mise a sedere in braccio a Massimo come quando era piccola.
“Mi sentivo sola.” sorrise continuando “Raccontami la tua giornata.”
“Vediamo. Ho lavorato e poi sono andato a fare la spesa… niente di particolarmente interessante. Tu, invece, ballerina?” disse, aggiustandosi meglio.
Sofia si sistemò, muovendo il sedere sul basso ventre del patrigno, cercando in qualche modo di far scaturire in lui un principio d’erezione.
Era vestita da ballerina e sapeva di piacergli, ma sembrava non riuscire a farglielo venire duro. Chi non si sarebbe eccitato con una diciottenne sul proprio cazzo?
“Uffa, mi annoio! Mi annoio!” disse lei, facendo la voce da bambina, saltellando due volte sulle ginocchia di Massimo.
Eccolo… qualcosa si stava smuovendo.
Massimo non disse niente. Dentro di sé, probabilmente, sperava che Sofia non si fosse accorta di nulla, ma l’attenzione della ragazza era tutta incentrata verso il cazzo del suo patrigno.
“Ops.” sorrise, voltandosi verso di lui.
Massimo non rispose.
“Si è mosso qualcosa. È per caso colpa mia?” sussurrò maliziosa.
“Forse dovresti…”
“Cosa?”
Si guardarono intensamente, perdendosi l’uno negli occhi dell’altra e prima di accorgersene si stavano baciando, oltrepassando ogni possibile ed eventuale barriera tra di loro.
Stavano facendo una cazzata, ma i loro organi genitali sembravano suggerir loro di continuare in quella direzione.
Sofia slacciò i pantaloni della tuta del patrigno e gli tirò fuori il cazzo.
“Sei sicura?” chiese lui, timidamente.
“Mai stata più sicura e bagnata di così.”
Si mise a cavalcioni su di Massimo e si strappò i collant del tutù all’altezza della vagina.
Massimo entrò dentro di lei ed iniziarono a scopare sulla sedia della cucina.
Si muoveva come un’indemoniata sul cazzo del suo patrigno, impegnato ad affondarle le unghie sulla schiena, graffiandola come avrebbe potuto fare un animale feroce.
Le sfilò una parte del tutù dalla spalla e, ciucciandole un seno irto e immacolato la fece ansimare come una diva del porno.
Quel corpo che aveva tanto desiderato nelle sue fantasie più oscure era finalmente diventato reale in quel meccanismo sessuale a cui avevano dato vita in quella cucina, nella casa che condividevano con la madre di lei e la compagna di lui.
“Ah, mi piace, mi piace.”
Anche a lui piaceva, ma era troppo concentrato a compiere il più meraviglioso errore della sua vita per parlare. Voleva godersi ogni singolo istante di quell’intenso eccesso d’eccitazione.
La porta di casa si aprì.
“Sono tornata!” disse Federica.
Si fermarono, guardandosi in faccia, realizzando solo in quel momento cosa stava accadendo.
Sofia baciò velocemente sulle labbra Massimo e si sfilò dal suo cazzo, mettendosi a sedere davanti alla tazzina di caffè.
Quando Federica entrò in cucina baciò il suo uomo e sua figlia, sorridente e gentile come sempre.
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