Mia sorella Giovanna

Racconto di una scopata con mia sorella

Per qualche istante tememmo che qualcuno potesse entrare nella nostra stanza. Sarebbe stato un vero e proprio disastro, perché non saremmo mai stati in grado di ricomporci con così poco preavviso.

La casa era grande e se si aguzzava l’udito, si poteva tranquillamente capire se qualcuno fosse uscito dalla propria stanza; inoltre, per arrivare alla nostra camera da letto bisognava aprire la porta di un lungo corridoio.

-Non era nessuno.- sospirai.

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Giovanna riprese a masturbarmi. Aveva un tocco dolce e gentile, proprio come la sua personalità.

Quando mi masturbava nel cuore della notte, fissavo il soffitto, cercando di affidarmi a tutti gli altri sensi, per vivere al cento per cento quello che stava succedendo.

Sentivo la sua pelle aderire alla mia e la sua mano sfregare il mio pisello.

Il sudore nasceva sul suo petto e sulla mia schiena. Era solita fare una cosa che finiva per mandarmi sempre in estasi, anche se a dirla tutta, ogni cosa che faceva Giovanna riusciva a mandarmi in estasi.

Era un suo super-potere. Iniziava a leccarmi le orecchie, infilandomi la lingua dentro il padiglione.

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Il mio pisello diventava sempre più duro. Mi girai e le misi una mano sulla fica, per iniziare a stimolarla.

Non lo facevamo sempre, ma capitava abbastanza spesso. Ci masturbavamo a vicenda.

Non so dire cosa lei trovasse in me, io ero attratto dalla sua bellezza, dal suo fascino e da tutto quello che lei rappresentava all’interno del mondo della trasgressione.

Forse la cosa che mi eccitava più di tutte era la seguente: per l’intero mondo, ciò che stavamo facendo era sbagliato.

-Mi piace come mi tocchi.- disse Giovanna a bassa voce.

Capitava sempre più spesso che durante le nostre sessioni di masturbazione, colti dall’impeto del momento, finissimo per avvicinare i nostri organi sessuali fino a farli toccare. Rimanevamo qualche secondo fermi, guardandoci negli occhi, quasi a domandarci a vicenda: lo facciamo?

Subito dopo tornavamo a masturbarci. Passare al sesso sarebbe stato un passaggio irreversibile.

Quella volta rimanemmo attaccati più tempo del solito. Lei mi fissava vogliosa ed io avrei tanto voluto penetrarla.

Fu un attimo, un solo secondo d’impeto sessuale e il mio cazzo entrò dentro di lei. Avevo appena penetrato mia sorella.

-Scopami.- disse.

Così, cominciammo a fare l’amore in maniera dolce. Non volevo che fosse un qualcosa di violento; dopotutto, quella era la prima volta in cui facevamo l’amore tra di noi.

Fino a quel momento c’eravamo solo masturbati.

La baciai e lei accolse la mia lingua in maniera vorace, come se fosse brandello di carne gettato ad una cane che non mangiava da sei mesi.

Sono sicuro che molte volte Giovanna aveva pensato a me, mentre si faceva scopare dal suo fidanzato. Io pensavo spesso a lei, quando facevo sesso con le altre.

Da quando una sera di marzo, aveva iniziato a trasferirsi nel mio letto per farmi le seghe, il nostro rapporto era cambiato. Diventammo come una cosa sola.

Una volta mi aveva addirittura fatto un pompino davanti alla partita.

Portarmi a letto mia sorella era diventata la mia unica ragione di vita e senza nemmeno accorgermene, c’ero riuscito.

-Lo sognavo da tanto.

-Anche io Giovanna.

Era sbagliato, lo sapevamo benissimo, ma era anche l’unica cosa che desideravamo così ardentemente da rischiare di essere marchiati a vita come due pervertiti.

I nostri respiri si miscelavano tra loro, esattamente come il sudore e le idee che finivano per riunirsi in una grande ed unica mente ansimante.

Il ritmo si era fatto più svelto ed eravamo effettivamente arrivati a cavalcarci, spingendoci sempre di più l’uno nell’altra, per rincorrere il grande orgasmo che avremmo vissuto come una liberazione del nostro desiderio più proibito.

-Dimmi che sono tua sorella.

Era strano, ma non riuscii a dirlo subito.

-Ti prego… dimmelo.

-Sei mia sorella. La mia bella sorellina. La mia bella sorellina e ti sto scopando.

-Spingi…

Eravamo eccitati e continuavamo ad alimentare le nostre perversioni grazie all’ausilio dei nostri corpi.

Mia sorella aveva il corpo più bello che avessi mai visto. Aveva diciassette anni e la giovinezza era dalla sua parte.

Ero consapevole del fatto che non avrei mai più fatto l’amore con una ragazza così bella. Quel rapporto sessuale era speciale in mille modi diversi.

-Io ti amo, lo sai?

-Sì… anche io ti amo Giovanna.

Le strinsi una chiappa con la mano destra, infilandole un dito nel culo. Era stretto e piccolino, proprio come l’immaginavo.

Non mi ero mai addentrato fino al buchetto del sedere, perché non sapevo fino a dove ci potevamo spingere, ma adesso stavamo infrangendo ogni barriera.

La porta si aprì. L’eccitazione e i rumori dei nostri corpi ci avevano impedito di sentire il rumore della prima porta aprirsi.

Rimanemmo immobili, come se restando fermi nessuno potesse vederci.

Nostro padre era entrato nella stanza e rimaneva fermo davanti a noi, fissandoci imbestialito.

Non sapevamo cosa fare. Non riuscii nemmeno ad estrarre il pisello da mia sorella, un po’ come se volessimo rimanere ancora qualche istante un corpo unico, per combattere assieme quella situazione.

Proprio in quell’istante, venni dentro mia sorella.

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