La figlia curiosa

Racconti di prostituzione

Ero perfettamente consapevole del fatto che fosse mio padre, ma era così bello che avrebbe fatto bagnare ogni donna del mondo.
Aveva un fisico statuario e una spiccata parlantina. In pratica era più che altro una divinità greca che un semplice uomo.
Eravamo in albergo. Avevamo passato la giornata dai parenti del centro Italia e lungo la strada del ritorno, per evitare un colpo di sonno alla guida, decidemmo di fermarci per passare la notte in un albergo.
Le stanze erano praticamente tutte occupate, ma riuscimmo comunque a trovare una matrimoniale.
Notai che mi guardò con fare accattivante, quando mi misi a letto in reggiseno e mutandine. Avevo fantasticato milioni di volte su di lui. Sognavo il suo cazzo.
Non sapevo proprio cosa fare. Me ne stavo lì, senza riuscire a chiudere occhio, continuando a pensare -Cosa succederebbe se io…-.
Ad un certo punto presi la mia decisione. Mi voltai ed iniziai a massaggiargli il cazzo.
Lui non disse niente.
-Cosa stai facendo?- disse, senza spostare la mia mano dal suo pene, che per inciso iniziava ad inturgidirsi.
-Voglio farti venire il cazzo duro e poi… voglio infilarmelo dentro. Voglio che mi scopi. Voglio che mi scopi. Mi hai sempre accontentata e voglio essere accontentata ancora una volta.
Il suo cazzo diventava sempre più duro e senza che me ne accorgessi, mio padre afferrò la mia testa, spingendomela sotto il lenzuolo.
Voleva che io gli prendessi il pisello in bocca. Voleva accontentarmi.
Abbassai le sue mutande e, osservandolo in maniera così ravvicinata, mi accorsi che tutto stava per diventare estremamente reale.
Era perverso e tutto quello che volete, ma la mia fame di cazzo non avrebbe mai sentito ragioni.
Lo presi in bocca e iniziai a ciucciarlo, impegnandomi come non avevo mai fatto prima. Lo stavo ciucciando all’uomo più importante del mondo e quello doveva dimostrarsi il bocchino più elaborato della storia.
Non mi limitai a salire e scendere come avrebbe potuto fare una qualsiasi ed insignificante adolescente, ma mi concentrai anche sulle palle.
Leccai i suoi testicoli con enfasi, fregandomene dei peli e tutto il resto. Era un cazzo enorme e grosso.
-Ok, piccola. Ok. Vieni sopra.- disse silenziosamente.
Riemersi, baciandolo in bocca con il suo sapore ancora sulla lingua. Afferrai il suo pene con una mano e l’inserii dentro di me. Un solo e semplice attimo e divenimmo una cosa sola. Il cazzo di mio padre era dentro la mia fica.
Ero la figlia che tutti quanti avrebbero desiderato.
-Adesso fottimi. Fottimi fino a sfontarti.- disse, schiaffeggiandomi il culo.
Iniziai a cavalcarlo come una perfetta cavallerizza. Lui spingeva come un ossesso.
Lo sapevo che si sarebbe dimostrato un ottimo scopatore, non poteva essere altrimenti.
Anche io non me la cavavo male, a giudicare dall’espressione di goduria che si stava palesando sul suo volto.
Forse era quella situazione ad essere particolarmente calda, ma iniziammo entrambi a sudare molto, come se ci fossimo trovati ad agosto, sotto il sole cocente di una spiaggia desolata.
Il suo pisello mi stava facendo impazzire. Ne volevo ancora e probabilmente ne avrei sempre voluto. Un cazzo così era come l’eroina; non si smetteva mai per davvero.
Come sarebbe stata la nostra vita dopo quella scopata? Non ne avevamo idea, perché stavamo semplicemente vivendo il momento, che era anche l’unica cosa che si poteva realmente fare.
-Scopami per sempre, papà… io ti amo.
-Anche io, piccola… ti ho sempre amata.
Era un rapporto morboso e malato, ma l’unica cosa che desideravo era che mio padre mi sborrasse dentro.
-Vienimi nella fica… tanto prendo la pillola.
-Ah
Venne dentro di me. Ero la ragazza più felice del mondo. Finalmente ero riuscita a farmi scopare in maniera completa dall’unico uomo che desideravo nel profondo.

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