La casa della padrona ( Parte I )

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Era una splendida giornata di sole e bussai nuovamente alla porta, in attesa di risposta. La porta finalmente si apri’, lasciandomi intravedere il buio che c’era all’interno. Ricordo che dopo aver fatto il primo passo dentro quella casa, un dolore fitto e intenso mi aveva colpito le palle, mentre una mano mi prese i capelli con forza, spingendomi verso l’interno. L’unica cosa chiara era che la porta dietro di me, fu sbattuta con forza. Avevo gli occhi ancora non abituati al buio di quella casa, ma potevo chiaramente sentire odore di pelle e di lattice intorno a me.

Ero ancora inginocchiato, dolorante alle palle, mentre potevo vedere una sagoma avanti a me, che prese man mano forma, quando gli occhi avevano finito di abituarsi al cambio di luce. ” Ora schiavo, dovrai servire ” quest furono le parole che ruppero il buio e il silenzio intorno. Uno schiocco di frusta segui’ le tue parole, un’altro invece, mi colpi in pieno dietro la schiena. ” Leccami schiavo “, fu il tuo primo ordine. Ero ancora a terra, alzai la testa, arrivando con la faccia davanti alla tua figa e cominciai a leccarla, addolorato dai colpi ricevuti. ” Abbassati i pantaloni schiavo, devi essere nudo davanti a me “. Cominciai a spogliarmi, mentre ti leccavo il clitoride e tra le labbra ormai umide della tua figa.  Nel silenzio si sentiva solo la mia lingua che leccava , come un cane assetato. Un colpo di frusta mi arrivo’ direttamente sul cazzo, facendomi uscire un’ululato di dolore, ” Continua a leccare schiavo “, un ordine severo, dato con un tono molto aggressivo. Accovacciato dal dolore e con le lacrime che scendevano sulle guancie, continuai a leccare la figa con piu’ energia, infilandoci quasi tutta la faccia tra le sue gambe.

” In piedi schiavo “, mentre mi alzavo, delle mani dietro di me mi misero un collare, con una catena che arrivava dritta alle mani della mia padrona e le mani mi furono ammanettate. Dopo diversi strattoni con la catena, arrivammo nella camera della tortura, dove fui legato ad una sorta di ruota gigante, che mi teneva le gambe divaricate e le braccia in alto. Il collare mi fu’ sostituito con una palla rossa, che mi riempiva la bocca e mi bloccava la possibilita’ di parlare. ” Puoi dire solo di si schiavo, ogni volta che indulgerai, verrai punito…chiaro? ” fu l’unica regola impartita dalla mia padrona. Delle pinze mi strizzarono i capezzoli, con un dolore acuto che si libero’ dentro di me, in un urlo soffocato dalla palla ” CHIARO SCHIAVO? “, urlava la mia padrona. Feci svariate volte di si con la testa, sperando che il dolore si sarebbe placato, invece purtroppo, la pinza resto’ li, appesa al mio capezzolo.

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” ZITTO! “, un’ordine secco, forse stanca di sentire i miei lamenti per la pinza. Una frustata mi colpi’ in pieno le palle, facendomi vedere le stelle di tutto l’universo. Poi ricordo di un bicchiere, che mi venne rovesciato addosso, sia avanti che dietro, olio penso, che mi stavano spalmando ovunque, anche tra le chiappe. Poi la mia padrona si avvicino’ a me con un dildo dalle dimensioni di un somaro ” Adesso schiavo, pagherai per i tuoi lamenti….piu’ ti lamenterai e piu’ io ti violentero’ il buco del culo “. Ando’ dietro di me, mentre io cercavo di dimenarmi, sperando di potermi liberare di quella ruota che mi paralizzava. Poi improvvisamente un dolore che non avevo mai sentito prima, un dolore fitto, un dolore che mi aveva tenuto bloccato il respiro per diversi secondi, lasciandomi gli occhi sbarrati. La mia padrona stava infilando dentro il mio culo il dildo che poteva essere stato della moglie di Huk. Sentivo che venivo violato ripetutante con un dolore che pensavo mi avrebbe spaccato, mentre il mio culo veniva squarciato in due, da un enorme cazzo di plastica. Lascio’ il dildo dentro il mio culo, appeso tra le mie chiappe….

 

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