Posa il tuo sguardo sul mio corpo
E’ esistenza, non vita.
Gli ultimi cinque anni della mia vita sono stati come una preghiera latina recitata in una messa notturna, probabilmente pregni di significato ma incomprensibili per me e per un’ assonnata e indifferente folla.
Anche stamani mi sono svegliata per aggiungere un altro giorno a questi anni senza scopo. Ma c’è stato qualcosa di diverso, qualcosa che spacca l’apatia. Nell’attimo prima di aprire gli occhi, proprio quando inizi a prendere coscienza del tuo corpo, ho scoperto di essere bagnata e ancora eccitata. Ho sfilato lentamente il pantalone di seta e ho fatto scivolare le mie dita sulle mie cosce per accarezzare la mia pelle e poi arrivare a toccare gentilmente con le punta delle mie dita le labbra madide e infine il mio clitoride così sensibile da farmi tremare per il semplice contatto con il mio indice caldo. L’altra mano si è posata sul mio seno per accarezzalo, stringerlo e poi stuzzicare i capezzoli turgidi.
Non ho voluto aprire gli occhi, volevo ritrovare nella memoria ciò che ha potuto eccitarmi tanto durante il sonno. Le immagini sono ritornate alla mente, all’inizio sfuocate e sconnesse, ma poi mi sono riappropriata del tanto eccitante scenario. Ho visto il volto di un uomo fissarmi da lontano, siamo in una foresta e piove o forse no, sento il crepitio monotono, ma non vedo le gocce cadere sulle foglie degli alberi.
Mi guarda, ma non si muove, sembra una statua. Accetto il suo sguardo su di me. Indosso il mio completo di seta bianca, so che può vedere i miei capezzoli turgidi e la mia vagina sotto i pantaloni quasi trasparenti. Ma quello che voglio è che continui guardarmi a scrutare il mio corpo e a farsi più vicini per vedere di più. Mentre la mia mente recupera il sogno la mia mano continua ad accarezzare il mio clitoride e le mie gambe tremano, non riesco a fermarle, non voglio fermarle. Voglio raggiungere il massimo piacere, voglio venire stesa sul letto con l’uomo che continua a guardarmi nel mio sogno. Vengo. Respiro. Apro gli occhi e l’uomo si è dissolto nella mia mente.
Il godimento è finito e mi lascia senza forze, mi alzo e inizio la mia routine. Mi è impossibile concentrarmi, l’immagine di quell’uomo si ripresenta infinite volte a interrompere i miei pensieri fino a adesso che sono tornata a casa. Mi stendo sul sofà davanti alla finestra, guardo le macchine passare per la strada e godo del tepore delle notti d’estate. Indosso ancora la mia divisa di lavoro. Sento la camicia attaccata alla pelle per il sudore, mi sfilo i tacchi e massaggio dolcemente i miei piedi.
Mi sento osservata, guardo la strada e le finestre dei palazzi che mi circondano. Eccolo! C’è un uomo che dalla finestra di fronte, mi fissa. L’ho visto e lui lo sa, ma continua guardarmi, i suoi occhi chiedono qualcosa, ma niente del suo corpo si muove, comunica solo col suo sguardo. Mi sento attratta, mi alzo in piedi, mi avvicino alla finestra e inizio a sfilarmi i vestiti di dosso. Sono nuda davanti a lui, ma lui ancora non si muove. Mi tocco, le mie dita ripercorrono gli stessi movimenti della scorsa notte. Sono bagnata, sento una calda goccia del mio umore scendere sulla mia coscia. Accentuo ogni mio movimento così che anche lui possa sentire lo stesso godimento che scuote il mio corpo. Finalmente si muove, si avvicina alla finestra. Sento che il mio corpo vuole essere penetrato lo voglio qui accanto a me. Voglio che entri nel mio salotto e che senza dire una parola mi stenda sul divano per poi schiacciarmi sotto il suo peso ed entrare duro in me. Voglio che faccia di me tutto ciò che desidera, che muova il mio corpo come quello di una bambola, che cerchi in me il massimo godimento, che gli si mozzi il respiro per poi infine ricoprire il mio ventre, il mio seno, il mio viso col suo tiepido sperma.
Non lo vedo più non è più alla finestra, non sento più il suo sguardo su di me.
Drin, drin, drin…
Autore:
Seta
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