Il negozio

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Era una giornata di pioggia e in negozio non c’era molto lavoro. Stavo nel retro a riordinare gli ultimi arrivi quando un cliente entrò.
Era un ragazzo, alto e magro con capelli corti e biondi.
Si avvicinò a me e mi chiese di provare una divisa da calcio.
Gli diedi maglietta e pantaloncini e lui andò nello spogliatoio a cambiarsi.
Subito mi accorsi che non aveva tirato la tenda del tutto.
Presa dalla curiosità mi misi a guardare attraverso lo spiraglio, lui non se ne accorgeva, era infatti di schiena e io riuscivo a malapena a vederlo.
Aveva un corpo molto magro e con pochi muscoli.
Quando si tolse i pantaloni, vidi che non portava gli slip, e il suo piccolo culetto bianco mi ipnotizzò.
Fin da ragazza avevo sempre adorato il sedere piccolo e adoravo gli uomini che l’avevano.
Mi piegai di lato per cercare di vedere anche il resto ma lo spiraglio era troppo piccolo.
Era pronto, e aprì la tenda per chiedermi un consiglio. Io avevo in mente ancora l’immagine di prima e continuavo a fissare il suo culetto.
Mi avvicinai e con la scusa di sentire se la taglia era giusta gli lo toccai.
Ero in ginocchio dietro di lui e con entrambe le mani tiravo i lembi dei calzoncini per cercare di evidenziare la forma rotonda di quel perfetto culo.
Poi lui si girò, mentre io ero ancora in ginocchio, e vidi che il glande stava uscendo da sotto i pantaloni, era lucido e di un colore rosso scuro.
Ero talmente vicina che riuscivo a percepire un leggero calore sul mio viso.
Lui era visibilmente imbarazzato e non sapeva dove guardare. Io ero già eccitata nel guardare il suo stupendo culetto figuriamoci alla vista della punta del suo membro.
Sentivo infatti che la mia fighetta si stava bagnando, e la testa mi cominciava a girare.
Stetti ancora un ancora per un po’ in quella posizione volevo infatti
vedere se il membro gli diventava duro.
In preda all’eccitazione, con la bocca gli soffiai un po’ d’aria calda, che venne percepita solo dalla sensibilità del suo glande.
In un attimo si scatenò in una favolosa erezione, i calzoncini non riuscirono a trattenere la forza del piacere che riempiva le vene del pene del ragazzo.
Dalla posizione piegata si erse la verga e pulsante di desiderio stava di fronte al mio viso.
Le palle erano raccolte alla base del membro e solitarie gocce di piacere uscivano dalla punta, e come voci suadenti mi invogliavano al piacere.
Mi alzai e voltai lo sguardo da quella stupenda visione.
Alzai la gonna e tolsi gli slip.
Mi chinai in avanti esponendo la mia fighetta alla punta del suo membro.
Con una mano mi sorreggevo e con l’altra allargai l’ingresso al mio piacere.
Si avvicinò e mi penetrò lentamente. Io sentì ogni millimetro della sua carne che entrava e cominciai a muovermi.
Ero io a farlo entrare ed uscire, ero io che lo stavo scopando, lui era immobile e subiva i miei movimenti.
Spingevo sempre più forte perché volevo che la sua verga mi riempisse tutta, volevo sentirla premere sulla parete dello stomaco volevo, volevo godere.
Ero come indiavolata, mi muovevo freneticamente su quella verga, non mi accorsi neppure che lui aveva goduto.
Il ragazzo non si mosse, e continuò ad offrirmi il suo membro, venni anch’io e urlai tenendo il suo cazzo viscido dei suoi e miei umori ben stretto tra le gambe.
Poi mi alzai e corsi a ripulirmi e a sistemarmi, senza dire nemmeno una parola, quando ritornai lui non c’era più.
Aveva lasciato un biglietto.
Lo lessi e diceva:
” sei stata fantastica amore, ci vediamo a casa questa sera, ciao”.

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