La fidanzata di Michele

Bella cavalla bionda e arrapata

Quella situazione mi faceva impazzire. Adoravo quella sensazione di potere e cattiveria, fomentati dall’eccitazione sessuale del momento.

Elena era una donna bellissima. Il suo corpo era semplicemente perfetto. La sua schiena, il suo seno sodo e procace, le sue labbra, gli occhi e il tatuaggio che le affiorava da sopra il sedere; tutto in lei era erotismo allo stato brado.

Non mi capitava così spesso di portarmi a letto ragazze di quel calibro, ma non era la sua bellezza a rendere quella situazione così piacevole.

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Il tradimento. Che parola fantastica da pronunciare ad alta voce: TRADIMENTO.

Quando tutto ciò in cui crediamo e tutto ciò su cui facciamo affidamento crolla, nasce il tradimento, ovvero, ci sentiamo traditi.

Elena stava tradendo Michele, il suo fidanzato che di certo non era un pozzo di scienza, viste le ripetute incursioni impunite che avevo fatto nella sua ragazza da quando si erano fidanzati.

Mi piaceva l’idea di scoparmi quella bellezza da calendario, proprio sul divano su cui quell’idiota si stravaccava a leggere libri o a guardare stupidi reality.

La schiena di Elena si inarcava ad ogni botta, mentre il mio pisello la stava infilzando come una sciabola dritta e luccicante, appena lucidata per la battaglia.

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Era seduta su di me, con il seno rivolto verso la mia faccia, impegnata a saltellarmi sul cazzo, tutta sudata e arrapata.

Le tastai vigorosamente il culo. La palestra e la corsa davano i loro risultati. Il suo stile di vita era totalmente diverso dal mio, che allora si basava su alcol e sigarette.

Per quella ragazza rappresentavo il peccato, mentre il suo fidanzato era un ragazzo immagine da presentare ai parenti. Il cazzo, voleva prenderlo dal sottoscritto… il ribelle.

-Cazzo, come fai a scoparmi così bene.- disse, continuando a cavalcarmi.

-Credo che sia una specie d’unione d’intenti.

-Non ci sono abituata a queste cose. Ma quanto diavolo duri?

-Più del tuo ragazzo.

Amavo parlare del suo ragazzo mentre me la scopavo a sangue nel loro appartamento, quando lui era fuori a guadagnare la pagnotta.

-Non venivi scopata così bene da un bel po’, immagino… vero?

-Non voglio rispondere.

-Lo so che pensi al mio cazzo dentro di te, quando lui cerca di scoparti… dico cerca, perché scopare è un parolone, quando si parla di lui.

-Mi fai sentire una troia quando parli così.

-No, ti faccio sentire una troia, perché ti sto scopando come una troia, Elena.

-Allora continua a scoparmi da troia. Non smettere.

La pelle fresca e inumidita dal sudore dei suoi seni, premeva contro il mio petto, come se Elena volesse trapassarmi per entrare ancora più in contatto con me.

Avevamo smesso di cavalcare in maniera pesante, perché ci trovavamo in uno dei nostri momenti più topici, ovvero quello in cui iniziavo a muovere il cazzo dentro di lei, sfruttando i muscoli del bassoventre. Ad ogni movimento, Elena iniziava a tremare tutta, come se l’avessi attaccata ad una presa elettrica.

Era una di quelle ragazze che arrivavano prestissimo all’orgasmo e questo mi faceva impazzire, soprattutto perché con molti altri uomini non arrivava nemmeno lontanamente vicina all’orgasmo. Io riuscivo a farla venire almeno due volte al scopata.

Diciamo che la nostra alchimia sessuale andava oltre le leggi della fisica.

-Mi piaci un sacco quando vieni.

-E a me piace quando tu mi fai venire un sacco.

La sua voce si fece tremolante. L’orgasmo era esploso come un petardo all’interno del suo intestino.

Iniziò a contorcersi come se un cane rabbioso l’avesse morsa da dentro. Urlò il mio nome, in quella sala che solitamente sentiva il nome del fidanzato, urlato in un orgasmo recitato.

Mi sentii un vero e proprio re. La mia regina aveva appena ereditato la corona dell’amplesso.

-Non riesco a smettere di venire. Perché succede solamente con te?

-Perché scopi solamente con dei ritardati. Sai, per far venire le donne serve anche un po’ di cervello.

Elena riprese a cavalcarmi, perfettamente consapevole della veridicità delle mie parole. Sapevamo fare solamente una cosa, ma la sapevamo fare bene.

-Ferma.- dissi, sollevandola di scatto dal mio pisello.

Le sborrai sul culo, come ero solito fare da sempre. Eiaculare su di un culo che avrebbe dovuto appartenere ad un altro uomo era l’evoluzione naturale del pisciare per marcare il proprio territorio.

Non eravamo altro che animali in fin dei conti e secondo il mio parere, dovevamo comportarci come tali.

-Che scopata, cazzo.- sorrise Elena, distrutta da quella sessione di sesso.

Michele stava lavorando ed io mi ero preso cura delle priorità sessuali della sua fidanzata. Alla fine della storia, la colpa di tutti quei tradimenti era la sua, perché se un uomo voleva tenersi stretta una donna, doveva imparare a farla venire.

Quella era una lezione che prima o poi avrebbe dovuto imparare.

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