La fruttivendola

Come tutti i sabati, il mercato ortofrutticolo era in piazza, offrendo alla gente, il meglio del raccolto di stagione. Si potevano trovare tutte le tipologie di verdura e di frutta fresca di stagione. Altre bancarelle invece offrivano prodotti come miele, marmellate e sottaceti fatti in casa. Una bancarella in particolare era sempre piu’ piena delle altre, nonostante i suoi prezzi erano leggermente piu’ cari rispetto alla media del mercato. La ragione di questo successo aveva un solo e semplice nome: Monica.

Monica era la piu’ sensuale delle contadine. Vendeva la frutta e la verdura del suo orto, ipnotizzando la gente con la sua generosa scollatura, che lasciava intravedere le sue grosse tette. Ogni volta che la vedevo, pensavo che volendo poteva anche vendere il proprio latte, essendo una vacca. Monica era sempre l’ultima a lasciare il mercato ma non era mai la prima ad arrivare. Tutte le volte che la vedevo, aveva i suoi lunghi capelli legati e mangiava una banana, in un modo cosi’ erotico da farmelo diventare duro ogni santa volta. Ricordo che una volta ero talmente arrapato che anche lei si era accorta della mia erezione e con un sorrisetto malizioso, ricordo che fece scivolare la punta della banana tra le labbra, facendomi cenno di aspettarla dietro il suo furgoncino. Il suo invito mi aveva eccitato al punto che avrei potuto sborrare senza neanche tirarlo fuori. Andai dietro il furgoncino e aspettai che anche l’ultimo cliente di Monica ando’ via. Lei arrivo’, con in mano una banana, che leccava sensualmente, mentre i suoi occhi erano fissi sulla mia erezione.

Indossava un paio di pantaloncini che le coprivano solamente il culo ed una camicetta ben sbottonata. Aveva delle enormi tette che ballavano mentre si avvicinava verso di me, succhiando la sua solita banana. Con gli occhi fissi sui miei, Monica si abbasso’, fino ad arrivare con la faccia davanti la mia erezione. Infilo’ la mia erezione con tutti i jeans nella sua bocca, con una fare da sgualdrina, mentre si sbottonava i pochi bottoni della camicetta. Tiro’ fuori le sue bellissime tette e mentre mi sorrideva, mi abbassava i jeans e le mutande, liberando il mio cazzo dritto e duro. Prese le sue tette con entrambe le mani e le porto’ sul mio cazzo, che spari’ in mezzo a quelle soffici e grosse tette. Restai immobile, mentre vedevo il mio cazzo scivolare su e giu’ tra quelle tette, con la cappella che era vicino alle sue labbra, ogni volta che il cazzo risaliva. Lei mi guardava dritto negli occhi e con la lingua di fuori, leccava la punta del mio cazzo ogni volta che risaliva. Ricordo che non ero mai stato cosi’ eccitato in vita mia. Ero in strada, dietro un furgoncino al mercato ortofrutticolo con Monica che mi stava masturbando il cazzo tra le sue enormi tette, oggetto del desiderio di tutto il paese.

Piu’ io godevo e piu’ lei mi sorrideva, con le sue tette che facevano da centrifuga sul mio cazzo, sommerso da quel piacevole tocco morbido. Quando la cappella risaliva, lei la leccava e delle volte la succhiava, abbassando la testa e facendo scivolare la punta del mio cazzo tra le sue labbra carnose. Erano cosi’ calde e sentivo come mi succhiava con avidita’. Poi ricordo i miei muscoli che diventarono tutti rigidi, mentre sentivo l’improvviso esplodere del mio piacere tra le sue labbra, mentre lei succhiava la mia cappella che schizzava la mia calda sborra nella sua bocca. Gemevo mentre sentivo che le sue tette continuavano a masturbarmi. Tremavo e il suo forte succhiare sulla mia cappella sensibile, mi dava una sensazione di piacevole dolore. Continuo’ a succhiare fino a quando il mio cazzo moscio scivolo’ fuori dalla sua bocca. Riprese la banana e continuo’ a mangiarla e come era venuta, Monica se ne ando’ a sistemare le casse di frutta e verdura nel furgoncino.

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