Vittoria in libera uscita

Bella figa con corpo mozzafiato

Aveva sfoderato il suo vestito viola. Ogni volta in cui lo metteva, gli uomini avrebbero ucciso le loro madri pur di farsi una scopata con lei.
Amava sapere che tutti gli uomini all’interno di un locale avrebbero fatto carte false per fottersela.
Poi… amava farsi fottere. In dei particolari momenti dell’anno era come se andasse in calore e quando succedeva, indossava quel vestito ed usciva da sola, girando i migliori club della sua città, alla ricerca di un po’ di sesso facile con qualche sconosciuto.
Era una donna sexi, affascinante e piena di soldi. Il sesso non era mai stato un problema per lei, tranne quando diventava una sorta di droga, come in quel periodo.
Aveva deciso che quella sera avrebbe provato qualcosa di diverso dal solito, così durante il viaggio in taxi fantasticò su quello che la serata le avrebbe potuto offrire.
Quando si ritrovava in quelle condizioni di pseudo ninfomania, preferiva non fare progetti, lasciandosi trasportare dalla corrente.
Entrò in uno dei locali più in del quartiere. Saltò la coda, perchè le donne come lei non potevano aspettare al freddo come tutte le altre. Lei era bellissima.
Le facevano una gran pena tutte quelle ragazze che ballavano in pista, pronte a scostare gli uomini quando provavano a ballare con loro. Se si andava a ballare era perchè la figa prudeva e fare le stronze in quella maniera le avrebbe fatte finire sole come delle povere zitelle.
Lei non trattava gli uomini in quella maniera. Lei dava a loro esattamente quello che volevano: il suo corpo. Lo faceva perchè anche lei voleva il loro corpo e le sembrava la cosa più normale del mondo.
La vita era una e non bisognava sprecarla a fare le fighe di legno.
Si mise a sedere ed ordinò un cocktail alla frutta. Alla sua sinistra era seduto un uomo sulla quarantina, mentre alla sua destra si materializzò un ragazzo sui trenta.
Ad un tratto realizzò quello che voleva: un rapporto a tre nel bagno di un locale.
-Ciao ragazzi, posso farvi una domanda?- chiese, bevendo dal suo drink.
-Certo.
-Sì.
-Senza troppi convenevoli. Siamo giovani e carini… vi andrebbe di venire in bagno con me per scopare tutti assieme?- chiese, mantenendo il suo stile da manager in carriera.
-C’è qualche scherzo sotto? È una candid?- rispose il trentenne.
-No. Nessuna candid.- rispose la ragazza, dandogli un bacio sulle labbra.
Ripeté quel gesto con il quarantenne.
-Ho io i preservativi.- disse, alzandosi.
I due uomini la seguirono verso il bagno, rimanendo leggermente indietro, giusto per guardare quel meraviglioso culetto, forgiato da anni ed anni di palestra intensiva, muoversi davanti ai loro occhi.
Entrarono nel bagno degli uomini e si chiusero in una cabina.
Vittoria iniziò a limonare con il quarantenne, mentre il trentenne le mise le mani sui seni, strusciandosi sul suo culo per farselo venire duro.
Vittoria si girò e baciò il trentenne, prendendoglielo in mano.
-Tu mettimelo nella fica.- disse al quarantenne, tutta eccitata.
Abbassandosi con la testa, lo prese in bocca al ragazzo più giovane che affondò una mano tra i suoi capelli castani.
Erano anni che non riceveva un pompino del genere.
Una spadata decisa penetrò la vagina di Vittoria, che accusò il colpo con tiepida eccitazione.
L’unica cura per la ninfomania era un’iniezione di cazzo e non c’erano storia.
-Che troia che sei.- disse il trentenne, mentre il suo cazzo veniva fagocitato da quel faccino magro.
Veniva sempre vista come una puttana quando faceva quelle cose, ma non le interessava. Lei si divertiva. Amava il cazzo e se il nome di chi amava il cazzo era “troia” amen. Era una troia.
Il quarantenne le tirò uno schiaffo sul culo, mentre la cavalcava a pelo come una puledra da monta.
-Oh… qualcuno ci sta dando dentro di brutto nel cesso qui a fianco!- gridò un tizio.
Ingoiando un cazzo, mentre un altro la stava scopando, Vittoria pensò che la prossima volta avrebbe dovuto fare qualcosa di ancora più estremo; come ad esempio farsi caricare da una decina di persone.
Il futuro rimaneva un’incognita, mentre il presente le aveva regalato due bei cazzi con cui giocare e lei amava vivere il presente.

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