Vicky e i fruttivendoli
Aveva rotto due pile di bicchieri lo scorso fine settimana e voleva assolutamente farsi perdonare dal suo capo.
Le capitava spesso di risultare maldestra, ma non lo faceva apposta, era semplicemente il suo modo di fare.
Disse al proprietario del ristorante che quella mattina sarebbe andata lei a ritirare la frutta e la verdura al mercato, in modo da farsi perdonare per tutto il casino fatto coi bicchieri.
Era una bella ragazza e sapeva come sfruttare a suo favore la bellezza.
Quando arrivò al mercato, individuò la bancarella con i proprietari più giovani e si diresse immediatamente verso di quella.
Si mise a chiacchierare un po’ con loro, facendogli i complimenti per la loro frutta che sembrava perfette e infine gli consegnò la lista che il suo capo aveva compilato.
Quando le dissero il prezzo, lei li guardò intensamente negli occhi e disse -Potreste prendermi la banana più grande che avete?
Inutile dire che i due ragazzi rimasero di sasso, davanti ad una richiesta del genere. Tuttavia uno dei due prese la banana che ad occhio e croce risultava essere la più grande e la consegnò alla ragazza.
-Guardate cosa riesco a fare.- disse lei, infilandosi la banana in bocca, ancora ricoperta dalla buccia giallognola.
Era incredibile; una sorta di forza della natura. Riuscì ad infilarsi in gola l’intero frutto, davanti alle espressioni incredule dei due ragazzi.
Dopo essersi tirata fuori la banana la consegnò nuovamente al ragazzo.
Prendendola in mano, si eccitò moltissimo, sentendo sul suo palmo tutta la saliva di quella splendida ragazza.
-Adesso ditemi voi… una ragazza in grado di fare una cosa del genere, può pagare per un po’ di frutta e verdura? Che ne dite se andiamo un po’ nel retro e ce la sbrighiamo alla vecchia maniera?
Non ci potevano credere. Un figone del genere stava chiedendo loro di scopare in cambio di ravanelli, pomodori, pesche e scalogno.
-Ok.- disse uno dei due, fregandosene del parere dell’altro.
-Ma come?- rispose il socio.
-Tu fai quello che vuoi… se non vuoi venire, i soldi della ragazza ce li metto io.
Il socio ci pensò un attimo e infine disse – No, no… vengo anche io.
Applicarono il cartello -Torno subito- e sparirono nel retrobottega.
Trovarono un posticino appartato e la ragazza si mise in ginocchio sul pavimento freddo di quella stanza, sfilando a morsi la cintura del socio più grande.
Il suo cazzo era già duro. Quella faccia l’avrebbe fatto rizzare a chiunque.
Una leccata che partiva dalle palle, arrivando alla cappella, circumnavigò il suo pene. Il pompino iniziò. Era una vera e propria esperta del settore.
Ingoiava tutto il cazzo e faceva dei giochetti con la lingua che stimolavano l’arnese molto di più del vecchio e sorpassato ingoia-sputa.
Muoveva la testa come se dicesse no, facendo tremare il cazzo. In un attimo c’era saliva dappertutto. Le sue palle, i pantaloni e perfino il pavimento; tutto era ricoperto di saliva.
Quella ragazza sbrodolava come un boxer, ma era un vero e proprio portento.
Posò la mano sui suoi capelli corvini e sborrò tutto quello che si poteva sborrare.
L’espressione sul suo volto non era mai stata così distesa in vita sua.
Con il trucco tutto sbavato e la faccia sporca di lacrime e salive, dovute ai conati del risucchio, disse – Avanti il prossimo… altro giro, altro divertimento.
Una donna da sposare.
Aveva il cazzo già fuori dall’impazienza. Glielo schiaffò dentro la bocca e il lavoro riprese.
L’altro socio si gustò la scena, accendendosi la classica sigaretta post coito, rivivendo mentalmente quel pompino fantastico che in quel momento stava a sua volta vivendo il suo collega.
Non gli era mai capitata una cosa del genere, ma evidentemente i miracoli esistevano davvero e quella ne era la prova lampante.
Vicky ciucciava con tutta la sua forza, spingendo sempre più a fondo il cazzo di quel ragazzo. La sua lingua solleticava la cappella, mentre con le mani faceva il solletico alle sue palle.
Voleva mungere quel pene fino all’orgasmo per finire in fretta le compere per il ristorante, in modo da farsi apprezzare dal suo capo che avrebbe reso felice, regalandogli quella verdura a costo zero.
La sborra le riempì la gola come un bicchiere di latte scaduto.
Era riuscita ancora una volta a cavarsela, grazie al suo talento nell’arte del sesso orale.
-Oh… sei proprio brava a ciucciare il cazzo!- disse, estraendolo da lei.
-Grazie mille.- rispose, pulendosi con il braccio.
Le ginocchia le facevano molto male.
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