Uno strano tipo di ‘uoma’

Trans si fa inculare

Come faccio a descrivervi a parole in che modo ho conosciuto Carole… Cercherò di fare del mio meglio. Ho una sala prove dove mi sfogo a suonare la sera, dopo il lavoro. Il locale si trova in un postaccio che sembra sia stato costruito apposta per i topi, in un labirinto di cemento nei dintorni di Los Angeles dove l’apparente tranquillità underground e l’inquietudine notturna mi hanno ispirato molti dei miei brani jazz migliori.

Avevo appena finito le prove, ero spompato di musica. Quando suono, provo le stesse emozioni e lo stesso senso di svuotamento di un forte e lungo orgasmo. Non mi reggevo sulle gambe. Scendendo le scale ho visto una ragazza che si agitava ritmicamente rivolta verso una grande finestra. Ansimava, ce l’aveva con un paio di spettri erotici che la dannavano. Sembrava un’indemoniata. Un cappotto leopardato, visto di spalle, i suoi stivaloni neri e una chioma bionda mi mettevano l’acquolina in bocca. Doveva essere una gran fica, magari una puttana delusa dalla vita e dal suo protettore. Si masturbava in un ‘su e giù’ di braccia violento e sconcertante e… quando già, col mio passo felpato, m’ero avvicinato abbastanza per vederla meglio, la tipa ha lanciato un getto di sperma nel vuoto.

“Chissà chi lo raccoglierà…” pensava ad alta voce, cinica e irriverente, la stanga bionda.

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Io mi chiedevo altre cose: “Come fa, una fica del genere, ad avere un cazzo… del genere?”.

E’ un uomo, ma solo il suo ingombro venato tra le cosce non lo nega. Per il resto, è una creatura che sfugge a qualsiasi legge naturale della terra. Una pelle vellutata, un viso dolce, due occhi languidi, un culo che è una trappola di tentazioni. Per non parlare della bocca, primo tesoro del suo corpo che mi ha assaggiato alla svelta, in penombra. Proprio in quel lurido locale, vicino alla finestra. S’era appena ripresa dall’estasi orgasmica, aveva sorriso tra l’imbarazzo e la perfida voluttà insaziabile che scorre di continuo nel suo sangue.

Chinata tra le mie gambe, faceva scorrere lo zip e mi regalava una pompa incontrollata e incontrollabile. Nei primi due secondi, ho fatto un po’ di storie, poi l’ho lasciata fare. Le sono venuto in bocca senza emettere suoni o gemiti, paralizzato e schiavo di un momento fuori dal tempo. Ho lottato parecchio con me stesso, durante quel bocchino, e ha vinto lei.

Non avrei mai pensato di prestarlo ad un transessuale. Prendevo per il culo i miei amici che andavano a trans e, adesso, ho preso l’abitudine di prendere per il culo direttamente i trans, e non in senso metaforico.

Queste sirene – mi scelgo le più femminili – non hanno niente a che vedere con le donne che ho conosciuto. Tutte piene di problemi, complessi, tutte nevrotiche, spazientite, disilluse.

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Le ‘transe’ – Carole in particolare – vivono di illusioni, continuamente. Ti fanno sentire il loro principe perverso, ti fanno sentire importante, padrone del loro sesso, nel teatro erotico che le donne hanno dimenticato o non hanno mai conosciuto. Alternano paroline dolci e ruffiane a comandi brutali e volgari, turpiloqui irresistibili formulati al momento giusto.

Ho lasciato la mia ragazza per Carole. Poi, Carole ha lasciato me. Lei non è nata per un solo uomo. Ricordo come si gustava la mia aragosta, prima di svuotarmi come sa fare soltanto lei e dirmi addio accennando una smorfia dolce e perversa sulla bocca imbrattata. Mi ha spezzato il cuore e io le ho rotto il culo, come al solito. E’ attiva e passiva, sa dare buchi e protuberanze come le sue colleghe di letto, creature perfette che sanno darti e toglierti tutto. Soldi, anima, dignità, sperma.

Fanculo, la dignità… Mi aspettava sul suo letto, Carole, l’ultima notte che ha chiuso per sempre la nostra storia. Cercavo, innanzitutto, le sue protuberanze: un seno da succhiare, un pisello da maneggiare, palle già piene di fantasia. Poi cercavo i suoi buchi: la bocca carnivora, delicata e infame. Il suo culo violato da un pezzo, affondato da sotto, aperto di voglia.

Ballava sul mio cazzo come un’attrice di varietà che recita la sua parte fregandosene dei copioni, ad occhi chiusi. Avevo bisogno di ciucciare il suo lingotto profumato prima di ridarglielo nei fondelli. Le scivolava dentro come un’anguilla attratta dal suo lago. Non ho mai più incontrato una donna che sapesse darlo in quel modo.

La fica è un’altra cosa ma, nella vita, spesso bisogna accontentarsi…

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