Tripletta in hotel
-Servizio in camera.- gridò la voce, attraverso la porta.
-Entra pure.- rispose Bruno.
Anastasia infilò il suo pass all’interno della fessura della maniglia ed entrò di schiena nella stanza, trascinando il carrello con sopra alcolici, caviale e ostriche per tre persone.
-Vi serve dell’al…- disse, girandosi per poi bloccarsi davanti alla scena che le si parò davanti.
Justine Stava facendo un pompino a Bruno, salendo e scendendo vorticosamente sul suo cazzo.
-Tesoro, fermati un attimino, abbiamo visite.- disse.
-Oh, mi scusi, non mi ero accorta che fosse entrata.- sorrise Justine, alzandosi completamente nuda.
Era stupenda, alta, bionda belle tette e gambe lunghe.
-Adesso le prendo la mancia.
-O… ok.- rispose la ragazza, spiazzata.
Bruno la guardava con il cazzo duro e vigoroso, dritto davanti a lei.
-Ecco, questi sono ottanta euro… che ne dice di unirsi a noi?- domandò Justine
-Come?
-Sì, se volesse unire a noi… potremmo regalarle mille euro?
Justine aveva alle spalle un passato da escort nei peggiori locali della città e una scopata in un hotel di lusso come quello, per mille euro, non sarebbe assolutamente stato il punto più basso della sua carriera.
-Va bene.- rispose.
-Sei anche così fica… perché non lo vai a succhiare a mio marito?
Anastasia si sbottonò la mise da cameriera e inghiottì il pisello di Bruno, dando sfogo alla sua arte da pompinara esperta.
-Accidenti, lei è molto brava, Anastasia.- disse Bruno, scrutando il nome sulla targhetta esposta sulla camicetta della ragazza dell’est.
Era il classico pompino poco impegnativo ma intenso, uno di quelli che riscuoteva molto successo al vecchio locale in cui lavorava.
Justine si infilò delle mutandine con un cazzo nero sintetico e sollevando la gonna di Anastasia, ancora impegnata a spompinare Bruno, le infilò nella fica quella protuberanza a forma di pisello africano.
Era abituata a quei giochetti. Le giovani coppie erano sempre le più bizzarre in fatto di giochetti erotici. Amavano tutti i gadget da sexy shop come quello e lei li lasciava fare, come se non fosse una vera donna, ma un semplice oggetto per sfogare le frustrazioni sessuali degli altri.
-Te lo fai fare il culo?
Anastasia fece cenno di sì.
Bruno si alzò e prendendo il posto di Justine, dietro Anastasia, la inculò, senza nemmeno sputarsi sul cazzo per farlo scivolare meglio.
-Scusa, mio marito… e un po’ brusco certe volte.
-Non ti preoccupare, credimi, mi hanno fatto molto di peggio… mi sto divertendo. Vuoi che ti lecchi la figa?
-No, fai un pompino al mio cazzo finto.
-Ok.
Prendendo in bocca quel cazzo di gomma, Anastasia capì che la sua vita non sarebbe mai cambiata e che in fin dei conti avrebbe interpretato sempre la parte della troia. le riusciva bene e poi era un lavoro come un altro.
Il culo iniziava a farle male. Quel Bruno scopava davvero forte e senza nessuna pietà. Stava sfogando sul suo culo tutta la repressione che la vita gli aveva gettato addosso, probabilmente.
Piselli veri nel culo o piselli finti in bocca… il cazzo era il minimo comune denominatore della sua esistenza.
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