Sveltina – Sbronza in discoteca
Quelle indescrivibili vampate di calore, l’intensità vibrante che certe sveltine sanno regalare, sono momenti così unici che potreste portarveli dietro, dentro e sulla pelle tutto il giorno. Con o senza un altro orgasmo… Non è la voglia di concludere a tutti i costi, che può piacere più di tutto il resto, nella sveltina. E’ quel senso del proibito, in un bagno o in un ufficio pubblico. Il clima ambiguo, il peccato, quel gioco matto del non doversi far scoprire e, sotto, sotto, non volere altro che quello…
I locali, spesso e volentieri, sono la promessa di esperienze promiscue, consumate di sfuggita. Libidini flash, da godere all’istante, con quel tipo di adrenalina che fa salire la libidine alle stelle. Frequentando certi ambienti, conviene uscire di casa senza mutande. Altro che doppiopetto… Quanti di voi, facendo su e giù per i bagni di una discoteca, hanno sperato d’incontrare in toilette qualche bella porca ubriaca?
Quello che qualcuno continua a sperare è quasi la regola per ‘discotecare’ abituate a sbronzarsi come Barbara. Quando l’alcol comincia a fare il suo bell’effetto, lei si diverte e si eccita a far finta di entrare per sbaglio nella toilette degli uomini.
Una volta, aveva preso di mira il più timido, un certo Franco, che poi al momento buono – come si dice – ha tirato fuori le palle e l’ha sfondata come si deve, la provocatrice stra-fottente.
Dopo aver ballato come un pazzo, Franco si era infilato in bagno per rinfrescarsi. Mentre si lavava, s’era aperta alle sue spalle la porta di un gabinetto e, voltandosi, s’era trovato davanti una biondina tutto pepe, vistosa sui suoi tacchi a spillo e vistosamente sbronza.
Si sistemava distrattamente lo slip dopo aver fatto pipì.
Rimasto per un momento immobile a pensare, non voleva perdersi l’occasione ghiotta e, avanzando coatto, le aveva lanciato un invito malandrino:
“Me lo dice sempre, il mio amico. La musica arrapa”.
A Barbara girava la testa e se ne fregava di indovinelli e battutine. Annuendo e guardandolo a malapena gli si buttava addosso sollevando il vestito.
Franco le ha agguantato la fregna tonta e tirando fuori il cazzo glielo porgeva ridacchiando. Bel randello – pensava lei – somigliava tanto al calice entro cui aveva bevuto fino a quel momento.
Ha preso a smanettarlo allegra e i due perfetti sconosciuti si masturbavano reciprocamente in piedi col rischio di essere colti in flagrante da chiunque.
Si davano un gran da fare e facevano in fretta, sia per la foia che per la situazione pericolosa.
Franco inginocchiandosi si gustava la fessa zuppa della biondina, lei gradiva il cannolo ben cotto in bocca e lasciava che si scontrasse con la sua gola.
Attaccata con entrambe le mani al cazzo succhiato in fretta, sembrava un’indemoniata difficile da convertire.
Fuori: una musica assordante. Dentro: voglia insana e inquietudine.
“Dai, girati che ti scopo!”
Franco non ce la faceva più coi preliminari, doveva ficcarla. Il tempo d’infilare un gettone nel distributore di preservativi si è vestito il cazzo. Non si sa mai…
“Si offende o no, la principessa? ‘Sti cazzi!”. La principessa, appoggiata contro la porta di uno dei gabinetti, incassava stordita dall’alcol e da quell’incastro clandestino, che amplificava le loro sporche voglie. E la martellava, la martellava…
La monta non era destinata a durare più di tanto.
Una donna appena conosciuta può dare segni di eiaculazione precoce.
Uno spruzzo caldo, frenato dal condom, dritto nella pancia di una maiala di cui non conosceva neanche il nome.
Fottuta col fiato sospeso… Il tempo non è tutto. Lo spazio, sì…
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