Stupro volontario

Strupro di gruppo

Volete sapere perché mi trovo qui, dietro ad un vecchio furgone  abbandonato, sdraiata in una pozza d’acqua all’una di notte? Siete curiosi? Ok, adesso vi racconterò tutto.

Sono sempre stata una pervertita. Per anni mi sono comportata in maniera lasciva, nei peggiori locali di questa città smorta. Andavo nei bar e rimorchiavo il primo sconosciuto che mi capitava a tiro per farmi fottere in macchina, per strada o in una pessima stanza d’albergo.

In quel periodo avevo una media di cinque partner differenti a settimana; non male per una ragazza single. Poi sono passata a scoparmi i mariti di tutte  le mie amiche e in fine a fare bocchini ai loro figli. Non so cosa ci sia in me di sbagliato, ma qualcosa dev’esserci.

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La mia ultima perversione è la più strana di tutte. Avete presente il masochismo? Personalmente lo ritengo stupido. Vedersi e frustarsi, giocando a farsi male con una parola in codice da utilizzare quando il dolore diventa insopportabile è un giochetto da bambini per una come me. Io godo solamente quando s’inizia a superare la soglia dell’insopportabile.

Per questo ho inventato una tecnica molto particolare. Mi sono vestita da troia in tutto e per tutto con uno di quei completini che trasformerebbero in pervertito anche il più candido dei preti e mi sono diretta nel quartiere più malfamato della mia città, alle quattro e mezza del mattino.

A quell’ora girano solamente gli spacciatori, i capponi e i pervertiti ed io sto cercando proprio loro. Cerco la feccia della feccia, ovvero, un uomo disposto a scoparmi senza che io gli chieda di farlo. Voglio essere stuprata.

Sono a tutti gli effetti Cappuccetto Rosso che si sta gettando nelle fauci del lupo cattivo, dopo essersi condita a dovere.

Ovviamente ho viaggiato in autobus, sperando che qualche pazzo o tossico si trovasse lì, pronto a violentarmi, ma sfortunatamente i pazzi sembravano essersi dileguati nel nulla.

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Una volta scesa alla fermata, iniziai a camminare nella notte gelida, mostrando le mie lunghe gambe per far venire l’acquolina in bocca ai lupi della notte.

Proprio verso la zona delle fabbriche ho incontrato il mio pervertito.

-Ehi figa, dove vai da sola?- disse, con uno stuzzicadenti in bocca.

-Lasciami in pace, mi sono persa.- risposi io, aumentando in lui la voglia di prendermi.

-Ah sì, beh, si dia il caso che io conosca molto bene la zona.- sorrise, fischiando ad un suo amico che apparve praticamente dal nulla.

La notte rigurgitava sempre qualche schizzato.

-Sentite, lasciatemi in pace, ok?- gridai, mentre questi due iniziavano ad accerchiarmi.

Non è che avessi cambiato idea, ovviamente, ma iniziavo a sentirmi quasi costretta ad assecondare le mie e le loro fantasie. Non avevo più scelta, perché a breve sarei stata violentata.

Mi afferrarono per le braccia e per le gambe, ma io mi dimenai, fino a quando un ceffone non mi tramortì del tutto.

Mi risvegliai qualche minuto dopo. Un cazzo mi stava scopando la figa. Lo sentivo molto bene entrare ed uscire da me con veemenza.

Ero sdraiata in una pozzanghera, con l’acqua che mi aveva inzuppato i vestiti e i piedi di uno dei due che mi stavano affianco al viso.

-S’è svegliata la troia.- disse quello in piedi.

Sentii il cazzo dentro la mia vagina eiaculare. Il giorno dopo avrei dovuto assolutamente prendere la pillola.

-Cazzo, fatti un giro… è tutta calda.- disse, rivolgendosi all’amico, non appena uscì da me.

-Ok.

-Basta. Per favore.- dissi, senza sapere davvero se ne volessi ancora o se ne avessi avuto abbastanza.

-Col cazzo che facciamo “basta”, piccola. Adesso facciamo tutto.

L’uomo mi girò a pancia in giù e la faccia si spiaccicò nella pozzanghera. Bevvi anche un po’ di quell’acqua nell’agitazione. Sapeva d’asfalto e piscio di cane.

Sentii sputare e senza nemmeno avere il tempo di razionalizzarlo, mi ritrovai con un cazzo piantato nel culo.

Me l’ero andata a cercare. Ero una pervertita.

Poco dopo mi trovai da sola, abbandonata in quella pozza d’acqua come se non fossi altro che un rifiuto ambulante e forse lo ero.

Avevo goduto? Non ve lo saprei proprio dire.

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