Soldi, sesso e autostop

Giovane ragazza fa l'autostop

Avevo 17 anni e ogni estate partivo in autostop, a volte da sola a volte con un amico. Quell’anno ero in ritardo e i miei amici erano partiti prima.

Stavo andando in Sicilia; i miei mi avevano dato duecento euro perché speravano che i soldi finissero presto e che tornassi a casa velocemente ma questo di solito non succedeva mai, perché io con o senza soldi mi ci divertivo troppo a starmene in giro allo sbaraglio.

Arrivata a Firenze mi sono fermata all’Università, da alcuni amici, e sono andata a dormire in una stanza di sopra lasciando lo zaino, il sacco a pelo e il portafoglio di sotto. Il giorno dopo mentre riprendevo l’autostop mi sono accorta che i miei soldi si erano volatilizzati. Cazzo! Che dovevo fare? Se chiamavo i miei, sai che macello.

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Ho ripreso la mia strada. Mi ha caricato un ragazzo, 25 anni circa, molto bello e presumo anche ricco, con una quelle macchine BMW molto accoglienti. Ad un certo punto mi ha invitato a mangiare qualcosa in autostrada, io ho accettato e ci siamo fermati ad un autogrill.

Mentre mangiavamo lui mi guardava in un modo che mi faceva pensare che gli piacevo un sacco e in un secondo, zaccccccccc l’idea! Che poi mi prendeva anche a dire la verità.

Mi sono tolta i sandali per poter sentire meglio e per riuscire a toccare in modo più eccitante e, sotto il tavolo dove mangiavamo, ho iniziato a sfiorarlo con un piede. Ho cominciato prima a sfiorargli una gamba, poi sempre più su e mentre salivo vedevo l’eccitazione sui suoi occhi.

Arrivata in mezzo alle gambe sentivo il suo cazzo durissimo, mmmhhhhhhh mi faceva impazzire, lo sentivo che mi voleva anche se non diceva una parola o un segno dalle sue labbra. Lui mi guardava senza dire niente.

Io continuavo a seguire la sua eccitazione con le mie dita e, mmmmhhhhhhhh, mi stavo bagnando tutta e volevo toccarlo con le mani, ma eravamo circondati da persone e questo mi eccitava di più, di più, sempre di più. E noi continuavamo a mangiare con il volto che sembrava impassibile, ma il cibo non ci interessava più.

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Infatti, dopo un po’, senza parlare, lui mi prese per mano e mi mise un braccio intorno alle spalle; questo contatto era qualcosa di rovente, fuoco; eravamo entrambi eccitatissimi.

Mentre andavamo verso la sua macchina, mentre scendevamo le scale, avevo una voglia inimmaginabile di sentire la sua pelle, i suoi baci, le sue labbra, che mi entravano dappertutto e che mi facevano sentire quello che immaginavo. Ma non ci siamo toccati, lui continuava a tenere il braccio sulle mie spalle come se fosse indifferente e io ardevo. Io sentivo la sua voglia, la percepivo.

La macchina era là, vicino ad altre macchine. Non ci siamo preoccupati nemmeno di spostarci. Abbiamo cominciato a spogliarci senza aspettare che fosse l’altro a farlo, ognuno per conto suo, perché volevamo toccarci, sentirci, appartenerci, e il suo cazzo era bellissimo, duro, lungo, dritto, mmmmhhhhhhhhh, se mi ricordo mi prende ancora, e i suoi occhi erano splendidi e anche il suo corpo mi prendeva da impazzire.

In dieci secondi io ero già sopra di lui, e lo infilavo nella mia fica bagnatissima e avevo voglia solo di venire e di sentire il suo sperma che mi riempiva, che si mischiava al mio orgasmo che stava arrivando, in modo violento, come se fosse l’ultima volta per entrambi, come se fosse una vita che lo volevamo

Non ricordo quanto è durato ma so che è stata una delle mie chiavate più belle, è stata una cosa molto molto veloce ma molto molto appagante. Io ero presa da tutto il suo corpo e il suo sperma mi faceva impazzire dalla voglia di risentirlo ancora. Non gliel’ho preso in bocca, non serviva, era una cosa che comprendeva tutto. Il fatto che io fossi venuta e lui con me era completamente al di sopra di qualsiasi altro gesto, comprendeva qualsiasi cosa.

Non so spiegare cosa mi è preso in quel momento, so solo che è stato eccitantissimo. Uno sconosciuto che non sapevo nemmeno come si chiamasse. E poi, dopo averlo fatto, gli ho presentato il conto; era questa l’idea che mi era venuta al ristorante e lui mi ha pagato senza battere ciglio e mi ha chiesto l’indirizzo che io gli ho dato fasullo. Mi sono pentita 100 volte di non avergli dato quello vero.

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