Silvia dietro il camion
-Dobbiamo smetterla di vederci qui. È tropo pericoloso.- disse Marco.
-Lo so, ma che ci posso fare… morivo dalla voglia di vederti. Morivo dalla voglia di vedere il tuo cazzo.- rispose Silvia.
La situazione si stava spingendo un po’ oltre ai limiti, ma il corpo di quella donna riusciva sempre ad incantarlo come se fosse un pendolo di un eccellente ipnotizzatore.
Lei era la madre del suo migliore amico e lui il figlio del proprietario del camion su cui lavoravano.
Silvia era stata assunta dal padre di Marco per via delle sue esperienze come cameriera in svariati ristoranti, mentre Marco aveva ottenuto il lavoro di cuoco per via dei suoi studi alberghieri.
Avevano un food-truck che trattava prevalentemente specialità toscane. Quella sera avevano lavorato molto e come ogni sera, il padre di Marco era andato a dare il cambio a lui e Silvia per la pausa di mezz’ora che facevano ogni sera, prima di riprendere a lavorare.
Marco se ne andava quasi sempre dietro i camion dei cinesi a fumare una cannetta in quel frangente, ma quella sera, Silvia l’aveva trovato.
Avevano scopato una decina di volte alle spalle di tutti. Lei era molto procace, seno grosso, occhi tondi e riccioli neri, insomma, la classica bellezza mediterranea.
Bastava guardarla un solo secondo per non vedere altro che sesso. Da quando l’avevano assunta gli incassi erano aumentati del trenta per cento, solamente grazie a quel bel paio di tette che mostrava senza ritegno dalla scollatura degli abiti a fiorellini che portava praticamente sempre.
-Lo so che dobbiamo fare attenzione, ma senti… sono tutta bagnata.- disse Silvia, accompagnando la mano di Marco tra le sue gambe.
Era vero, la sua vagina lo stava implorando di essere scopata. Non poteva resistere ad una donna così bella ed attraente.
-Ok. Mettiti a pecorina.- disse, offrendole un tiro di canna.
-Prendimi.- rispose lei, dopo aver fumato un tiro ed essersi preparata per la penetrazione.
Marco tirò fuori il suo pene ed infilzò la signora, afferrandola per i fianchi carnosi. Oramai erano talmente abituati alle sveltine che Silvia aveva smesso di togliersi le mutande per farsi scopare, bastava spostarle leggermente per farsi scopare senza ritegno.
-Ah. Mi è mancato il tuo cazzo dentro di me. Se solo potessi farti vivere dentro la mia figa… lo farei.
-Mi piacerebbe abitare dentro di te. Adoro scoparti.
Era tutta la situazione a rendere particolarmente eccitante quel rapporto. Si trovava in mezzo a dei camion a scopare segretamente la madre del suo migliore amico. L’idea di fottersi quella donna che avrebbe passato la notte con suo marito, proprio dopo essersi lasciata scopare da lui, lo elettrizzava.
Più affondava il cazzo dentro quella figa, davanti al panorama di quelle fantastiche chiappe e più si sentiva un grande.
Ricordava ancora quando Silvia portava a lui e suo figlio i gelati per la merenda, mentre loro guardavano le “Tartarughe ninja” in televisione.
Adesso se ne stava con la faccia rivolta verso i copertoni di un vecchio camion a farselo buttare dentro da lui, intento a tirarle i capelli per trasformare il dolore in piacere, un po’ come avrebbe fatto un mago.
-Che tette che hai. Oggi le ho guardate per tutta la sera. Non riuscivo a pensare ad altro. Le migliori tette che io abbia mai visto.
-Grazie. Toccamele. Toccami le tette.
-Queste tue grosse tette!
Fu un pensiero molto particolare a veicolare il suo orgasmo. Il pensiero che quelle tette che lui stava toccando, mentre il suo pene era dentro di lei, erano le stesse tette che il suo migliore amico aveva ciucciato per nutrirsi quando era un bambino.
D’un tratto Marco esplose, spruzzando sperma dentro quella donna.
-Cazzo, ti sono venuto dentro.- disse, uscendo da lei.
-Merda. Non potevi vare attenzione?
-Scusa. Merda. È che mi ecciti troppo.
-Non fa niente. Domani andrò a prendere la pillola del giorno dopo.
-Vuoi fumare?- domandò, riaccendendo la canna.
-Sì, ma prima fammi venire.- rispose Silvia, ritornando in posizione da monta.
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