Schiava del piacere
Stamattina dopo una bella doccia andai a lavoro, la tentazione di compiacere le mie voglie sotto la doccia era tanta, ma dovevo resistere in fondo lui lo faceva per me. Mentre ero alla mia scrivania e stavo lavorando, mi arrivò un messaggio che diceva :” vai in bagno e avvertirmi quando ci sei”.
Appena in bagno gli inviai un messaggio, scrivendoli che ero lì. Il telefono squilla e l’eccitazione sale, ovviamente è lui rispondo subito, non devo farlo aspettare.
“Non chiuderti a chiavetta” mi dice questo perché sà quanto mi piace l’idea e l’adrenalina di essere scoperta. Poi prosegue, con la sua voce calda e autoritaria, mi ordina di alzarmi la maglietta e spostare il reggiseno, prosegue dicendomi di accarezzarmi i seni. Io eseguo e con le mie mani esploro il mio seno abbondante e con le dita, carezzò i miei capezzoli, che sotto il mio tocco gentile ma deciso, si sono già induriti. Sento che sono già bagnata, perché troppo eccita, nell’eseguire quello che lui mi dice.
Ogni suo comando è un brivido, una scossa interiore che mi trascina sempre più vicina al piacere. Mi chiede di mettere una mano sotto la gonna, lui sà già che non porto nulla, perché da quando lo conosco, lui non vuole più che indossi mutandine, devo essere sempre pronta per lui. A me piace non indossarle, perché mi sento libera. Mi ordina di toccarla e le mie dita scivolano sopra il monte di Venere, indugiano e poi tracciare i contorni delle mie grandi labbra, l’altra mano scende e le allarga e le mie dita indugiano sul clitoride, già gonfio di piacere, poi due dita scivolano dentro di me e non posso fare a meno di far uscire un gemito di piacere dalle mie labbra. Percepisco lui sorride compiaciuto, sà di avermi in pugno, sà che ogni sua parola ti rende schiava del desiderio e del piacere e lui abilmente, abusa di questo potere, per farti perdere sempre di più il controllo e farti scivolare in quel baratro di piacere e di perdizione, che prima di conoscere lui nemmeno sapevi che esistesse. Adesso mi chiede, anche se già lo sà, se sono bagnata; Rispondo che lo sono e che ho voglia di esplodere, di godere e aggiungo che non riesco più a trattenermi. Ma lui mi riproverà e mi dice, che questa non è mia decisione è che sarà lui a decidere come e quando.
Mi chiede se ho portato con me quel giocattolino, che mi ha regalato; io rispondo di sì. Mi spiega che devo inserirlo dentro di me. E io senza discutere, con le mie mani allargo le grandi labbra e con due dita spingo dentro me quello oggetto, poi mi dice che lui poi avrebbe fatto il resto.
Senza nemmeno salutarmi, mi lascia così. Mi ricompongo e torno in ufficio, ancora scossa; ma del resto ormai ero abituata. Avevo inserito quel oggetto dentro di me e questo mi eccitava un sacco. Ero molto curiosa di scoprire a cosa gli sarebbe servito. Mi rimisi alla mia scrivania, cercando di riprendere il lavoro, mentre ci stavo quasi riuscendo, una scossettina o meglio una vibrazione tra le mie gambe, mi fece produrre un gemito, che per fortuna riuscì a mascherare con un colpo di tosse.
Subito dopo un messaggio:
“Ecco a cosa serviva o notato che ti piace”. Caspita! era lì che mi osservava, nascosto da qualche parte e azionava il comando della vibrazione sempre più spesso, facendomi sussultare ogni volta, era difficilissimo non far accorgere i miei colleghi, visto che lo azionava all’improvviso e non riuscivo a prepararmi prima, in più mi aveva ordinato anche di rimanere lì e di non andare in bagno. Ogni scossa mi portava sempre più vicina al orgasmo e quando ero quasi sicura di poterlo raggiungere, mi arrivò nuovamente un suo messaggio che diceva che ancora non potevo. Ero stanca io non volevo più ascoltarlo ero troppo eccitata e avevo troppa voglia. Ormai gli uffici erano vuoti e i colleghi erano tutti in pausa, quindi convinta di essere sola, sfilai quel gingillo da dentro di me; era davvero bagnato, grondava dei miei umori e con le dita cominciai a toccarmi il clitoride prima dolcemente e poi sempre più forte, fino a abbandonarmi ad un orgasmo mai provato, così liberatorio e bellissimo che mi fece esplodere tutta quella voglia accumulata. Subito dopo nemmeno il tempo di riprendermi e un messaggio di lui illumiva lo schermo del mio cellulare.
” Sono davvero incazzato, ti aspetto nel mio ufficio immediatamente”.
E bene si l uomo che si nascondeva dietro a tutto e che mi faceva impazzire, era il mio capo. Ero impaurita avevo sempre fatto ciò che diceva, ma sapevo bene che quando si arrabbiava faceva davvero paura. Arrivata nel suo ufficio non mi diede nemmeno uno sguardo,mi disse solo di appoggiare le mani sulla sua scrivania e di mettermi a 90 gradi e io senza replicare lo feci subito; lui alzò la mia gonnellina è comincio ad accarezzarmi il sedere, poi mi disse:
” vedi mi hai costretto, ora devi contare e se non lo fai ricominciò finché non conti. Conta hai capito! Io non volevo è stata solo colpa tua”.
Le sue enormi mani, che mi avevano sempre e solo provocato piacere, cominciarono a sculacciarmi forte sentì malissimo tanto da levarmi il fiato.
Lui che gridava, ancora più incazzato di contare, andò avanti per un po’, le mie natiche bruciavano erano infuocate e io volevo urlare dal dolore e mettere fine in qualche modo a quella tortura. Poi mi tornò un po’ di lucidità, l’unica strada era contare e armata di un coraggio e di una forza che non mi apparteneva incominciai a farlo.
1 mi veniva da piangere 2 lo odiavo 3 volevo urlare 4 finalmente smise di tormentare il mio sedere.
Non gli diedi modo di dire nulla, corsi via piangendo, ma sicura che non avrei potuto stare per molto lontana da lui. Ormai ero cambiata, ormai non mi bastava più la normalità, avevo bisogno di lui.
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