Scatenata in pista
Ballava come se quella notte dovesse durare per sempre. Le sue amiche avevano già abbandonato il locale da un paio d’ore, ma lei non avrebbe mai terminato la serata prima della chiusura del locale; amava troppo la vida loca.
Era quasi una questione di principio: era giovane e bella e non voleva sprecare quel dono che il tempo le aveva concesso solamente per un periodo limitato.
La vita era una e lei non avrebbe permesso a niente e nessuno di limitare la sua libertà all’interno della sua vita.
Ballava, consapevole del fatto che tutti gli occhi degli uomini all’interno della sala erano fissi su di lei. Era tutta colpa del vestitino provocante che aveva deciso d’indossare per attirare a sé gli uomini.
Più che una mangiatrice di uomini era una vera e propria spolpatrice e di persone; uomini e donne era indifferente. Luciana si scopava tutto ciò che si muoveva.
Molti ragazzi si avvicinavano a lei per qualche istante, appoggiandole il cazzo sul culo, fingendo di ballare con lei.
Il suo trucco era quello di strusciarsi un po’ sui loro membri col suo culo a mandolino, per poi allontanarsi quando il loro cazzo diventava duro. Adorava fare quell’effetto agli uomini.
-Ah bella, te lo vuoi fare un giro con l’extasy?- le disse un tizio, gridandole all’orecchio mentre ballavano nel caos più totale.
-No, grazie.- non era solita prendere droghe.
Lei amava bere fino a perdere ogni inibizione, ma quando faceva la troia, desiderava comunque sentire ogni sensazione, senza ritrovarsi anestetizzata da qualche sostanza stupefacente.
Andò a ballare con l’unico ragazzo che non la stava calcolando ed iniziò a strusciare il suo culo sul suo cazzo. Doveva averne uno davvero grosso, a giudicare dalle proporzioni dell’erezione che era riuscita a provocare in lui.
Sì voltò e gli infilò una mano nei pantaloni, iniziando a masturbarlo al centro della pista.
-Andiamo in bagno?
-Da qualche parte c’è la mia fidanzata!- rispose.
-E allora? Andiamo in bagno?
-Ok.
Riusciva sempre ad ottenere quello che voleva. Non era solo l’essere una gran troia ad eccitarla, bensì il potere che riusciva ad esercitare sulle vite degli altri.
Entrarono nel bagno degli uomini. Tutti la guardarono, consapevoli del fatto che si sarebbe fatta montare dal quel mezzo rincoglionito.
Quegli sguardi un po’ le facevano male e un po’ le ricordava che ognuno di quei ragazzi avrebbe dato via una gamba per essere il tizio che si stava per sbattere.
Chiusero la porta del cesso e senza perdere tempo, Luciana prese in bocca il suo cazzo.
Il bagno era sporco e puzzolente, un po’ come se fosse una metafora della sua vita.
Tutto era sporco e tutto finiva per puzzare, prima o poi.
-Ah, sì… succhiami il cazzo.
Ignoravano i loro nomi, le loro professioni e perfino i loro principii morali, sempre ammesso che ne avessero.
-La mia ragazza non me lo succhia mai.- disse il tipo, col cazzo ben piantato nella sua faccia.
Era davvero grosso. Le stava quasi per venire da vomitare, ma non poteva smettere di ciucciare. Era una troia e le troie dovevano sempre portare a termine il loro lavoro.
Mentre succhiava il cazzo di quell’uomo, smetteva di pensare a tutte le brutture del mondo e e sembrava che tutto divenisse più semplice e chiaro, mentre nella sua testa il nulla s’impossessava di tutto.
Diede una svelta leccata ai testicoli penzolanti del ragazzo, per poi tornare a concentrarsi sul suo bel cazzo duro e voglioso.
-Hai i preservativi?
-Sì.
-Infilatelo e buttamelo dentro.
Lo sconosciuto indossò il preservativo e, dopo aver messo a pecorina quella bellissima e facile ragazza, la penetrò sul lavandino di quel fetido cesso pubblico.
Con la faccia a contatto del lavandino freddo, Luciana provò un gelo che non aveva mai provato prime, ma ignorandolo, continuò a farsi sbattere come una cagna.
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