Ruota Panoramica

Pompino aggressivo con ingoio

Era quel classico periodo estivo, dove in citta’ passavano le giostre, i giochini del tiro al bersaglio e i venditori di zucchero filato. In genere a me, di quelle attrazioni non importava piu’ di tanto, tranne che per la ruota panoramica. Oltre ad essere interessante come attrazione, la ruota lasciava un po’ di privacy romantica, se in compagnia di una ragazza. Ero arrivato di buon’ora alla fiera, proprio per cercare una bella ragazza, da portare sulla ruota panoramica.

In giro per la fiera, si poteva trovare anche un clown, in piedi su dei bastoni di legno, che regalava dei palloncini a forma di animale, che faceva tra una risata e un’altra. Finalmente, dopo diversi minuti in giro per la fiera, vidi una ragazza sola. Era poco piu’ bassa di me, con i capelli lunghi e biondi, aveva gli occhi marroni e le labbra colorate con un rossetto viola, indossava un’abito lungo rosso, con dei pallini bianchi, in tema con il resto della fiera. Era una ragazza abbastanza giovane e molto attraente, mi sembrava strano che fosse sola.

Camminai nella sua direzione, tenendo in mano 2 biglietti dalla ruota panoramica che avevo acquistato prima. Facendo finta di non averla vista, le andai incontro, urtandola, facendo cadere la sua borsetta e i miei 2 biglietti. “Scusi, sono uno sbadato”, dissi io, in tono colpevole. Lei mi sfodero’ un sorriso e disse “Non si preoccupi, con tutta questa gente e’ difficile non urtare qualcuno”. Poi guardo’ i miei biglietti “Ruota panoramica? Dovrebbe essere divertente”,il suo, era un tono curioso. “Si, si vede tutta la citta’ da lassu’…guardi…al botteghino mi hanno dato per sbaglio 2 biglietti…le piacerebbe accompagnarmi?”, chiesi io, in tono innocente. Lei mi guardo’, mordendosi il labbro maliziosamente, guardandomi dall’alto verso il basso, accettando, con il movimento del capo.

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Eravamo in fila da ormai 45 minuti, io ero in piedi dietro di lei, che avanzavo, cercando di far contatto tra il mio cazzo e il suo culetto a pois. Lei ogni tanto parlava, girando la testa, strusciandomi contro, con il suo fianco. Ero eccitato, sentivo che lei faceva lo stesso gioco e questo mi aveva fatto diventare il cazzo duro. Feci un passo, spingendo la mia erezione, contro il suo culo, strofinandolo dall’alto verso il basso, mentre la sua mano, scivolo’ dietro e mi strizzo’ il cazzo. La fila era quasi terminata, lei sempre avanti a me, che ogni tanto mi dava una strizzata di cazzo. Finalmente eravamo sopra la nostra navicella e la ruota parti’. Quando eravamo pochi metri da terra, io la guardai e le dissi “Che dici di un bel pompino sopra la citta’?”. Lei mi guardo’, con un sorriso voglioso e malizioso. Di tutta risposta si abbasso’, avvicinando la testa alla mia erezione, mentre io, slacciavo i pantaloni e tiravo fuori il mio cazzo indurito.

Lo prese con una mano e lo guardo’ tutto e comincio’ a muovere la lingua su e giu’ sulla grossa vena, che collegava le palle alla cappella. Leccava e mi guardava, con occhi biricchini ed eccitati. Poi, la mia cappella scivolo’ nelle sue labbra viola, sentendo il calore della sua bocca avvolgere il mio cazzo. Lo prese tutto, arrivando con il naso sulle mie palle e comincio’ a spingere. Non torno’ piu’ su, rimase tutto il tempo con il cazzo infilato dentro la bocca fino alle palle e  continuava a dare dei colpetti con la testa, come se cercasse di farlo arrivare fino alla gola. Le misi le mani in testa e la spinsi in giu’, sentendo tutta la sua saliva colare su di me, mentre la sua faccia diventava rossa come il suo abito. Era una sensazione bellissima, sentivo che le stavo scopando la bocca come se stessi scopando una figa. Poi, le spinte si facevano piu’ forti e veloci, mentre sentivo il mio orgasmo avvicinarsi.

Dentro la sua bocca, il mio cazzo comincio’ a schizzare calda sborra, mentre i miei muscoli s’irrigidivano e nell’aria, si potevano sentiri i miei gemiti di piacere. Mentre sborravo, le mie mani la spingevano ancora piu’ giu’, facendo entrare parte delle palle nella sua bocca. Come godevo, mentre sentivo che i miei schizzi le arrivavano fino alla gola. Lasciai la presa e lei piano piano risali’, succhiando tutta la saliva mista con la sborra, che aveva lasciato sul tronco. Succhiava ed ingoiava, leccando residui di sborra che erano rimasti sulle palle. Aveva gli occhi gonfi e lucidi, le guancie rigate di lacrime e la faccia rossa, mentre le sue labbra, non piu’ viola, erano bagnate di sborra e saliva.

Mi guardo’, tirando una boccata d’aria dicendo ” Bella la citta’ da quassu’ “

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