Porcona in ufficio
Danila era tornata a casa da poco, ancora una volta, ancora un
altro giorno, aveva ripetuto i soliti tristi e stanchi movimenti quotidiani.
Solo qualcosa aveva un sapore diverso, nei suoi capelli
c’era un odore nuovo, non era andato propriamente tutto come
sempre.
Anche quel giorno Danila era uscita di casa, aveva messo in
moto la macchina, percorso le strade trafficate della città al mattino.
Era entrata in ufficio, aveva acceso il computer, cercato Lucrezio
Santucci su Facebook per controllare il suo profilo, con
chi aveva fatto amicizia, chi aveva commentato i suoi post, cosa
aveva postato. Come tutti i giorni si era messa a leggere Repubblica
online dopo aver preso il secondo caffè della giornata dalla
distributrice automatica e si era messa a lavorare.
Danila assegnava parole chiave a foto contenute in archivi a
pagamento. Tutto il giorno a guardare immagini per le quali aveva
sviluppato una idiosincrasia totale: una fontanella che butta
acqua – fontana, acqua – un pino in una villa – albero, pino – un
pene in erezione – pene, erezione…. Pene???? Erezione??? Ma
cosa?? Non era possibile, Danila continuava a scorrere avanti e
indietro l’indice delle foto ma sì, era proprio un pene in erezione
di quelli che si vedono la notte nelle webcam dei canali di videochat.
«Andiamo bene» pensò Danila, e scrisse – Pene, erezione.
Si fermò per il terzo caffè e dopo dieci minuti era di nuovo al
lavoro. Una casetta ricoperta di glicine, una barca a vela in mare,
un’isola tropicale, due bambini che si baciano sulla guancia vestiti
da grandi, un amplesso anale. «Cosa???» Sì. Chiaramente un
amplesso anale si distingue bene la presenza di un altro buchino
poco più oltre e lì quel pene enorme, che entra… oddio. Danila si
alza, va al bagno, deve rinfrescarsi le idee. Si guarda allo specchio,
il viso bagnato, gli occhi stanchi, è ora di pranzo e già alcune cose
troppo strane sono successe. Inserisce le parole chiave per l’ultima
foto –pene, ano, amplesso, sodomia – chiedendosi se forse le
politiche aziendali non stiano cambiando a sua insaputa e presa
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la sua borsa e la giacca esce dall’ufficio, sola come sempre, per
andare a mangiare un panino sulla panchina del giardinetto delle
poste accanto al bar.
Seduta nel vialetto deserto nel torpore del caldo primaverile
ascolta il cinguettio degli uccelli soffocato dal rumore del traffico,
lo stormire stentato delle foglie, il fastidioso odore di città marcia,
il frusciare di un cespuglio dietro di lei. Che strano, si gira
Danila per vedere se per caso un cane non stia per pisciarle sulla
panchina ma, invece, vede biancheggiare per un attimo un piede
nudo di donna con una cavigliera argentata che sparisce immediatamente
dentro al cespuglio. Ma cosa sta succedendo oggi?
Danila si alza e si avvicina al cespuglio e sente inconfondibili e
umidi rumori di maschio e femmina che si accoppiano: «Mh, ah,
ah, uhh, mh, ancora, di più, non smettere, non smettere», «Sì, sì,
dai dai».
Danila si sofferma un attimo più del dovuto. Tutte le immagini
della giornata cominciano ad avere qualche effetto sul suo sistema
neurovegetativo. Sente un fremito di eccitazione. Si ricompone
e bevuto un caffè, il quarto, al bar, torna alla sua postazione
di lavoro. L’immagine che le si offre ora sul monitor è quella di
un’orgia. Sì. Uomini, donne, vecchi, utensili, animali vaganti. Tra
le persone riconosce Lucrezio. «Non è possibile.» Danila non ci
può credere, ingrandisce l’immagine e tra una tetta e una fica sì,
indubbiamente è proprio Lucrezio, il suo amore segreto del piano
di sopra, alle prese con una bella doppietta di bionde… Danila
non sa come andare avanti e inserisce le parole chiave – Persone,
ammucchiata, orgia, Lucrezio Santucci. L’ultima parola chiave
forse è un colpo basso, ma Danila è follemente gelosa di quest’uomo
che non ha mai avuto, visto che sono mesi ormai che lei non
scopa più e neanche sa più come fare a rimorchiare un maschio
schiacciata com’è dalla sua routine quotidiana.
La foto successiva ritrae una donna nell’atto di praticare sesso
orale sul membro enorme di un uomo di colore. Non è tanto la
dimensione del membro a impressionare Danila quanto il fatto
che quella donna è lei. Danila si osserva con attenzione. Osserva
le sue labbra sottili dischiuse in un osceno e caldo bacio, osserva
gli occhi socchiusi che guardano in basso, i capelli spettinati color
pagliericcio che sudati le aderiscono alla fronte. Si osserva sen11
za stupore e si vede bella, sexy, desiderabile. – Io – scrive come
parola chiave. Chiude il programma di indicizzazione, spegne il
computer e sale al piano di sopra.
Lucrezio Santucci è lì che lavora anche lui davanti al suo computer,
Lucrezio non sa cosa vuole questa donna che ha visto
qualche volta nell’ufficio del piano di sotto e che fa parte del suo
network di colleghi sul social network più usato del momento.
Lucrezio non capisce quando lei lo prende per mano e lo porta
verso il bagno degli uomini, Lucrezio comincia a capire qualcosa
quando lei si inginocchia di fronte a lui e gli tira giù la lampo dei
pantaloni, Lucrezio non è uno stupido e qualcosa intuisce ma gli
interessa poco capire e insieme cominciano piuttosto a godere.
Quella sera Danila rientra tardi a casa dall’ufficio, si è presa una
piccola rivincita sulla sua stanca routine che stufa di ripetersi ha
inserito silenziosa delle piccole varianti nelle costanti di una vita.
Quanto basta per rimettere in gioco l’incognita.
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