Peccato che esiste
Non ho mai commesso grandi peccati, nella vita. Pur essendo sempre stata una donna focosa e difficile da saziare, ho sempre creduto nel matrimonio e mio marito, in cinque anni di convivenza, non l’ho mai tradito prima che lui morisse e mi lasciasse sola coi miei bollori.
Lui aveva dieci anni più di me e, oggi, i miei quarant’anni li indosso benissimo tanto che mi vengono dietro ragazzi di venticinque o trent’anni. Ho sempre considerato ogni rapporto coi ‘ragazzini’ una cosa ridicola: preferisco, anzi preferivo, gli uomini molto più grandi di me, ecco perché ho sposato mio marito.
Come unica eredità affettiva, a parte il suo patrimonio, mi ha lasciato suo figlio che ha avuto dalla prima moglie. Ha ventotto anni e gli somiglia dannatamente: forse è per questo che ho ceduto alla morbosità di un rapporto clandestino con l’unico ‘ragazzino’ della mia vita.
E’ sposato da un anno e già il matrimonio è risultato un fallimento. Mi sento stranamente rivale di sua moglie, sono gelosa. Enrico lo considero una cosa mia, è come se mi appartenesse e la notte mi masturbo pensando a lui. Consumo qua e là piccole avventure di poco conto ma è lui il mio chiodo fisso, ispiratore di orgasmi feroci che raramente raggiungo con gli altri.
La nostra relazione, iniziata qualche mese fa, doveva rimanere il nostro segreto… Ad Enrico piace il mio viso un po’ volgare da donna da letto, la mia sella alta e soda da cavalla matura, inquieta e ben allenata. Sapeva sfogarmi così bene, quella buonanima di mio marito, che la sua mancanza mi ha spinta ad aggrapparmi con tutte le mie sensuali forze a suo figlio.
La prima volta, l’ho fatto col mio figliastro, dopo cena. Era la sera del suo compleanno e lo aspettavo per uno strano sesto senso. E’ arrivato puntualissimo e, brindando alla sua salute, abbiamo esagerato con lo spumante. Aveva litigato con sua moglie, aveva bisogno di calmarsi e di sfogarsi con qualcuno.
“Non ce la faccio a tradirla ma si meriterebbe una bella lezione, quella rompicoglioni..” diceva lui mentre mi carezzava le cosce.
Indossavo lingerie raffinata e mi fissava ipnotizzato dalla mia femminilità profumata.
L’ho guardato negli occhi e lui ha distolto lo sguardo.
“Cosa fai, Enrico?” gli ho chiesto sorridendo e cercando di toglierlo dall’imbarazzo. Diventava rosso e si confessava, per la prima volta.
“Ti spiavo spesso, quando facevi il bagno… conosco bene il tuo corpo, ma’…”.
Sentivo un prurito speciale in mezzo alle cosce.
“Andavo in camera mia e mi sparavo una sega dietro l’altra…”.
In quel momento, vedevo un bel ragazzo davanti a me e non un figliastro. S’è avvicinato a me, da dietro, aggrappandosi alle tette materne e calde.
“Ti piacerebbe? Vuoi che facciamo questo gioco?”.
Paonazzo in viso ha risposto: “Se mi fai questo regalo non so che cosa potrà capitare…”.
Mi sono tolta tutto e, rimasta completamente nuda, mi sono piazzata sopra il tavolo della cucina. Ho allargato le gambe per farlo entrare. Lui era già lì a popparmi un capezzolo e a stuzzicarmi la fica con le dita. Slacciandosi i pantaloni, ha abbassato lo zip e mi ha presentato in tutto il suo regale e lucido splendore teso, il suo uccello da ciucciare. Era grosso, duro come marmo e lungo, un palo agguerrito che bramava il peccato semi-incestuoso.
“Ti piace il mio cazzo, ma’?” chiedeva ansimante menandosi l’affare davanti a me.
Rimasta impietrita di fronte a tanta meraviglia e ad un sogno che si stava realizzando alla svelta, non rispondevo e mi tappavo la bocca col suo pisello fresco e giovane. Aveva lo stesso sapore di suo padre, gli stessi fremiti. Avevamo una gran voglia di scopare e lui, tenendosi ben fermo sulle mie gambe divaricate, ha lasciato fare tutto a me. O quasi. Quando mi ha infilato il suo scettro in fica, da dietro e poi supina, mi sembrava d’essere ancora vergine, ma una volta abituata all’impeto, non mi bastava mai…
Ho goduto come una cagna e lui ha fatto in tempo ad estrarlo per versarmi addosso la sua estasi liquida. L’ho prosciugato molte volte, prima che mia nuora scoprisse tutto. E’ stato umiliante subire i suoi insulti ma è stato ancora più triste rinunciare al mio ragazzo. Quella strega me lo ha portato via per sempre…
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