Pausa pranzo con il capo
Era passato un bel po’ di tempo, dall’ultima scopata che ho fatto con il capo, durante la pausa pranzo. Non so neanche perche’ ci sto pensando, mi ha scopata in tuttte le posizione immaginnabili, sborrandomi ovunque, senza pero’, avere sue notizie dopo le scopate. Forse non so, mi aspettavo dei fiori sulla scrivania, ormai piena di macchie di sborra secca? Forse mi aspettavo un’invito a cena, oppure una promozione?
Ancora stordita dalla sveglia, cominciai a vestirmi, indossando la mini gonna nera, che tanto piaceva al capo ed un top, sempre nero ma con delle sfumature rosse. Una volta in ufficio, cercai di comparire occupata, guardando sempre nella direzione del suo ufficio, che era chiuso. Niente, sembrava che il capo, dopo una settimana di gloriose scopate, era sparito nel nulla, senza lasciare traccie di se. ” Non hai sentito? “, mi disse una collega, ” Il boss e’ partito per un’improvviso viaggio, ha mandato un’email all’assistente con le direzioni lavorative per noi “. Tornata alla mia scrivania, con il cellulare in mano, fantasticavo su un messaggio che avrei voluto scrivere ” Capo, so che sei dovuto partire all’ultimo minuto, c’e’ qualcosa di cui mi devo occupare in ufficio? ” e la sua risposta sarebbe potuta essere ” Grazie del pensiero, e’ tutto sotto controllo, ci vediamo in ufficio lunedi’ e…indossa una gonna, cosi’ ti posso sbattere meglio durante la pausa “.
Il discorso, anche se frutto della mia fantasia, mi eccitava da morire, al punto, che potevo sentire la mia figa inumidirsi. Quando per la prima volta, mi aveva invitato ad indossare una gonna in ufficio, ero molto perplessa, ma quando mi aveva piegata sulla scrivania per sbattermi il cazzo prima in figa, poi in culo, dove mi aveva sborrato, ero felice che il capo aveva seguito il suo impulso. Ricordo quella mattina, che il capo non faceva altro che guardarmi le gambe, mentre io gli facevo dei sorrisini da cagnetta eccitata. Ricordo la sua faccia sorpresa, quando aveva scoperto che non indossavo le mutandine sotto la gonna, renendo piu’ facile la penetrazione di quel cazzo caldo, quel cazzo grosso che avevo succhiato con passione, sentendo tutte le pulsazioni del suo cazzo, che schizzava calda sborra, su per il mio culo, che aveva sfondato in diverse posizioni.
Quel giorno, la pausa pranzo mi era sembrata lunghissima, mentre io, piegata sulla scrivania, sentivo il suo corpo sbattere sul mio, spingendo dentro di me il suo cazzo duro, sculacciandomi di tanto in tanto. Era passato dalla mia figa al culo, con una mossa veloce, senza fermarsi di scoparmi, con dei respiri che si facevano pesanti. Ogni giorno, per una settimana, la mia pausa pranzo era una gloriosa scopata sulla scrivania, con delle ricche schizzate di sborra calda, delle volte dentro il mio culo, altre volte in bocca, dovevo potevo assaporarlo meglio, succhiando quella sua calda e pulsante cappella, ogni singola goccia della sua essenza maschile. Quanto mi sentivo usata, porca e violata. Tutte sensazioni che mi facevano eccitare sempre di piu’, durante le scopate della pausa pranzo.
Una cosa che avevano in comune, era la sculacciata, dopo la scopata, che il capo mi dava mentre uscivo dall’ufficio per andare a prendere qualcosa da bere. Ora ero li, seduta nella mia scrivania, con il cellulare dentro la mia figa, aspettando il ritorno del capo, per poter pranzare insieme.
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