L’istruttore di tennis

Sesso col maestro di tennis: racconti erotici

Era una delle più promettenti allieve del corso. Aveva totalizzato il miglior punteggio della stagione passata e le previsioni per quella nuova erano molto positive.

Racchettata dopo racchettata, Vera iniziò a sentire la fatica crescere sempre di più. Carlo l’aveva notato e abbassando la sua racchetta, disse -Senti… perché non andiamo negli spogliatoi a fare un po’ schemi?

-Ok… in effetti oggi sono davvero distrutta.

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Vera era uno splendore per gli occhi, specialmente quando camminava tutta sudata per un allenamento intensivo come quello appena terminato.

-Vedrai che startene un po’ seduta, bevendo una lattina energetica, ti rimetterà in sesto.

-Ah, perché adesso si dice “stare seduta”?- sorrise, maliziosamente.

-Dai… ci possono sentire…

Avevano una relazione sessuale da due settimane ed essendo all’interno di un circolo sportivo privato, dovevano mantenere quella relazione sul piano della segretezza.

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Anche l’età non giocava a loro favore: diciotto anni, contro quarantaquattro. Diciamo che non era proprio il sogno di ogni genitore.

Appena entrarono negli spogliatoi, Vera si buttò al collo di Carlo, baciandolo sulle labbra.

-Mi sei mancato così tanto… giuro che mi sentivo quasi impazzire. Non riuscivo nemmeno a tenere d’occhio la pallina.

-Beh, questo è un male… a breve inizierà la nuova stagione.

-Sì, ma io avevo in testa altre palle…

-Che piccola pervertita che sei! Comunque anche io non riuscivo a smettere di pensarti nuda.- disse Carlo, infilandole una mano sotto la gonnellina da tennista.

Era sudata ed iniziava a bagnarsi. Il tutto era molto eccitante.

-Mi piace quando mi tocchi. nessuno mi tocca come mi tocchi tu.

-Beh, questo mi fa molto piacere. Perché, ci sono molte altre persone che ti toccano?

-Al momento no.

Carlo aveva avuto un’idea mentre osservava la sua migliore allieva durante l’allenamento, un’idea molto piccante e decise di dirla senza fare tanti complimenti.

-Che ne dici di fare qualcosa di strano?

-Cosa intendi per strano?

-Intendo il farti scopare col manico della mia racchetta. È da tutto il giorno che non riesco a pensare ad altro. Ti guardavo giocare e pensavo: quanto vorrei infilarle il manico della mia racchetta su per la figa e farla godere davanti ai miei occhi.

Vera stava accarezzando il cazzo di Carlo sopra i pantaloncini bianchi che indossava.

-Mi piace molto come idea… farmi scopare dalla racchetta con cui giochi le tue partite. Facciamolo!

Aveva accettato, non ci poteva credere. Quella ragazza era una vera e propria bomba del sesso. Accettava ogni sua perversione con estrema gentilezza.

Vera si tolse la mutande e si distese sulla panchina di plastica e allargando le gambe fece cenno a Carlo, quasi come a dire -Iniziamo o  no?-.

Carlo prese la sua racchetta e dopo averla impugnata al contrario iniziò a giocare con le labbra della figa di Vera.

Attese che la fica si bagnasse un po’ di più, per procedere senza fare male a quella ragazza tanto tenera e carina da accettare una perversione così particolare.

La penetrò delicatamente, senza spingere troppo, per poi iniziare a scoparla, fingendo che il manico di quella racchetta fosse un vero e proprio pisello.

-Diavolo, mi piace. Cazzo se mi piace… continua.

Infilava ed estraeva la racchetta in maniera quasi meccanica, mentre il suo pisello diventava sempre più duro.

A Vera sembrava piacere molto quel giochetto. Si stava mordendo il labbro inferiore con fare libidinoso.

Carlo le toccò il seno da sopra la maglietta.

-Sei così bella, vera.

-Ti prego… continua.

Perché sua moglie non poteva essere come lei. L’unica volta che le aveva proposto si utilizzare una racchetta all’interno di un loro rapporto, lei gli aveva risposto, senza parafrasare -Infilatela nel culo la racchetta.-.

Questa era la differenza con Vera, lei si lasciava scopare dal manico di quella racchetta, godendo come una disperata. Il sesso doveva essere senza limiti.

-Infilami il cazzo. Lo voglio.

Carlo estrasse per l’ultima volta la sua racchetta da Vera e dopo essersi tolto i pantaloncini, la penetrò col suo pisello duro.

Scoparsi quel corpicino magro e atletico era come ritornare giovani. Il suo vecchio pisello era completamente avvolto da umida carne giovane e Carlo non poteva dirsi più contento.

-Quanto mi piace scoparti, Vera.

-Anche a me… allenatore. Anche a me.

-Ti posso venire dentro?

-Sì, sì… ho ripreso con la pillola.

Carlo iniziò a scoparla velocemente, perché a breve i suoi genitori sarebbero venuti a prenderla e non aveva assolutamente voglia di trovarsi in una qualche situazione sconveniente.

-Fottimi, allenatore… fottimi.

Quando le sborrò nella fica, sentì la curvatura della schiena di Vera, muoversi in maniera spasmodica. Era venuta anche lei. Avevano un sincronismo perfetto, nello sport e a quanto pareva, anche nella vita.

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