Libidine violenta – Ladri di galline
Bella, ricca e infelice. Erica ha sposato Franz per interesse, è vero, ma scopare con lui non le dispiace affatto. In qualche modo, si sente legata a quell’uomo, che le regala un altro week-end di solitudine per un ‘viaggio d’affari’ che puzza di tradimento. Sapeva usarlo molto bene il cazzo, Franz…
Erica avrebbe dovuto aspettare il suo turno, prima di assaggiarlo di nuovo… Si sente poco più di un soprammobile, in quella casa vuota. Si guarda allo specchio e non sa perché e per chi si sta truccando.
“Ho bisogno di fotterti, Franz. Fa’ qualcosa, ti prego. Ritorna e fammelo prendere in bocca…” pensa ad alta voce, davanti allo specchio.
Sente dei rumori, che provengono dall’ingresso principale della villa. Forse, Franz è tornato…
Confusa e già bagnata, corre verso la porta e apre senza neanche controllare. Due tipacci irrompono nella villa.
“Ci risparmia pure la fatica di scassinare la porta, la padrona di casa…” sfotte uno dei due.
“Fatti in là – avverte l’altro – che qualcuno potrebbe sentirci. Tappale la bocca, svelto!”.
Lei non fiata, è pietrificata dalla paura. Passamontagna, pistole, barba incolta, puzza di alcol.
Il più grosso dei due criminali la trascina verso il camino, intimandole di fare tutto ciò che le avrebbe ordinato.
“Fa’ come ti dico. Posso darmi da fare senza il mio amico per ripulirti casa. Lui ha bisogno di una donna, non lo vedi? Ma dove vai, conciata così? Aspetti visite, troiona?”.
Presa per i capelli e trascinata ai piedi dell’altro, sembra una serva da quattro soldi. L’altro, l’infoiato, le offre ansimante la verga tesissima, volgare, che si eleva come un miracolo davanti agli occhi di Erica.
“Datti da fare, avanti… non fare la timida… ciuccia, puttana!”.
Reggendole la testa, l’affoga in un mare di carne e la muove dall’alto in basso riempiendole la gola. E’ buono, quel sapore, forte e presente. L’aggredisce con quell’autorità virile di chi non vorrebbe altro al mondo che una scopata. Erica tradisce il suo orrore, bagnata com’è. Un fiotto di secrezioni attraversa le mutandine, eppure urla e geme. Riempita fino a soffocare, scuote la testa, si dimena, ama e odia quella frusta di carne straniera a cui si ribella e che le visita le viscere.
Avrebbe voluto accelerare i tempi, dire: “Che aspetti, muovilo rabbioso dentro di me. Ho tanta di quella voglia che ti faccio sudare…” e, invece, fa la ribelle offesa.
Essere vittima di un uomo, illuso di essere il padrone strafottente, la eccita. Si sente posseduta, una femmina felice legata a lui da un incastro brutale…
L’energumeno la inchioda su una sedia e, in quella posizione scomoda e paralizzante, la ingabbia e la impala a lingua tesa, mentre le sue cosce tremano ad ogni colpo. La sedia cigola e lei miagola. Incassa, si fa sbattere in silenzio e le piace quel gioco perverso, ma continua a nascondersi dietro a finte smorfie di dolore.
“Ti piace nel culo, lo so che ti piace…” la incita il ladro di galline, scrollandosi il cazzo malintenzionato.
Con un po’ di saliva e gli umidi umori che le allagano la fica, il ladrone lubrifica l’ano e lo prepara per l’impatto estremo. La penetra così, affondando un colpo solo e secco. Si lascia avvolgere per intero dal buco illecito e ficca, s’insinua, spinge… spinge umiliandola per uno stimolo improvviso che le provoca.
“Non così, no! Me la farò addosso e sporcherò anche te!” urla Erica tutta rossa in faccia.
Lui non la sente neanche: con quella libidine in corpo, avrebbe accettato di dire, fare, vedere, annusare di tutto. Provata con colpi più secchi, Erica resiste, trattiene, cerca di rilassarsi e aprirsi di più.
“E’ grosso, non così… Maiale! Ahhh!”.
Con quella frase asseconda e incoraggia l’istinto maschio del ladruncolo di culi. Sa che non vuole frenare la bestia, anzi… L’arma aggressiva e cazzuta rallenta il ritmo per sentire meglio i battiti del suo culo, la tensione, quel mix di paura e remissiva euforia.
La noia e la lunga attesa di essere fottuta di prepotenza stava rischiando di abbrutirla da quasi un anno.
“Lo vuoi un clistere di sborra? Eh?! Lo vuuuooooiiiii! Ti sfondoooo…”.
Le contrazioni sono forti, fortissime. Lo sperma vivo la riempie e cola a getti, fuori e dentro di lei. Quando il cazzo smunto e sazio decide di uscire da quella trappola carnosa, Erica si sente vuota, completamente vuota. Il ladro le piscia sul volto l’ultimo fiotto di crema. Ahhhh! E’ soddisfatto, adesso…
“Hai finito?” chiede uno dei due.
“Sì – risponde l’amico incaricato materialmente del furto – c’era di tutto: soldi, gioielli, pezzi d’antiquariato”.
“Ce la siamo inculata perbene, la signora. E le è pure piaciuto, vero?! Ah! Ah! ‘Sta troia sfondata…”.
Erica non risponde, non li guarda neanche. Resta in ginocchio, con le calze lacerate a testa bassa.
Nel giro di pochi secondi, si ritrova di nuovo sola. Quei brividi selvatici l’avevano abbandonata per sempre. Un bufalo sconosciuto, che l’aveva presa come si deve, se n’era andato.
Da quel momento, avrebbe dovuto attendere e subire una violenza peggiore: l’indifferenza dell’uomo che aveva sposato.
- La serie “Libidine violenta” descrive i fantasmi sessuali di molte donne che sognano emozioni forti, crude prese di possesso da parte di sconosciuti o partner che, nella realtà, non le desiderano abbastanza. Donne trascurate che cercano nei vicoli bui e torbidi delle loro voglie represse momenti di sesso immorale, sporco e vivo, quello che si fa ma non si dice. Niente a che vedere con la cronaca nera, con l’atto criminoso da cui di dissociamo. Il sesso è libertà e con la fantasia si viaggia ovunque, basta volerlo. Donne adulte consenzienti cercano la totale sottomissione carnale e mentale, il possesso brutale che le trasforma in prede. Si masturbano all’idea di essere prese con la forza, penetrate in balia di un abuso simulato. Succede anche a me, che a volte ho tradotto nella realtà questi miei fantasmi. E’ solo un gioco. Un gioco per adulti…
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