Le universitarie sotto le coperte

coppia lesbica universitaria: racconti erotici

Cercavo di fare tutto silenziosamente, ma quando vivi in una stanza con una compagna di università è tutto più difficile.
Mi stavo masturbando facendo estremamente attenzione ad ogni più piccolo rumore. Stavo pensando ad un attore americano, mentre le mia dita giocherellavano con il mio clitoride, cercando di condurmi ad un sano e rinvigorente orgasmo.
Adoravo masturbarmi, era un po’ come prendermi cura di me stessa, in una maniera dolce e delicata, tuttavia non volevo che la mia compagna di stanza se ne accorgesse.
Ad un tratto, proprio quando pensavo che lei fosse entrata oramai nella fase R.E.M.,si alzò dal letto.
Fermai la mia mano e finsi di dormire.
Mi aveva sentito? Aveva capito che cosa stavo facendo sotto quelle coperte, mentre lei dormiva? Che umiliazione.
Senza nessun preavviso, entrò nel mio letto, mettendosi sotto le coperte con me. Sentii le sue labbra posarsi sui miei capelli e una mano avvicinarsi verso la mia figa, superando la maglia che utilizzavo come pigiama.
Mi voleva masturbare. Non potevo credere a quello che stava succedendo; la mia compagna di corso, che in fin dei conti non conoscevo nemmeno così bene, aveva inserito una mano dentro di me, senza chiedere nemmeno il permesso.
Aveva un ragazzo, quindi non pensavo che avesse sviluppato delle curiosità lesbo. Era anche molto femminile negli atteggiamenti e quello la rendeva lontana da tutte le lesbiche che conoscevo. Era davvero tutto molto strano.
Ero eccitata e bagnata all’inverosimile. Ci sapeva davvero fare, a giudicare dalla quantità di liquido che continuava ad uscirmi dalla figa. Per un attimo credetti di essermela fatta addosso. Fu molto imbarazzante, specialmente per una ragazza timida come me.
-Che bella figa calda che hai.- disse.
Non risposi, non per cattiveria, ma per semplice mancanza di argomentazioni.
-Sei così bella… non immagini nemmeno quante volte ho sognato di toccarti il seno, il collo, le gambe… la figa!
Avrei voluto farla entrare completamente dentro di me, dalla testa ai piedi. È veramente impossibile descrivere quello che provai.
Cosa significava? Ero forse diventata una lesbica? Preferivo quella roba al cazzo?
Non ne avevo idea e non me ne fregava neanche più di tanto. Quella roba mi stava rendendo felice e non avevo voglia di pormi dei grandi interrogativi.
-Davvero?- chiesi.
-Si. Ogni volta che ti guardo, vorrei solamente baciarti e leccarti quella tua bella fichetta bagnata. Mi ecciti da morire. Mi masturbo sempre e solo pensando a te.
Non ci potevo credere. Mi trovavo a letto con la mia compagna di stanza, intenta a farmi masturbare da lei, avvolta da un lenzuolo bagnato dal liquido della mia profonda eccitazione.
-Ti prego, non ti fermare… continua.- dissi, totalmente rapita dall’eccitazione provocatami dalla sua mano fatata.
-Non smetterei mai! Se solo fosse possibile, vorrei vivere perennemente con una mano dentro la tua figa.
-Dio… sto quasi per venire. Non ti fermare.
Mi baciò, infilando molta lingua nella mia bocca. Aveva un buon sapore, probabilmente il migliore che avessi mai provato.
Il clitoride mi stava letteralmente esplodendo e non mi riuscivo più a concentrare su niente. Ero totalmente rapita dal mio orgasmo.
Mi sentii come se mi fossi trasformata in una bomba atomica, pronta a far saltare in aria l’intero cosmo, fottendomene della morale e di tutto quello che contava sul pianeta terra.
Fu la sensazione più forte ed estrema di tutta la mia esistenza. Se solamente me l’avesse proposto, mi sarei fidanzata immediatamente con lei, restando tutta la mia vita al suo fianco. L’avrei sposata, dedicando a lei ogni giorno della mia vita.
-Oh, cazzo. Mi stai ammazzando. Vengo. Vengo. Vengo!
-Vieni!
-Vengo.
L’orgasmante sensazione che provai in quel momento fu indescrivibile. Mi sentii come se un milione di aghi di piacere avessero perforato ogni mio singolo neurone. Era un piacere estremo a cui non ero mai stata abituata.
La sua mano si allontanò da me, non appena terminò il mio amplesso.
Si alzò e senza dire nemmeno una parola se ne ritornò a letto, come se niente fosse.
Probabilmente voleva solo dormire un po.

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