Le scarpe di Roby (seconda parte)

Erano passati un po’ di giorni da quando avevo conosciuto Roberta. Non l’avevo più rivista, nè mia figlia Anna me ne aveva parlato (ma perchè avrebbe dovuto, in effetti?). Io non potevo certo chiedere di lei e mostrarmi interessato…così mi limitavo a ricordare con piacere ed eccitazione, ma anche con un po’ di malinconia, quei brevissimi momenti vissuti in negozio con lei.

Finchè, qualche giorno dopo ancora, avvenne l’inaspettato. Era Mercoledì, giorno in cui chiudiamo a pranzo ed io mi fermo nel pomeriggio a fare un po’ di ordine e pulizia. Mi figlia era solita uscire qualche minuto prima della chiusura…e così fece anche quel giorno. Mi salutò, uscì e chiuse la porta dietro di sè. Dopo pochi secondi sentii la porta riaprirsi. Io ero di schiena ed esclamai, senza voltarmi: “Cosa hai dimenticato?”. Ma un’altra voce mi rispose… “Ciao!”. Quella voce…la riconobbi subito. Mi girai e lei era lì, in piedi, appoggiata alla porta che aveva richiuso velocemente dietro di sè. Non potei fare a meno di guardarla in tutta la sua bellezza. E, soprattutto, ai piedi aveva le scarpe comprate qui.

“Anna è appena uscita, l’hai mancata di pochissimo”, le dissi. “Lo so” rispose. Fece una breve pausa e poi riprese “L’ho vista uscire”, e sorrise. Quella risposta, che in cuor mio speravo di ricevere, mi provocò uno smisurato brivido di eccitazione.

Nel frattempo mi ero avvicinato un po’ di più a lei. “Mi fa piacere vedere che stai indossando quelle scarpe”, ripresi a dire. “Rischio di essere ripetitivo, ma su una passerella sono certo che saresti perfettamente a tuo agio”. Lei, per tutta risposta, girò il cartellino della porta su “CHIUSO”, venne verso di me, mi passò davanti e potei così annusare di nuovo il suo magnifico profumo, e si diresse verso il tappeto. “Siediti, voglio sfilare per te”. Mi spinse indietro, facendomi accomodare sulla poltroncina dei clienti. E così fece: passeggiò lungo il tappeto rosso con un movimento così perfetto, così sensuale, che la mia eccitazione sfociò in una erezione smisurata…ma questa volta non feci nulla per nasconderla. Fece avanti e indietro un paio di volte finchè si fermò di fronte a me, in piedi, con le sue lunghe gambe a sfiorare le mie.

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“Vorresti toccarmi?”
“Sì”
“Non rispondermi con un sì, dimmelo esplicitamente”
“Vorrei toccarti!”
“E vorresti accarezzarmi?”
“Vorrei accarezzarti!”

Questo gioco, unito alle sue parole, mi stava facendo uscir matto. Con le mani avevo afferrato i braccioli della poltrona e, senza accorgermente, il stavo stringendo con forza. Lei, per eccitarmi ulteriormente, stava fregando il suo ginocchio contro la mia coscia. Poi si sporse in avanti verso di me, appoggiò le mani sui braccioli a sfiorare le mie e portò la sua bocca vicino al mio orecchio, sussurrandomi:

“Non puoi toccarmi, ripetilo!”
“Non posso toccarti”
“Io invece posso toccarti”

Così dicendo portò avanti il ginocchio tra le mie gambe, arrivando a premerlo sul mio uccello, per poi cominciare un massaggio lento ed intenso. Io non potevo muovermi…era davanti a me, la voglia di toccarla era incredibile, ma l’unica cosa che potevo fare era stringere la poltrona sempre più forte.

“Ti piace, vero?”
“Mi piace, continua”
“Non puoi rivolgerti a me con quel tono. Devi chiedere con rispetto e sottomissione”
“Ti prego, per favore, puoi continuare…?”
“Così va molto meglio”

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E così, dopo aver allontanato il ginocchio, infilò lentamente una mano nei pantaloni dopo averli leggermente slacciati. Quando la sua mano arrivò a toccare il mio uccello duro attraverso i boxer, percepii il suo respiro fermarsi per un attimo, per poi riprendere più intensamente, con la bocca leggermente aperta. Adesso la sua mano aveva ripreso l’opera che il ginocchio aveva interrotto, ma più intensamente. Mi stava massaggiando, sempre attraverso i boxer, ed io ero estasiato…

“Sei molto eccitato, vuol dire che ti piaccio”
“Mi piaci, moltissimo”
“Vuol dire che ti piace come ti tocco”
“Mi piace come mi tocchi, ti prego, ti supplico, non fermarti…”

E così fece: infilò la mano nei boxer e sentii le sue dita prima sfiorarmi e poi afferrarmi. Iniziò a masturbarmi, lentamente, guardandomi sempre fisso negli occhi…ed io guardavo lei. I suoi occhi brillavano…godeva nel vedermi così eccitato e totalmente sotto il suo controllo. Ogni suo movimento di labbra, ogni suo battito di occhi mi dava i brividi. Quel viso d’angelo dal carattere così forte e dominante mi stava dando un piacere inimmaginabile. La sua calda mano si muoveva in un modo così diverso rispetto a come ero abituato. Un modo ricercato, preciso, mirato, intenso. Affondava i lenti movimenti per tutta la lunghezza del mio cazzo, dalla punta alla base, coprendo e scoprendomi il glande ogni volta…e questo mi piaceva moltissimo.

“Mi piace il tuo cazzo, mi piace sentirlo pulsare mentre ce l’ho in pugno. Sei mio, ne sei consapevole vero?”
“Sì, sono tuo, completamente tuo…”
“Voglio che mi baci”

Portò la sua bocca davanti alla mia. Le sue labbra si appoggiarono alle mie, le nostre bocche si aprirono e le lingue si avvolsero scambiandosi i nostri sapori. Nel frattempo mi aveva abbassato pantaloni e boxer, così da avere il mio cazzo più facilmente alla sua mercè. Il ritmo della sua mano era aumentato. I movimenti, sempre ampi e vigorosi, erano ora più veloci. Anche le nostre bocche e le lingue partecipavano più intensamente al nostro piacere….il suo eccitamento stava crescendo…

“Le mie scarpe ti piacciono molto, vero?”
“Sì, mi piacciono molto le tue scarpe”
“Ricordo il giorno in cui me le hai fatte provare. Dimmi, vuoi fare sesso con le mie scarpe?”
“Voglio fare sesso con le tue scarpe”

Staccò la bocca dalla mia, mi concesse un ultimo sguardo con quei suoi occhi stupendi e poi mi ordinò di stendermi sul tappeto. Io obbedii senza fiatare. Ora ero disteso, e lei stava in piedi sopra di me con le sue gambe ai lati del mio corpo. Sollevò un piede e lo posò sul mio uccello, iniziando poi a strofinare la suola contro di esso. Non avevo mai vissuto una pratica del genere, ero totalmente succube e mi piaceva da impazzire. La sua suola ora massaggiava ruvidamente il mio uccello, e sentivo il tacco arrivare ad appoggiarsi contro le mie palle. Il suo sguardo era totalmente compiaciuto, eccitato…era concentrata su quello che mi stava facendo e mi fissava per godersi appieno le mie espressioni.

“Adesso voglio che sia tu a far godere i miei piedi”
“Sì, padrona…”

Si sedette sulla poltrona, di traverso, lasciando i piedi in alto verso di me. Mi avvicinai…presi in mano il mio uccello e lo appoggiai sul dorso del suo piede, che la scarpa lasciava molto scoperto. La sensazione del mio glande strofinato sui suoi piedi era anch’essa nuova ed entusiasmante. Passavo ora il mio uccello per tutta la lunghezza del suo piede, ripetutamente, come ipnotizzato. “Adesso scopami i piedi”, disse. E così, con le mani afferrai i suoi piedi per poterli tenere ed uniti intorno al mio uccello. Ora stavo letteralmente scopando i suoi piedi e mi piaceva da impazzire…ed anche a lei piaceva.

“Vuoi godere sui miei piedi, schiavo?”
“Voglio godere sui tuoi piedi, padrona”
“Sarò io a farti godere”

A questo punto mi ordinò di togliere le mani…così il mio uccello restò in balìa dei suoi piedi, che iniziò a muovere avanti e indietro. La guardavo negli occhi e lei guardava me. I suoi piedi si muovevano decisi, masturbandomi avidamente, con decisione. Ero sicuro che a breve non avrei più potuto contenere la mia eccitazione. Lei se ne accorse…

“Godi sui miei piedi, ora”
“Mmmmmhhh…sto per godere, padrona”
“Godi, godi ora…”

E così feci…mi lasciai andare e il mio orgasmo arrivò…irruento, violento, abbondante, accompagnato da un forte gemito. Il mio seme inondò i suoi piedi e le sue scarpe, scivolando lungo le sue gambe. I suoi piedi, ora rigati dal mio godimento, erano stupendi, sensuali, perfetti… un’opera d’arte vivente.

Infine si alzò e si guardò i piedi, eccitata e soddisfatta. La accompagnai in bagno, nel retro del negozio, e tornai ad aspettarla. Si ripresentò dopo pochi minuti e percepivo che l’eccitazione in lei era ancora presente. Si avvicinò a me e, carezzandomi il viso, mi sussurrò nell’orecchio: “Sei stato molto bravo, mi hai molto eccitata. Ora sei mio, completamente in mio potere…e tornerò!” e, senza aggiungere altro, uscì dal negozio e se ne andò…lasciandomi sulla porta, ancora incredulo…

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