Le perversioni latenti (Capitoli 1 e 2)
LE PERVERSIONI LATENTI
Capitolo 1
“Mammaaaaa….Francesco rompeeee! Le mani di suo fratello si allungavano sul suo ultimo modello di iphone, cercavano di afferrarlo. “Eddai fammi giocare un po’”!
Questa la solita, fastidiosa risposta di suo fratello, un poppante con la bocca sporca ancora di latte, non lo sopportava, da quando era nato, 8 anni fa, era per lei un vero inferno, non poteva comprare qualcosa che lui si sentiva in diritto di poterne usufruire. “Miriana fallo giocare un po’ su”! Classica risposta da mamma, mai che prenda una posizione, sempre in quell’odiosa via di mezzo, sempre a darla vinta a quel ragazzino. “ Uffaaaaa”! Glielo cedette bruscamente, incrociando poi le braccia, appoggiandole dolcemente sui suoi grossi seni, molte volte le piaceva prendere quella posizione, la trovava comoda. Era una ragazza di 15 anni, mora, sul metro e sessantadue, un viso dolce, la pelle soffice e bianca su quei bei lineamenti simmetrici, occhi scuri molto profondi, quasi a mandorla si direbbe. Eppure era pugliese, una bellezza mediterranea che presto sarebbe sbocciata ancor di più, due labbra a cuore abbastanza grosse scendevano sinuose lungo i suoi zigomi precisi, così soffici e giovani. Sprizzava salute da tutti i pori, la Miriana, era un invidia per i suoi genitori, specie per sua madre, una donna di 37 anni, obesa e bassa, bionda e con lineamenti tutto tranne che femminili, non si direbbe fosse sua figlia; situazione diversa il padre, un uomo alto, moro e scuro di carnagione, 41 anni di età, una coppia all’apparenza incomprensibile, ma scavando più in fondo era chiaro. Mamma Simona era ricca, spaventosamente, il padre era proprietario di un’azienda che produceva cuscinetti per automobili, l’unica di quella zona della puglia. Il padre, Giovanni, non era di certo stupido, era passato da operaio a impiegato di quell’azienda semplicemente sposando la figlia del titolare. Di conseguenza era una famiglia ricca, decisamente, viveva in un bellissimo residence alla periferia di Lecce, uno di quei residence dove il custode c’è mattina e notte, giusto per capirci. Ma morto il nonno non c’era miglior occasione per occupare la sua casa, la nonna è morta tanti anni fa e avvicinarsi al lavoro non poteva che giovare a papà Giovanni. Miriana dal canto suo era d’accordo, avrebbe potuto uscire di più, vedersi con le amiche, fare più tardi la sera, da quelle parti si sa, i pullman passano spesso. Ed ecco perché erano li, in auto, con il camion per i traslochi davanti, con tutte le loro cose dentro, erano le 8 di mattina e avevano dormito il giorno prima a casa degli zii, Francesco aveva rotto tutta la notte perché il divano era scomodo e Miriana era distrutta, non aveva chiuso occhio per quel monellaccio frignone e viziato, ma di certo non viziato quanto lei, Miriana nella sua breve vita aveva avuto tutto ciò che voleva, prima dal nonno e ora dal padre, nulla le era vietato, abiti, borse, cellulari , le bambole poi, ne aveva un infinità ma ora non rappresentavano più il suo passatempo preferito, pensava già che sarebbero finite in quel vecchio sgabuzzino del nonno, sostituite da poster delle nuove boyband con quei bei “fustaccioni” che cantano e ballano con gli addominali scolpiti e i capelli alla spina, che di certo non erano purtroppo come i ragazzi che le facevano il filo, un infinità a scuola, infatti di fidanzatini ne aveva avuti parecchi, storielle brevi, le prime pomiciate, i primi pompini, ditalini e penetrazioni giovanili. Era una giovane donnina che dimostrava più della sua età, molto consapevole della sua bellezza, ne era fiera e la sbandierava a destra e a manca senza alcun problema. Stava già pensando a cosa avrebbe messo quella sera stessa, in cui sarebbe uscita con gli amici per festeggiare il trasloco quando arrivarono alla nuova casa e papà fermò l’auto.
Si trattava di una zona centrale di Lecce, un quartiere molto trafficato, luci e semafori ovunque, con ingorghi sempre frequenti e clacson rumorosi, il nonno aveva avuto l’accortezza di prender casa in una traversa un po’ più tranquilla, con un piccolo giardino con nel mezzo una fontana e due panche dove i piccoli leccesi giocavano a calcio, davanti al giardino una piccola salumeria, situata proprio ad angolo con alla destra un circolo: “partito democristiano italiano”, classico luogo dove ci si ritrovano i vecchietti per bere birra e giocare a carte, fingendo di dare un senso alla loro pensione, Miriana guardava quel posto incuriosita, non conoscendo ancora l’utilità di quest’ultimo, relegandolo a un ennesimo e noiosissimo circolo di politica. Alla sinistra della salumeria, proprio dopo l’angolo ecco il portone della nuova casa di Miriana, quella che sarebbe stata l’inizio della sua nuova vita, per non parlare dell’inizio del suo definitivo abbandono della vita di ragazza.
Capitolo 2
“Tette…..! Dio quanto sono grosse queste tette”! Questo ripeteva in mente Pino, detto Pinuccio dagli amici mentre era intento nella sua attività preferita, masturbarsi su internet. Viveva in un bilocale al terzo piano, un palazzo molto vecchio che stonava un po’ con il resto del quartiere, ma tutto sommato per lui andava bene, insomma, un uomo di 72 anni, single da sempre, in pensione, aveva tutto ciò di cui aveva bisogno, una piccola e comoda cucina, una scrivania con una piccola tv e un modello di pc piuttosto arretrato, ma ancora in grado di poter mostrargli ciò che gli piaceva di più…tette, un divano a due piazze marroncino chiaro uscito direttamente da una mostra d’arte anni 40, tutto questo in una piccola stanza, accanto alla cucina c’era un piccolo box con un bagno e una doccia, non tenuti nella maniera migliore, dall’altro lato la camera da letto, sprovvista di tv ma con un comodo letto a due piazze, con la sua stazza Pinuccio ci stava alla grande. Era un uomo piuttosto corpulento, braccia molto corte e flaccide, ma che nascondevano una forza non da poco, ottenuta in quei 60 anni di lavoro come fabbro, una testa quasi completamente glabra, con dei ciuffi di pelo che gli formavano una corona dalla nuca alle orecchie, di colore nero, per poi seguire degli occhi azzurri molto intensi, ma che stranamente con le donne non avevano mai avuto molto successo. Si perché Pinuccio era vergine, attenzione, non vergine nel senso che non abbia mai fatto sesso, ma nel senso che non ha mai fatto sesso consensuale con una donna desiderosa di lui. Aveva solo pagato per ottenere sesso, prostitute incontrate nella periferia di lecce, la zona industriale, eppure anche loro lasciavano intendere un minimo di repulsione nei confronti del nostro. Eppure Pinuccio era un tipo simpatico, di amici ne aveva sempre avuti, ne ha tutt’ora, le sue giornate infatti le passa tra una sega su internet a qualche birra nel circolo vicino casa sua, dove gioca anche a carte con i suoi amici di vecchia data, tutti sposati con mogli e nipoti. “Mmmm ma tu guarda che gnocca, come lo prende bene!” Pensava questo mentre la sua mano destra smanettava il suo pene in su e giù, un pene di grosse dimensioni, nonostante la mole della pancia che lo ricopriva. Sudava Pino, e ansimava, torturando letteralmente il suo cazzo violaceo per tutto il sangue concentrato, mentre la ragazza nel video montava uno stallone muscoloso, ma lui, Pino, non si soffermava mai sull’uomo, immaginava sempre lui li, perché ogni sguardo al maschio di turno causava in lui un complesso di inferiorità ancora adesso, dopo tanti anni di vita senza una donna accanto, eppure lui fantasticava, anche sulle ragazze che vedeva su facebook, eppure non aveva mai il coraggio di aggiungerne una, spiava, stalkerava con profili falsi facendo attenzione a non farsi scoprire, guarda quelle ragazze che non aveva mai potuto avere durante l’infanzia, ci si masturbava sopra immaginando tanto, poi scendeva giù con gli amici, un’altra mano di scopa, una sigaretta, 3 o 4 birre e nanna. “Ahhh!” Si lasciò andare ad un piccolo gemito in quella silenziosa casa, mentre lo sperma cominciava a schizzare dal pene sul suo ventre scoperto, attimo di rilassamento e click sulla x sulla pagina. Era sempre equipaggiato con fazzolettini “tempo” sulla scrivania, apposta per l’occasione, si ripulì rapidamente e si alzò per stiracchiarsi. Una brusca frenata dalla strada attirò la sua attenzione, si affacciò alla finestra accanto al pc e vide quello che era un camion dei traslochi, uno di quelli blu molto grandi e rumorosi; questo si fermò proprio all’angolo di fronte casa sua, situata davanti al giardino e di fronte al circolo dove lui passava le sue monotone giornate. Vide scendere due operai della ditta di traslochi vestiti in blu come il camion stesso, uno dei due aveva in mano un blocchetto e ci scriveva qualcosa sopra. Pino afferrò il pacco di sigarette dal taschino del pantalone color sabbia che indossava e si accese una sigaretta, dietro il camion si fermò un’alfa romeo 159, una di quelle molto belle, di color grigio, si sforzò di guardar meglio ma non riusciva a vedere precisamente chi ci fosse dentro, eppure la curiosità era tanta, nuova gente in quel tranquillo quartiere, rimase in attesa che gli individui all’interno uscissero dall’auto; potette notare un uomo che credeva sui 40, che aveva 2 scatoloni in mano e si avvicinava al portone, una donna sulla stessa età che portava invece una busta con chissà cosa al suo interno e poco dopo due ragazzini, così lontani che non riusciva a intravedere bene, di sicuro un maschietto e una femminuccia, che a differenza dei genitori non avevano nulla in mano, anzi, il piccoletto giochicchiava con quello che doveva essere un cellulare pensò Pinuccio. Guardò un altro po’, fin quando vide mamma e ragazzini entrare nel portone mentre il papà parlava e gesticolava con i due operai. Ritornò dentro e si risedette al pc, erano le nove di mattina, troppo presto per andare a far la spesa, troppo presto per andare giù al circolo, eppure notò il suo pene di nuovo in erezione, una cosa che non mancava a Pinuccio di certo era l’appetito sessuale, aprì nuovamente google chrome e digitò youporn.
Autore: Fantasma
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