Le mie perversioni ( Il maggiordomo )

Sono una ragazza che ha avuto la fortuna di ereditare un’enorme somma di denaro dai miei defunti genitori. Mio padre era proprietario di un’azienda che produceva suola di scarpe e mia madre, era amministratrice delegata della piu’ grande banca del paese. Ricchissima, non ci stava niente che potevo desiderare, in quanto avevo tutto: macchine, barche, jet privati, case sparse in tutto il mondo, abiti e tutto cio’ che si poteva desiderare.

Nonostante era l’invidia di tutti, avere tutto e non avere niente da desiderare era molto noioso e ti portava a cercare altre cose da desiderare, cose che la normale gente, non penserebbe neanche. Da quel momento, cominciarono a nascere nella mia mente, diverse perversioni, che movimentavano la mia giornata e che mi davano quella sensazione di avere cio’ che desideravo, ovvero il potere di far fare
alle persone, cio’ che normalmente non farebbero. Sentirmi la loro padrona mi eccitava come una cagna in calore. Ricordo che la mia prima perversione, era stata quella di chiedere al mio maggiordomo, un signore di mezza eta’, di masturbarsi davanti a me, mentre io bevevo del tea, a gambe aperte, mostrandogli la mia figa. Lui era rimasto totalmente scioccato dalla richiesta ma davanti alle mie gambe aperte e alla vista della mia figa umida e vogliosa, aveva messo via tutti i pregiudizi e si era masturbato cosi’ ferocemente che ricordo i schizzi della sua sborrata che arrivarono fino alla mia faccia. Lui era in piedi davanti a me, quasi tra le mie gambe aperte e si masturbava, con gli occhi puntati sulla mia figa, che ogni tanto massaggiavo per stimolare la mia voglia e per farlo eccitare ulteriormente. La cosa che lo faceva impazzire era come mi succhiavo le dita dopo averle infilate tra le umide labbra della mia figa, simulando uno splendido pompino, che gli avrei anche voluto fare, ma la sensazione di essere padronae signora mi eccitava piu’ del pensiero di avere il suo cazzo in bocca.

Nonostante la sua eta’, il cazzo del mio maggiordomo era molto grosso e ricordo che dopo aver sborrato, gli avevo chiesto di avvicinarsi, rimanendo in piedi tra le mie gambe, a pochi centimetri dalla mia figa e che gli avevo cominciato a strizzare la cappella sensibile, ordinandogli di rimanere immobile, altrimenti lo avrei licenziato. Lui si dimenava e tremava come una foglia, mentre gli masturbavo solamente la cappella appena sborrata, strizzandola energicamente, sapendo che era super sensibile. Poi lo mandai via e ricordo che mi ero masturbata come una puttana appena lui se ne era andato, utilizzando la mano con la quale lo avevo masturbato, che era ancora umida della sua sborra. Come dirigente dell’azienda
di mio padre ero una frana ma nessuno poteva dire che come padrona, ero noiosa come negli affari. Da quel momento, le mie fantasie aumentarono di giorno in giorno e senza nessun pudore, le mettevo in pratica appena mi venivano in mente, di giorno come di notte. Ricordo infatti una volta, quando verso le cinque del mattino, avevo fatto venire nella mia camera il cuoco, chiedendogli di portare con se anche la maionese e un cucchiaio, visto che nella mia mente, era partita una fantasia che volevo veramente menttere in atto, sentendo che tra le mie gambe, la mia figa umida e vogliosa, era eccitata ed impaziente di vedere il cuoco…

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