Lauretta e il patrigno
Era arrabbiata a tal punto da desiderare con tutta se stessa di ferire suo padre nel profondo. Avrebbe fatto qualsiasi cosa, ma l’idea di andare da Giulio le venne quasi per caso.
Lauretta aveva parlato con suo padre. Avevano discusso a lungo e lui aveva deciso che non avrebbe acconsentito a mandarla con le amiche in Grecia, per le vacanze estive.
I suoi voti non erano stati dei migliori durante l’anno e secondo lui, la ragazza, non meritava nessun incentivo che avrebbe alimentato quell’atteggiamento.
L’educazione era un valore sacrosanto e su quello non transigeva.
Lauretta odiava suo padre in milione di modi differenti, dopo quella conversazione che le aveva dimostrato per l’ennesima volta che lui non sarebbe mai stato dalla sua parte.
Giurò che gliel’avrebbe fatta pagare in qualche modo, ma in realtà non aveva molte armi a sua disposizione per ferire un uomo così cocciuto e all’antica.
Tornando a casa, ricordandosi dell’assenza di sua madre per via del turno notturno, ebbe l’idea che tanto aveva atteso per ferire il genitore che le aveva rovinato l’intera estate con una sentenza stupida e dittatoriale.
Giulio era l’uomo che suo padre detestava di più sull’itera faccia della terra. Il tutto era anche comprensibile, visto che lui era riuscito a sottrargli la moglie proprio sotto il naso.
Lauretta sapeva che Giulio non riusciva a resistere alle donne. Molto spesso lasciava acceso il suo computer e lei aveva frugato nei suoi account e nelle sue chat, scoprendo che il fidanzato di sua madre era un vero e proprio pervertito.
Senza pensarci due volte, bussò alla porta della camera da letto in cui Giulio stava guardando un film a basso volume.
-Chi è?
-Sono Lauretta, posso entrare un attimo?- domandò lei, con voce suadente.
-Certo.- rispose lui.
-Ciao… che fai?- chiese.
-Guardavo un vecchio film sui cowboy.
-Io adoro i film sui cowboy.- sorrise lei, mentendo spudoratamente.
Non aveva mai visto nemmeno un film di quel genere, ma quello che le importava davvero, era Giulio, adagiato sul letto, coperto solo dalla sua vestaglia.
Era giovane, ma era anche una mangiatrice di uomini. Tutte le donne lo erano, modo loro.
-Posso guardarlo assieme a te?
-Certo. Vieni qui!
Si vedeva lontano un miglio che quell’uomo aveva una voglia matta di farsela in ogni posizione del Kamasutra. Le ragazze giovani attiravano sempre gli uomini maturi, era così sin dai tempi di Lolita e forse anche da prima.
Quello era il suo ruolo, doveva interpretare una perfetta Lolita, pronta a farsi fare di tutto per un po’ d’attenzione.
Una cosa era sicura, quando Lauretta si metteva in testa una cosa, riusciva sempre a portare a termine i suoi scopi. Era una vera e proprio manipolatrice, quando ci si metteva d’impegno.
Doveva fare qualcosa per attirare l’attenzione di Giulio su di lei, così si mise a sedere sul letto e si stiracchiò la schiena in maniera molto sexy.
-Ho un tale mal di schiena.- disse.
-Mi dispiace.
-È quel maledetto zaino che ci fanno portare… non è che potresti farmi un massaggino? Non perderai nemmeno un fotogramma. Mi siedo su di te e, mentre continui a guardare la tele, potresti massaggiarmi un po’ le scapole? Che ne dici?
Giulio rimase senza parole. Era una ragazza dotata di una bellezza ed un fisico perfetti e dire di no sarebbe stato un po’ come insultare tutto il genere umano.
-Certo.
-Grazie, grazie, grazie.- disse lei, dandogli tre baci sulla guancia.
Si sistemò ben bene su di lui, poggiando il sedere esattamente sopra il pene. Giulio avvinghiò il suo esile collo con le mani ed iniziò a massaggiare il corpo di quella ragazzina tutto pepe.
-Ah, sì… bravo. Così. Sono sempre così tesa!
-Lo sento che sei molto tesa.
-Meno male che ci sei tu!- disse, contorcendosi sul suo cazzo, provocandogli un’erezione da manuale.
-Ma cosa fai, Lauretta?- domandò Giulio, imbarazzato.
Con uno scatto felino, simile a quello di un leopardo che atterra sulla preda, la ragazza si rigirò su se stessa, aprendo la vestaglia del patrigno, abbassandogli i boxer.
Giulio non ebbe nemmeno il tempo di reagire, che lei si era gia appropriata del suo pene, ingurgitandolo tutto d’un fiato.
Lauretta iniziò a salire e scendere, dolcemente, avendo affinato la sua tecnica con decine e decine di ragazzi del suo liceo.
A scuola girava voce che se ci fosse stato un campionato delle pompinare, Lauretta l’avrebbe vinto di sicuro.
Mentre il moto della sua testa continuava, una mano risalì dal basso ventre di Giulio, passando lungo il petto, il collo, arrivando infine alla bocca dell’uomo.
Strinse tra i denti quelle minute dita affusolate, godendosi quella stimolazione orale da primo gradino del podio.
-Ah.- sussurrò silenziosamente, quando lo sperma fuoriuscì da lui involontariamente.
La ragazza continuò a succhiare quel membro ancora per qualche istante, assicurandosi che l’orgasmo fosse giunto al termine, dopodiché si alzò e, avvicinandosi verso il cestino dell’immondizia che sua madre teneva a fianco al letto, sputò via l’eiaculazione del suo patrigno.
Tornando a letto, quasi per mettere un po’ a tacere l’imbarazzo che si era venuto a creare, disse -Abbracciami un po’.
-Certo piccola.- rispose il suo patrigno, intenerito da quella vocina così giovane e suadente.
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