La zia nello studio
Aveva la pelle profumata come un fiore in primavera. I suoi capelli svolazzavano a destra e sinistra, indomabili come al solito.
Le mie unghie graffiarono la sua schiena in un momento d’impeto, portato dall’eccitazione inarrestabile del momento.
Il suo seno aderiva al mio petto, mentre facevamo l’amore seduti, l’uno di fronte all’altra.
Sentii le sue labbra avvicinarsi alle mie e le nostre lingue unirsi in un gioco avvinghiante. Eravamo diventati una cosa sola.
Continuavo a spingere, assecondando i suoi movimenti pelvici, mentre le nostre ombre si allungavano sulle pareti antiche dello studio, assecondando il gioco del fuoco.
Ricordavo quando la guardavo cucinare e preparare torte per la famiglia, non mi sembrava vero di essere dentro di lei. Mia zia.
Era cresciuta assieme a mio padre, fratello e sorella e adesso stavamo facendo l’amore nello studio di suo marito.
Era molto giovanile come donna, ma non quel giovanile ridicolo, bensì quel giovanile che dimostrava che era proprio la sua anima ad essere giovane.
Era un errore e lo sapevamo bene, il fatto era che solamente gli errori avevano quel sapore così eccitante al gusto.
-Voglio che tu mi prenda da dietro.- disse mia zia.
La girai, mettendola con le mani contro la libreria era penetrai senza pietà. Stavamo scopando davanti ai grandi classici, da Melville e Calvino. I grandi ci stavano guardando e sono sicuro che se qualcuno di loro fosse stato lì presente assieme a noi, mi avrebbe chiesto di farsi un giro su quella donna di fuoco.
Mia zia inarcava la schiena, per assestare meglio i colpi che continuavo a riservarle con potenza e libidine.
Aveva una figa adorabile, bagnata e accogliente. Avrei voluto abitarci dentro se solo fosse stato possibile.
-Dì che sono tuo nipote… gridalo.
-Sei mio nipote. Sei il mio nipotino.
Tutti quegli anni a sognarla, pregando per poterla scopare almeno in una recondita fantasia della mia psiche e adesso stava succedendo. Era accaduto senza nessun motivo. Mio zio non c’era, ed io ero andato da lei a portarle una cosa da parte di mio padre e ad un tratto, mentre lei era girata di spalle, non ho resistito e le ho tirato uno schiaffo al culo.
Mia zia si girò immediatamente, restituendomi lo schiaffo, ma sul volto. Ero convinto di aver fatto una cazzata gigantesca, invece, dopo qualche secondo mi tirò un nuovo schiaffo, per poi baciarmi sulle labbra.
Il vestitino a fiori le volo giù quasi per incanto e mi trovai a scoparla. Era un qualcosa di semplicemente fantastico. Stavo facendo l’amore con mia zia. La zia più figa del mondo.
Decisi di infilarle un dito nel culo, per cercare di capire se la cosa le potesse piacere, nella speranza che mi lasciasse infilarle anche il cazzo in quell’antro anale.
Inserii l’indice e un sussulto di piacere fu quello che io interpretai come un ipotetico “abrcadabra” per il mio pene.
Le sputai sul buco e iniziai a frizionarlo per inumidirlo a dovere.
-Mi hai sputato addosso?- domandò, ingenua.
-Sì, voglio mettertelo nel culo.
-Saranno almeno dieci anni che non faccio sesso anale.
-Piccola… ci pensa il tuo nipotino a farti divertire, allora.
C’era qualcosa di estremamente perverso in tutto quello che stava accadendo all’interno di quello studio, ma quando il mondo ti serviva le sue leccornie più prelibate su di un vassoio d’argento, rifiutarle sarebbe stata maleducazione pura.
Le penetrai l’ano con forza, per sentirla gemere, una volta accusato il colpo, per poi iniziare e scoparla con metodo.
Lo sapeva prendere, si vedeva e soprattutto ne aveva voglia. Probabilmente suo marito non riusciva più a soddisfarla da un pezzo e quella scopata era uno spiraglio di luce in quel deserto emotivo che era la sua vita sessuale.
Le ingombravo l’ano, stringendole i fianchi con le mani, impedendo al suo corpo di muoversi troppo. Era mia, in quel momento, ed ero io a comandare.
-Stai ferma cagna.-dissi.
-Non mi muovo!- rispose lei, facendomelo diventare di marmo.
Le tirai uno schiaffo sul culo, mentre la nostra cavalcata continuava. La libreria iniziò a tremare fino a quando Tom Sawyer non cadde da uno dei ripiani; poco importava, era un libro molto sopravvalutato.
Decisi di prenderla per i capelli, tirandola a me, come se non fosse altro che la mia schiava sessuale ed io il suo padrone.
-Ah… mi stai facendo male.
-Scusa.
-Non ti scusare… continua!
Continuai a scoparmi il suo bel culetto da quarantacinquenne, nello studio in cui suo marito passava il tempo a psicanalizzare i suoi pazienti. Noi, al contrario di mio zio, preferivamo penetrare i corpi a scapito delle menti.
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