La star e il suo ex
Si trovava nuovamente davanti a quel campanello. Erano passati molti anni dall’ultima volta in cui aveva posato il suo dito su quel citofono.
Quell’ambiente non le apparteneva più. Oramai era passata a frequentare il mondo degli attori, degli stilisti e dei fotografi.
Faceva la modella da cinque anni e non vedeva Davide da quattro di questi. Si erano lasciati per un insieme di cose che in quel momento le sembravano tremendamente stupide.
-Chi è?- gracchiò il citofono.
-Sono Clizia.
-Clizia. Sali.
Davide non si sarebbe mai aspettato di sentire quel nome. Nessuno dei suoi amici lo pronunciava in sua presenza, per paura di farlo soffrire troppo.
Ciononostante vedeva Clizia praticamente ogni giorno. La incontrava sui cartelloni pubblicitari del centro, alla fermata dell’autobus e nelle pubblicità in televisione.
Era un modo per averla vicina anche quando non lo era.
Aprì la porta e se la ritrovò davanti.
Tutti quegli anni e non avevano niente da dirsi. Alimentarono il silenzio.
Lei stava con un attore belloccio della televisione e lui si era abbandonato alla solitudine.
Non una parola. Si baciarono con un impeto tale che quasi si fecero del male. Forse volevano proprio provocare del dolore al corpo dell’altro.
I vestiti caddero a terra, quasi come se una forza maggiore li avesse attirati verso il basso.
se avessero parlato avrebbero fatto un casino, come al loro solito. Il sesso era l’unica cosa buona che riuscivano a fare assieme, senza finire ad odiarsi, mangiandosi il cuore a vicenda.
Clizia afferrò il membro di Davide, masturbandolo, continuando a baciare quelle labbra di cui si era accorta di aver sentito la mancanze per molto tempo.
Come avevano fatto a stare lontani per così tanto tempo? In effetti era tutta colpa di Clizia. Davide era l’unica reale vittima dell’intera questione.
Il pisello del ragazzo finì dentro la modella di successo, penetrandola a dovere, proprio come non riuscivano a fare quegli attoruncoli da televisione del cazzo.
-Ah.- sussultò la ragazza.
Frequentava gli ambienti più alti della città e ancora non desiderava altro che essere fottuta da quel mezzo punk artistoide che viveva senza la concezione del domani.
Avrebbe voluto dire qualche frase porca, ma non voleva assolutamente spezzare l’incantesimo, iniziando a litigare. Voleva solamente quel cazzo dentro di lei. Quel cazzo che finiva molto spesso per sognarsi di notte, quando quello del suo fidanzato non riusciva a soddisfarla.
Cosa poteva pretendere da quel mondo scintillante che aveva iniziato a frequentare quasi come onere, se non vacuità e nulla.
La realtà stava esclusivamente nel corpo che si stava fottendo in quel momento. Sotto quella carne c’era un’anima e non solamente un fondo fiduciario e roba del genere.
Davide la voltò e sputando sul suo ano, le infilò il cazzo nel culo.
Le fece male, ma quello era uno dei suoi scopi.
Durante tutto quel trambusto si erano addirittura dimenticati di chiudere la porta dell’appartamento.
Non le piaceva prenderlo nel culo, ma sapeva di meritarsi quel trattamento. Era stata molto cattiva nei suoi confronti e quello era il suo modo di punirla, facendo l’amore.
La foga con qui Davide si stava sfogando in quel culo era inimmaginabile.
Il soffrire e il piacere stavano diventando una cosa sola. avrebbe voluto gridare, urlare, parlare, ma il silenzio era l’unico stratagemma utilizzabile per far continuare quella magia chiamata sesso.
Così, Clizia continuò a farsi sbattere senza ritegno, cercando di dilatare il più possibile il proprio ano.
Davide iniziò a schiaffeggiarle il culo. Ogni schiaffo era un’esplosione di piacere. Tutto la stava facendo impazzire, a partire da quel membro duro che le stava violando il culo a ripetizione, fino alle sberle che davano il tempo all’atto e le tirate di capelli.
Quella era l’unica maniera in cui voleva essere scopata e il suo uomo non l’avrebbe mai capito.
Davide era sempre stato l’unico individuo sulla faccia della terra, capace a capire ogni sua inclinazione sessuale.
La sborra segnò la fine di quella magia. Tutto finiva, purtroppo.
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