La scema del villaggio

Orgia e Gang Bang

Nessuno di noi in paese sa con certezza cosa sia successo nella testa di Elena, a un certo punto della sua vita. Tutti la chiamano la scema del villaggio perché non ha pudori, non ha difese, non ha tutte le rotelle a posto e spesso passa intere giornate mezza nuda nei campi a ridere da sola, a parlare con la natura come una primitiva che non si rende conto di quello che fa. O, forse, semplicemente se ne frega di quello che può pensare la gente di lei.

Ho sempre creduto che quello dei pazzi sia un mondo a parte, fatto di libertà e di innocente poesia. I cosiddetti normali sono schiavi della malizia ed è chiaro che, quando si trovano davanti un’ingenua picchiatella come Elena, si difendono giudicandola a morte.

Tutti gli uomini del paese dove vivo, in provincia di Bari, se la sono scopata almeno una volta. Sposati, fidanzati o celibi, tutti quanti hanno trovato almeno un’occasione ladra per approfittare della sua folle allegria e della sua tonta innocenza da bucare. Quando la incontrano per la strada, magari a braccetto con la fidanzata o in compagnia delle loro famiglie, tutti fanno finta di niente o magari la deridono. Ma quando se la trombano in mezzo all’erba o in una stalla, allora la trattano come una bambina che deve ancora crescere e che deve farlo crescere il più in fretta possibile, il nerbo in mezzo alle gambe.

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Lo confesso: ho provato anch’io l’infame piacere di fare il falco di fica scema. Una bambola così, che si lascia fare di tutto e asseconda come un’adorabile manichina suonata, fa il suo bell’effetto e nessun uomo può negarlo. Io l’ho provato e mi sono ritrovato un cazzo di marmo che ha resistito nel suo tenero culetto più di quello che avrei mai immaginato.

E’ successo nel posto giusto e al momento giusto, il giorno in cui il mio amico Nicola, proprietario di un casale e di una villetta con tanto di piscina, era completamente libero da qualsiasi impegno familiare e aveva tutto il tempo di potersi cuccare ‘la scema del villaggio’.

La famiglia di Nicola era in vacanza e lui aveva una voglia tale di farsi una trombata insolita che il cazzo gli scoppiava al solo pensiero. Però, lo eccitava l’idea di farsela in gruppo e, bontà sua, ha scelto me e Lino per la grande sfogata.

Toccava a lui trovare il modo e la situazione ideale per attirarla in villa. L’aveva ‘pescata’ in piena campagna, a chiacchierare come al solito con la natura, mentre si sgrillettava allegramente. Fortuna che non lo aveva visto nessuno. Io e Lino lo aspettavamo a casa sua.

Elena non è una bellezza però, oltre ad arrapare per la sua tonta sensualità, basta osservare il suo comportamento per capire che è una gran porca. Porca perché non rifiuta niente e la diverte tutto. Magari fossero tutte così, le donne…

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Vicino alla stalla, abbiamo cominciato a giocare con lei, a toccarla come si farebbe con una studentessa alle prime armi, con quei gesti infantili pieni di peccato. Lei, circondata da tre avvoltoi, ha cominciato a cantare a squarciagola. Stonata come una campana, si faceva spogliare, succhiare le belle tette piene, ficcare dalle nostre dita cafone. Bella pelle, fare da vacchetta pronta per la munta e per la monta, sguaiata come una cameriera ignorante.

Che batteria ci siamo fatti, con quella tontarella per niente vergine, sfondata da tutti, dalle tane calde e spalancate al dio cazzo. La prendevamo in giro mentre la leccavamo dappertutto strusciando i nostri uccelloni già rizzati al massimo. Ci smanettava ubriaca di sole e ci raccontava una storia più strana dell’altra, sparando frasi senza senso mischiate ad altre oscenità da erezione feroce.

In ginocchio ci divorava il cazzo a turno e ne ingoiava anche due per volta. Che pompe, che succhiate fameliche… Eravamo talmente infoiati che l’abbiamo inculata subito sbattendole tutta la nostra rabbia legnosa nei fondelli insaccati senza pietà. E poi, ci siamo rintanati contemporaneamente nella fregna e nel culo mentre un altro glielo cacciava in gola volgarotto. Nicola, il padrone di casa, ha continuato a ficcarla dietro più di noialtri che non ce la facevamo più a frenare lo scoppio.

L’abbiamo rimandata a casa col culo rotto e col muso coperto da una maschera di sborra.  Qualcuno l’ha vista per strada conciata in quel modo e avrà pensato a qualche barbone di passaggio fuori di testa. Nessuno sa quante volte ce la siamo trombata in gruppo, la scema del villaggio…

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