La ninfomane e le ripetizioni

Giovane ragazzo scopa una milfona. Racconti Erotici

La sua ossessione superava sempre tutto quanto. Non esistevano barriere in grado di contenere la sua ninfomania.
Paola aveva bisogno di cazzo, sempre e comunque. Nulla la distraeva dalla sua inarrestabile voglia di farsi scopare da chiunque in un qualunque momento.
Quel pomeriggio stava per oltrepassare nuovamente il limite della decenza. L’animo della puttana le era costato già tre posti di lavoro, persi per essersi fatta a beccare a fare le peggiori cose.
L’ultimo lavoro da cui era stata licenziata era stato un impiego in cucina. Il titolare del ristorante per cui lavorava, l’aveva beccata intenta a farsi leccare la figa da sua moglie.
Federico si stava letteralmente addormentando sui libri, mentre lei non riusciva a distogliere lo sguardo dal cavallo dei suoi pantaloni.
Dava ripetizioni a quel ragazzo due volte a settimana e quel lavoro le serviva veramente, ma quando la sua figa iniziava a prudere in quella maniera, non c’era niente da fare.
Paola afferrò il volto di Federico e, tirandolo a sé, iniziò a baciarlo, infilandogli la lingua in gola.
Federico non riusciva a credere che stesse succedendo veramente, perché faceva in continuazioni sogni e fantasie erotiche su quella ragazza che gli dava ripetizioni.
Senza esitare, mise una mano sul seno di Paola. Era proprio come l’aveva sempre immaginato: piccolo e sodo.
Paola non era bella, ma semplicemente arrapante, il che le conferiva lo status di ragazza che tutti volevano portarsi a letto; cosa che praticamente succedeva quasi sempre, vista la sua propensione a darla via come se non fosse la sua.
Quando veniva posseduta dal demone della ninfomania, Paola agiva in preda di una specie di euforia istintiva.
Slacciò immediatamente i pantaloni del ragazzo, prendendogli in bocca il pene, iniziando a ciucciarlo.
Quella troia gli stava facendo un pompino e lui non riusciva realmente a crederci.
-Succhiamelo, cazzo… succhiamelo tutto.- disse, sentendosi il più figo del mondo.
Se solo avesse avuto il cellulare a portata di mano, avrebbe sicuramente fatto un video per poi vantarsi con tutti i suoi amici.
Paola ciucciava il cazzo in maniera violenta, quasi per farlo diventare di marmo il prima possibile, per poi infilarselo subito nella figa. Sembrava una drogata di cazzo.
Estrasse dalla borsa un preservativo al lampone e, mettendoselo in bocca, l’infilò attorno al cazzo di Federico. Era diventata una vera e propria professionista col passare del tempo.
-Quanto sei brava.- disse il ragazzo.
-Zitto e scopami.- rispose lei, iniziando a slacciarsi le scarpe.
Sembrava realmente una drogata in cerca di una dose. Si sfilò i pantaloni, le mutande e, mettendosi a cavalcioni su Federico, inghiottì il suo cazzo duro all’interno della sua accogliente figa grondante di piacere.
Scopava quasi senza sentire niente. Lo faceva più che altro come una sorta di sport. Farsi fottere da chiunque era il suo jogging.
-Ah. Ah. Ah… sì. Sì.- disse lei, saltando su e giù.
-Scopami. Scopami.- gridò Federico, eccitato all’inverosimile.
Il cazzo, rivestito di latex aromatizzato al lampone, entrava ed usciva dalla figa di Paola con forza e costanza. Dentro, fuori, dentro e ancora fuori.
Avrebbe voluto solamente essere scopata in continuazione da ogni pisello del mondo. La sua vita era una religione che aveva come unica divinità il membro maschile.
-Ah.
Godeva come una cagna. Era perfettamente consapevole del fatto di essere una troia, capace solamente di rovinare la sua vita per qualche centimetro di carne, ma non poteva fare altrimenti.
Nessuno psicologo era riuscito ad aiutarla e alcuni di loro era riuscita addirittura a portarseli a letto.
Venne, continuando a cavalcare quel ragazzo come se lui fosse un puledro in un maneggio e lei una cowgirl.
Rimase immobile per alcuni istanti, somatizzando l’amplesso.
-Sei venuto?
-No.
-Ok.- rispose, sollevandosi.
Tolse il preservativo dal ragazzo e riprese a succhiarlo con movimenti molto più fluidi della volta precedente. Dopo essersi fatta scopare, perdeva quella foga istintiva dovuta all’esigenza di introdurre in lei un cazzo il prima possibile, solamente allora diventava una pompinara degna di questo nome.
Ingoiò tutto lo sperma del ragazzo, iniziando a sentire in lei quella vocina interiore che iniziava nuovamente a darle della puttana.
Era una puttana, ma se per godere in quella maniera doveva essere tale, allora quel termine finiva per non infastidirla più di tanto.
Si sollevò e diede un bacio sulla fronte a Federico.
-Hai delle tette veramente meravigliose.- disse lui, ancora incredulo.

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