La matrigna (parte1)

Ragazza porca ed arrapata

Avevo sedici anni quando successe per la prima volta.

Mio padre si era risposato da poco ed io ero stato invitato da lui e dalla sua nuova consorte a passare le vacanze invernali a casa loro.

Ero molto teso all’idea d’incontrare la mia matrigna. All’epoca non esistevano ancora i social network e non avevo la minima idea di che volto potesse avere la nuova fiamma di mio padre.

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Avevo preso abbastanza bene il divorzio, avvenuto tre anni prima per via di una crisi che durava da svariati anni e non mi dava fastidio l’idea di vedere mio padre con una nuova moglie.

Fatto sta che prima di citofonare al loro interno, mi accesi una sigaretta in mezzo alla strada, giusto per rilassare un po’ i nervi prima dell’imminente incontro.

-Tu devi essere Vittorio?- sentii.

Mi voltai e notai una bellissima donna, bruna, alta e con un seno prosperoso.

-Io sono Monica e tu devi essere Vittorio! Ti ho riconosciuto dalle foto che mi ha mostrato tuo padre.

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-Piacere.- risposi, rimanendo folgorato dalla sua prorompente bellezza.

Al mondo esistono donne in grado di scuoterti qualcosa dentro e Monica era sicuramente una di quelle donne. Aveva un’insaziabile faccia da porca.

Il mio non vuole risultare un insulto alla persona, ma che la mia matrigna abbia una faccia da maiala è un dato di fatto.

-Dammi pure le buste… le porto io.- dissi, notando che aveva le mai occupate dalle buste della spesa.

-Come sei gentile.

Mi diede le buste e assieme salimmo verso l’appartamento. Durante la salita rimasi con lo sguardo incollato al suo bel culo rotondo. Mio padre era proprio un uomo molto fortunato.

-Tuo padre arriverà tra un paio d’ore, spero non ti dispiaccia passare un po’ di tempo con me?

Non mi dispiaceva assolutamente.

Passai il resto della giornata con Monica e mio padre, chiacchierammo, cenammo ed infine andammo tutti a letto, loro nella stanza matrimoniale ed io sul divano letto della sala, davanti al televisore.

Inutile dire che quella sera non riuscii a chiudere occhio per tutta la notte. Monica non voleva uscire dai miei pensieri.

A cena il mio sguardo continuava a sprofondare tra le sue tette, viaggiando con la fantasia in un universo parallelo in cui le mie mani potevano accarezzare quello montagnette dell’amore.

Senza quasi accorgermene, iniziai a masturbarmi, cercando di fare meno rumore possibile. Pensavo a lei, alla mia prosperosa matrigna tutta nuda e bagnata. Avrei pagato l’ira di Dio per poterle sborralre addosso almeno una volta.

La porta della stanza di mio padre si aprì ed io smisi di fare quello che stavo facendo e finsi di dormire.

Conoscevo il passo di mio padre e riconobbi immediatamente nell’andatura delle movenze diverse. Aprii gli occhi per gustarmi l’immagine di Monica per casa e con mio grande stupore notai che si stava dirigendo verso di me.

-Vittorio… Vitto, stai dormendo?- sussurrò.

-No… dimmi.

-Senti, non voglio sembrare invadente, ma vedi… il fatto è che io ogni notte, ad una certa ora, me ne vengo qui sul divano a dormire, perché tuo padre russa da morire ed io, al contrario suo, ho il sonno ipersensibile. Visto che il letto è una piazza e mezza, ti dispiacerebbe farmi un po’ di spazio? Prometto di non darti fastidio.

Stava accadendo davvero? Non ci potevo credere.

-Figurati, vieni pure.

Come diavolo avrei fatto a nascondere l’erezione?

-Grazie.- disse, mentre inavvertitamente la sua mano mi toccò il pene duro.

-Oh, cazzo… scusa, Monica.

-No… no, non ti devi scusare. Dio che imbarazzo. Vuoi che me ne torni in camera?

-No, no. Scusa è colpa mia.

-Ok. Facciamo così: io devo dormire… tu pure e mi pare che con quel coso non si riuscirà a chiudere occhio; la vuoi una sega?

Non risposi, ma mi limitai ad abbassarmi i pantaloni. Monica me lo prese in mano ed iniziò a masturbarmi.

-Posso… posso toccarti le tette?

-Certo, ma me lo chiedi? Ti sto facendo una sega…

La mia vita si stava trasformando nella sceneggiatura di un film porno.

Quella mano mi stava facendo impazzire di godimento. Iniziai a baciarle le tette, leccandole i capezzoli.

-Mi fai il solletico.

Avrei voluto chiederle di farmi un pompino, ma mi sembrava eccessivo. Le guardavo la mano scivolare sul mio cazzo.

Non avevo mai desiderato niente in maniera così ardente in vita mia.

Sborrai su quella mano, stringendo quel seno immenso.

-Mi piace fare la matrigna.- disse, con tono provocante.

La mia sborra se ne stava sulla sua mano. Le accarezzai una guancia e la baciai.

-Sei veramente bella, Monica.

-Grazie. Forse abbiamo sbagliato a fare…

-No, nessuno sbaglio. È stato bellissimo.

-Lo penso anche io, Vittorio.

Era così eccitante che solamente a guardarla con la mano ancora sporca di me, quasi mi ritornava duro.

(continua la seconda parte del racconto erotico)

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