La groupie sul tour bus
Il mio lavoro ha molti fattori positivi. Giro il mondo in lungo e in largo, mi muovo sempre in prima classe e dormo ogni notte in una stanza d’albergo diversa.
Vi starete sicuramente chiedendo quale sia il mio lavoro. Faccio la groupie.
Mi trovavo nel tour bus della band che sto seguendo ancora adesso, precisamente al fianco di Nemm, il noto batterista finlandese.
Lui è una leggenda del rock, alto bello, maledetto e bravissimo a suonare. Inutile dire che moltissime ragazzi mi invidiano da morire per il semplice fatto che lui dedichi così tanto tempo alla sottoscritta.
Non è per niente difficile fare la groupie. Le uniche peculiarità del ruolo sono la capacità di ingurgitare più alcol di un uomo e la capienza orale.
Queste rockstar sono degli animali scatenati, mentre certe volte si trasformano in dei bambini in cerca d’attenzione, pronti a piangere sul tuo seno.
Quel pomeriggio eravamo diretti verso Berlino, dopo la data a Roma. Nemm mi stava guardando con quello sguardo allupato che tira su quando inizia a carburare con la mente, visti gli eccessi alcolici della notte precedente.
Non è da tutti bere le ingenti quantità d’alcol che beve lui, soprattutto quando la sera successiva devi suonare davanti a folle oceaniche. Forse è per questo che mi piacciono così tanto le rockstar, perché ragionano come se fossero delle divinità immortali, quando in realtà sono perfettamente consapevoli dei loro limiti.
-Cosa ne dici di farmi quel giochetto che sai fare tanto bene?- disse, aspirando una lenta boccata dalla sua sigaretta.
-Certo… vieni, andiamo in bagno.- risposi io, vogliosa come sempre.
-No, baby… facciamolo qui.- disse, senza scomporsi minimamente.
Realizzai in quel momento che quel ragazzo mi stava chiedendo di fargli un bocchino sul divanetto del tour bus, proprio in mezzo ai roadie e ai suoi compagni di band.
Ora, per farvi capire bene la situazione devo farvi una premessa. Ci sono centinaia di ragazza pronte a prendere il mio posto e mi aspettano tutte al varco, scalpitanti, solamente per prendere in bocca il cazzo di Nemm, davanti ai suoi amici e anche davanti ai loro stessi genitori, pur di farsi sborrare in faccia da una stella del rock. Non potevo proprio permettermi di perdere il mio status. Amavo troppo le belle stanze d’albergo e la bella vita che solamente quella gente poteva regalarmi.
Gli tirai giù la patta dei pantaloni e tirai fuori il suo pisello. Iniziai a massaggiarlo, perché solitamente ci metteva sempre un po’ per rizzarsi, visto l’alcol che quel ragazzo aveva perennemente in corpo.
Quando divenne duro, mi abbassai ed iniziai a crucciarglielo con tutto l’ardore che avevo dentro.
Se succhi il cazzo ad una rockstar devi essere la migliore, altrimenti rischi solamente di svanire nella loro memoria, in mezzo a tutte le altre pompinare del passato.
-Grande Nemm! Bocchini di prima mattine, eh?- disse qualcuno, probabilmente il chitarrista.
Mi sentii un po’ umiliata, ma non è che m’importasse poi così tanto. Era solamente una pompa.
Mi piaceva molto sentire il suo cazzo duro nella mia bocca, tutto ricoperto dalla mia saliva, mentre continuavo a ciucciare, risucchiando ogni parte di lui.
Nemm mi mise una mano in testa e mi spinse giù, fino a farmi inghiottire tutto il pisello.
Era una cosa che faceva molto spesso, perché come molti altri uomini, adorava esprimere il suo potere in quella maniera.
Quando glielo prendevo tutto in bocca, sentivo di essere vicina a lui più d’ogni altra donna, sua moglie compresa.
Le mogli non spompinavano mai i loro mariti con quella tecnica e spesso non si lasciavano nemmeno sborrare in bocca.
-Ehi, non è che dopo me la presteresti? Devo scaricare un po’ di tensione prima di questa sera.- gridò il cantante a Nemm.
Continuai a ciucciare, fingendo di non sentire quelle porcate, quando Nemm disse chiaramente -Appena sborro te la mando. Devi assolutamente provarla.
Mi sentii piccola, piccola. Mi ero aperta molto con quel ragazzo e gli avevo confidato cose di me che non avevo mai detto a nessun altro uomo e lui mi voleva prestare ad un suo amico. Ci rimasi molto male, ma nonostante tutto, continuai succhiare.
Forse non smisi di fargli il pompino perché era l’unica cosa che sapevo fare. Loro sapevano suonare ed io sapevo succhiare cazzi. Anche la mia era arte ed esattamente come loro, venivo ripagata con stanze d’albergo e vini costosi.
Certo, a me mancavano le ville e le macchina d’epoca, ma non mi potevo lamentare così tanto.
-Cazzo sì! Che assolo di fiati.- disse, sborrandomi in bocca.
MI alzai, sputando la sborra in un bicchiere vuoto.
-Sei stata davvero brava, baby… adesso dovresti andare dal mio socio. Deve scaricare la tensione.
Mi alzai e mi diressi verso il prossimo cazzo che avrei incontrato.
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