La gioia di famiglia

la gioia di famiglia

L’aspettava, eccome se l’aspettava. Ma lui non aveva nemmeno il coraggio di chiamare, di telefonarle, di farle una men che minima proposta. E lei non poteva chiamarlo. Era una “brava ragazza”, non chiamava gli uomini, aspettava che la chiamassero. La mamma le diceva sempre che doveva tenersi pura per un buon marito, in grado di mantenerla, di comprarle quel che lei voleva, una bella casa, una bella auto, una posizione insomma. Mamma le aveva insegnato il bon ton, a ridere quando andava fatto e a rifiutare avance anche ardite.

Ma lei non era preparata a quel ragazzo incontrato per caso. Mioddio se era bello, fremeva tutta al solo ricordo del sorriso che le aveva lanciato dallo scaffale degli horror in libreria. Certo uno che andava in libreria non doveva essere un gretto elemento del mondo popolare, operaio, degli analfabeti che le guadavano spudoratamente il culo quando passava davanti al cantiere per andare a scuola. Anche se il ragazzo non era vestito come si conveniva, aveva i calzoni bassi e con pezze  buchi e una camicia stropicciata sopra ad una maglietta con dei buchi e poi, orrore degli orrori un berretto di lana in testa da dove uscivano capelli non lavati! Lei l’aveva guardato perché, cazzo, la attirava! Quell’orrore di vestiti, quelle scarpe grosse da militare, e la barba… non aveva mai visto un ragazzo giovane con la barba così lunga. Lui doveva averla scoperta, che lo sbirciava di nascosto dietro lo scaffale della letteratura contemporanea e forse per quello le aveva sorriso. Mioddio che bel sorriso e così Clara aveva iniziato a tremare e… a non capire più nulla.

Lui le si era avvicinato, quasi ad un palmo di mano e le aveva sussurrato all’orecchio:

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“Ciao dolcezza, sei sola?”

“Oddio si”, disse Clara tremando evidentemente.

“Oddio anche io sai. Hai paura o ti stai eccitando? Perché l’aria della troietta cellai”

Disse quelle parole guardando negli occhi neri di lei con un mezzo sorrisetto a fior di labbra. Spocchioso, provocante, senza alcun rispetto per una ragazzetta vestita da “brava ragazza”. Queste tipe lui le conosceva, bastava infilarle una mano dentro ai jeans e si bloccavano lì, come oche all’ingozzo per farne patè fragois.

Lei non si mosse e lui nemmeno aveva la mano nei jeans.

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“Vieni pasticcino, seguimi che ti faccio vedere una cosa”, disse lui girandosi teatralmente e allargando il sorriso sulla faccia di lei.

Clara lo fece, lo seguì, come fosse ipnotizzata, senza dire una parola.

Si ritrovò nei bagni della grande libreria. Lui, appena la porta le si chiuse alle spalle le si parò davanti e con il solo corpo postole di fronte, senza toccarla, la infilò in un cesso stretto con la porta rossa. Non dissero una parola anche se non c’era proprio nessuno nei bagni.

Clara si trovò seduta sul wc con davanti la patta del ragazzo che dall’alto continuava a sorriderle. Puzzava, o era lui o era il cesso.

“Hai mai visto un cazzo gioia?”

“…n…o….”

“lo vuoi vedere? Te lo faccio vedere, ma solo se vuoi. Mi devi dare 50 euro ragazzina”

“…c..osa?”

“Tira fuori 50 era troietta. Mica lo faccio vedere a chiunque. Tu sei fortunata baby, lo potrai anche accarezzare”

Clara tiro fuori in automatico dalla tasca della borsetta di Marca 50 euro e le diede al ragazzo.

“Brava zoccola di mamma! E adesso te lo faccio vedere…”

Clara tremava di più ma voleva quello per cui aveva speso i soldi della giornata che papà gli aveva lasciato sul comodino la mattina. Rimase ferma il più possibile seduta su quel cesso di libreria.

Il ragazzo lo estrasse dopo averlo smanettato per alcuni secondi dentro alle mutande e poi lo infilò in bocca a Clara, senza ao né bao. Le aveva afferrato la testa da dietro, così lei aveva aperto la bocca, forse dallo stupore, e ora gliela premeva contro i suoi genitali. Il cazzo tutto in bocca. Le veniva da vomitare perché il cazzo era lungo ma a parte appoggiare le mani sulle anche del ragazzo cercando di allontanarlo Clara non fece altro.

Il ragazzo non ci mise molto e le sborrò in bocca, lei fu costretta a deglutire.

Non sapeva che gusto avesse e di che consistenza fosse quella cosa prima di allora. Inghiottì d’un fiato e liberata la bocca disse “ahhh”.

Lui si chinò su di lei e le farfugliò all’orecchio: “Brava troietta, da oggi sei ufficialmente la mia puttana da pompino. Ti aspetto domani qui alla stessa ora e porta i 50 euro piccola zoccola di papà”.

Mentre Clara ritornava pensò che quel ragazzo era proprio bello. Finalmente aveva trovato il modo di spendere i soldi di papà. Qualcuno da oggi l’avrebbe amata. Per sempre.

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