La dark room

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Ero già entrata in locali trasgressivi. Avevo ballato, bevuto qualche drink e di tanto in tanto avevo baciato qualche sconosciuto nella pista da ballo, ma non mi ero mai spinta oltre.

Non so perché presi quella decisione, l’unica cosa di cui sono sicura è che la presi. Stavo ballando, i b.p.m. continuavano a salire ed io mi sentivo come smarrita in un labirinto di perdizione.

Tutti quei ragazzi e quelle ragazze, il sudore e la voglia di mostrare il proprio corpo al ritmo di musica, iniziarono ad eccitarmi all’inverosimile.

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Un ragazzo sulla trentina si avvicinò a me e dopo aver appoggiato il suo pacco sul  mio culo, iniziò a strusciarsi. Era così eccitante.

Ballavamo mentre il suo pisello diventava tempre più duro, scavandomi quasi un solco tra le chiappe.

Avevo rotto con il mio ragazzo da circa una settimana e volevo solamente divertirmi. Più il cazzo di quello sconosciuto finiva per aderire al mio culo, più il desiderio di essere scopata senza ritegno cresceva e cresceva a dismisura.

Se solamente avessi voluto, quell’uomo sarebbe venuto in bagno con me e mi avrebbe presa sul lavandino o in una delle cabine bagno, ma non era quello ciò che volevo. Io desideravo qualcosa che andasse oltre la trasgressione di una sveltina in un cesso pubblico.

Il suo cazzo spingeva verso il mio buco di culo ed io, continuando a scalmanarmi tenevo costantemente lo sguardo sulla porta della dark room.

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Avevo sentito decine e decine di storie su quella stanza. Gente ubriaca ed impacciata che te l’infilava dove e quando voleva. Sborrate, sodomia e quant’altro e a dividermi da quel mondo oscuro c’era solamente una porta nera.

Abbandonai il mio compagno di ballo, se avesse voluto qualcosa di più di una semplice strusciata avrebbe  dovuto seguirmi in quell’inferno.

Aprii la porta ed entrai.

La musica era meno alta dell’altra stanza, ma non bassa abbastanza per sentire gli ansimi delle persone al suo interno. Sentii delle mani toccarmi le tette e la figa.

All’interno di quel covo di pervertiti non avevamo delle facce, ma solamente organi sessuali. Toccavano la mia fica quasi per assicurarsi che fosse naturale e non una di quelle fiche costruite da un chirurgo.

Decisi di toccare anche io le leccornie che quel posto aveva imbastito sul banchetto dell’erotismo.

Presi in mano due cazzi. Mi sentii al settimo cielo. Non sapevo a chi appartenessero quegli organi. In quella stanza non eravamo nessuno.

Qualcuno mi mise a pecorina e sentii un cazzo entrami in bocca. la musica pompava ed io con lei iniziai a pompare. Succhiai quel cazzo sudato come non avevo mai succhiato prima. Ero affamata di cazzo e il mio unico desiderio era inghiottirne quanto più fossi riuscita a trovarne in giro. Cazzo dappertutto.

Sentii una pressione e un dolore momentaneo, capendo che dietro di me qualcuno me l’aveva infilato nel culo.

Inghiottendo quel cazzo a me sconosciuto, mentre il mio culo subiva colpi a ripetizione continua, l’unico mio pensiero era il seguente: più cazzo.

Desideravo un ultimo cazzo nella mia fica… l’unico buco ancora disponibile.

Il cazzo numero uno mi sborrò in bocca e sparì dalla scena. Il tizio che mi stava inculando era un vero e proprio professionista, ci sapeva fare.

Una mano iniziò a toccarmi la faccia. Un cazzo mi accarezzò la guancia e in un attimo sentita schizzata di sborra sul volto.

Non aveva nemmeno controllato se fossi una donna, un uomo o un trans. Evidentemente voleva solo sborrare in faccia a qualcuno.

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