La Cena del peccato
“Abbiamo avuto una lunga discussione a riguardo, giusto? Non ti ricordi?”
“Sì, tesoro.”
La cameriera si avvicinò al tavolo, posizionando le portate davanti a loro.
Tutto era iniziato per scherzo. Si trovavano a casa e Andrea se ne uscì con questa cosa dei sogni erotici.
“Qual è il tuo sogno erotico?”
Maria rispose che per lei fare l’amore in una barca a vela sarebbe stato il massimo. Ovviamente, di rimando, chiese al suo fidanzato quale fosse la sua perversione nel cassetto.
Era abbastanza strana come cosa, ma Andrea ci mise poco a tirarla fuori.
“Vorrei andare con te al ristorante e mangiare lasciando dentro di te il vibratore acceso per tutta la durata della cena.”
In un primo momento a Maria sembrò tutto così strano e vagamente inquietante, ma poi, affamata com’era sempre stata d’esperienze, decise di accontentare il suo ragazzo.
Per questo motivo, il bicchiere di vino bianco che teneva tra le mani per il brindisi iniziale tremava leggermente.
“A noi, tesoro.”
“A noi.”
“Hai qualcosa che non va?”
“No, amore. Tutto… tutto bene.” rispose, tremolante, leccandosi le labbra.
Mantenere acceso il rapporto era basilare per la vita di coppia e di tanto in tanto, aggiungere un po’ di piccante all’interno della loro relazione era divertente.
La cameriera non si era accorta di niente e nemmeno gli altri commensali, tuttavia, conoscendo perfettamente ogni micro espressione della faccia della sua fidanzata, Andrea percepiva l’eccitazione nel suo volto.
Il vibratore era molto potente ed oltre ad esserselo infilata tutto, all’interno della fica, avevano deciso di aumentare il voltaggio al massimo, giusto per rendere le cose un po’ più interessanti.
Le pulsazioni del suo corpo iniziarono ad aumentare e ad ogni morso di bistecca, Maria aveva l’istinto di sputare tutto nel piato per ansimare. Essendosi scostata le mutandine, stava bagnando la pelle rossa dalla sedia del ristorante stellato.
La scelta della location era stata la sua. Se dovevano buttarsi in un’avventura erotica del genere, almeno avrebbero mangiato divinamente.
“Mh.” sussurro, in maniera quasi impercettibile.
“Hai detto qualcosa, cara?”
“No, assolutamente.”
“Mi era sembrato.”
“Beh, ti è sembrato male, allora.”
Le dimensioni del dildo erano tozze e falliche e solamente la presenza di un oggetto di quella grandezza dentro di lei l’avrebbe fatta eccitare, ma con il voltaggio al massimo, stava letteralmente per avere una crisi di nervi.
Se solo avesse potuto, avrebbe preso il piatto davanti a lei e l’avrebbe lanciato via. Ma avevano deciso che la durata di quella fantasia doveva proseguire per tutta la cena e, nonostante fossero solamente alla prima portata, lei non era una donna facile a tirarsi indietro nelle sfide.
All’ultimo boccone di bistecca, Guardò Andrea, chiedendogli con tono sommesso “Ce l’hai duro?”.
“Non puoi immaginare quanto.”
La cameriera tornò al tavolo.
“Desiderate un secondo?”
“Io vorrei un astice ai ferri e tu?”
“Io… io, verrei… ehm, vorrei una frittura di pesce.”
“Perfetto.” rispose, dileguandosi.
Nell’arco della sua vita sessuale aveva avuto molti rapporti, ma per la prima volta le accadde qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile. Il tintinnio delle forchette, i passi dei camerieri sul pavimento, le mascelle masticanti e perfino le palpebre sbattute, tutto iniziò ad amplificarsi nelle sue orecchie. Con un movimento quasi isterico, fece cadere a terra il coltello.
“Avanti cara. Raccoglilo. Qualcuno potrebbe farsi male.” disse Andrea, bevendo un sorso di vino.
“Si, solo un attimo.”
Maria si abbassò di lato, piangendo dall’eccitazione, cercando di godere in silenzio un orgasmo frastornante.
Dopo aver posato nuovamente sul tavolo il coltello, sentì le lacrime scenderle lungo le guance.
“Non ce la posso fare.”
“Ti stai arrendendo, quindi?”
Aveva avuto tutto dalla vita e non si era mai arresa. Come poteva il piacere diventare una sconfitta. Decise in quel momento che avrebbe portato a termine quella cena anche a costo di inondare il pavimento sottostante, facendo scivolare i camerieri.
Quando arrivò la frittura, la cameriera si perse per qualche secondo nello sguardo di Maria, notando il suo pianto. Non disse niente.
Dopo il primo morso chiuse gli occhi, iniziando ad andare in iper ventilazione. Posò una mano sulla fronte e abbassò il capo, mentre il filo di bava scivolo dalla bocca al tavolo, regalando ad Andrea un momento che avrebbe fotografato nella sua memoria, rivangandolo ogni qual volta avesse avuto bisogno di stimolare la sua erezione.
La realtà dei fatti aveva superato di gran lunga ala sua immaginazione. Quella visione gli provocò una serie di emozioni indescrivibili. Capì che non solo amava quella donna, ma che dopo quella serata non avrebbe mai più desiderato nessuno al di fuori di lei. Era tremendamente bella e debole in quegli istanti, completamente rapita dall’amplesso all’interno di uno dei luoghi più chic della città.
“Ahhh. Cazzo. Ahh. Sii.” cercò di sussurrare, alzando inevitabilmente la tonalità di voce.
“Vuoi fermarti, cara?”
“Ma come… vuoi andare via prima del dolce?”
Avrebbero ricordato quel giorno come il miglior rapporto erotico della loro vita, nel bel mezzo di una fantasia che ai più sarebbe sembrata inaccessibile. Erano stati dei sognatori e quell’orgasmo aveva ripagato sia Maria che Andrea.
La pulsante erezione di lui, tirava verso l’alto, pronta a sfogarsi dentro la donna che in quel momento stava vivendo l’orgasmo più emblematico che avesse mai provato.
Quando arrivò il dolce l espressione di Maria divenne come quella delle statue greche: espressiva e statica. Sembrava aver raggiunto il nirvana dell’erotismo e per un attimo Andrea invidiò quella ragazza con al suo interno un generatore di piacere continuo ed ininterrotto.
Kappa
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