La casa della padrona ( Parta II )
Ero alla buia casa della padrona, legato su una ruota della tortura, simile a quella utilizzata nel medioevo e con un’enorme dildo spinto nel mio culo, che era rimasto appeso per meta’ fuori dalle mie chiappe, come una coda.
La mia padrona arrivo’ avanti a me e comincio a masturbarmi ferocemente, schiaffeggiandomi la cappella e le palle. ” So che vorresti sborrarmi in faccia, porco di uno schiavo “. Era vero, aveva le tette enormi, la figa pulita e un culetto che avrei voluto violentare volentieri. I suoi movimenti veloci e feroci mi fecero sborrare molto velocemente. Quando il primo schizzo’ usci, la padrona prese la mia cappella in bocca, succhiando dentro tutta la sborra che usciva dal mio cazzo. Dopo, qualche sberla colpi’ la mia cappella sensibile dall’orgasmo. Poi mi ritrovai faccia a faccia con lei. Io avevo la bocca riempita dalla palla rossa e lei la bocca piena della mai sborra. Uno schiaffo violento fece volar via la palla dalla mia bocca. Con una mano mi strinse le guance, in modo da tenere aperta la mia bocca, per poterci sputare dentro la mia stessa sborra, mischiata alla sua saliva. ” Ingoia tutto schiavo “, era il suo ordine…esitai e dietro di me, qualcuno diede una forte spinta al cazzone incastrato nel mio culo ” INGOIA TUTTO SCHIAVO ! “. La seconda volta ingoiai tutto, vomitandomi addosso tutto quanto. ” Ora schiavo, pulisci tutto “.
Liberato dalla ruota, ma con il dildo ancora nel culo, mi abbassai in ginocchio, come un cane, per pulire il mio vomito, misto con la mia sborra e la saliva della mia padrona, seduta sul suo trono, che osservava il mio operato. ” Sbrigati schiavo “, fu il suo commeto, dato con un tono di chi si stava annoiando. Il dildo nel culo mi rendeva tutti i movimenti dolorosi, specie quando mi abbassavo e mi rialzavo. Dopo aver pulito tutto, andai verso la padrona ” NO SCHIAVO…i cani non camminano in piedi “. Mi abbassai nuovamente, camminando a 4 zampe verso la mia padrona, che mi mise direttamente il collare con la catena sul collo. Mi diede un calcione alle palle ed uno sul dildo, provocandomi un lancinante dolore, che mi aveva fatto accasciare su un fianco, cercando di non far uscire dei lamenti, con la paura di un nuovo castigo. Una strattonata con la catena, mi aveva fatto capire che era arrivato il momento di camminare dietro la mia padrona, che con una fischiettata come se chiamasse il proprio cane disse ” Su, schiavo, da bravo…vieni qui “. Camminai a 4 zampe da lei, con il dildo che nel culo mi procurava un dolore indescrivibile, quando muovevo gli arti inferiori.
” Leccami il piede sinistro, ci sta una goccia del tuo schifoso vomito “, mi disse, sollevando il piede, indirizzandolo direttamente sulla mia faccia. Leccai, senza utililzzare le mani, pulendo il suo piede ricoperto con delle calze a rete e delle scarpette stile ballerine in lattice. Potevo sentire il sapore della polvere e dello sporco dentro la mia bocca. Dopo aver pulito con cura la scarpa, la padrona mi strattono’ nuovamente la catena, portandomi verso l’uscita di casa. ” Vuoi andare fuori vero schiavo? Vuoi andare all’aria aperta e respirare aria pulita non e’ vero? ” , le sue domande avevano un tono sarcastico. Era ovvio che volevo uscire da quella prigione, ma dovevo attendere la clemenza della mai padrona. ” Allora in piedi schiavo, rivestiti ed esci da questa casa….ricordati che se mai ritornerai…io saro’ qui a darti delle nuove lezioni “. Lascio’ cadere la catena e mi tiro’ via il dildo con una mossa secca. Una sensazione di sollievo mi prese, come se avessi fatto un’enorme defecata.
Ero uno schiavo nuovamente libero…e libero di ritornare dalla mia padrona quando volevo.
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