La bacchetta severa della Prof

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Un uomo può ridursi a schiavo assoluto e perverso come me per tanti motivi. Ognuno ha la sua storia e io posso raccontarvi la mia.

Avevo quindici anni e mi ero innamorato pazzamente della mia professoressa di italiano. Un donnone di oltre cinquant’anni, alto e grosso, una figura imponente che faceva tremare tutti.

Aveva una bacchetta che teneva sempre tra le mani, quando faceva lezione, interrogava o mentre ci controllava durante il compito in classe. Le mie prime grandi seghe me le sono fatte in bagno, in silenzio, pensando alla sua bacchetta nervosa, alla sua ciccia severa, al suo modo di camminare da nazista super nutrita in cerca di qualche vittima da sistemare.

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Più di una volta, mentre i miei compagni uscivano dall’aula a fine lezione, con una scusa lei mi diceva di restare, che doveva parlarmi. A porte chiuse la sua voce bassa e insidiosa mi accusava: “Hai l’occhio del ribelle… sei un cattivo esempio per la classe”.

Mi ordinava di calarmi i pantaloni, di chinarmi, perché dovevo essere punito. Tornavo a casa con le natiche arrossate e il cazzo che mi scoppiava. Non pranzavo neanche. Mi chiudevo in bagno a farmi seghe dolorose, che duravano un sacco di tempo. Nessun orgasmo riusciva mai a placare del tutto la mia infinita smania da masochista nato per lei.

La professoressa matura, cattiva e senza cuore è stato il mio unico grande amore, la figura di donna che mi perseguita da adulto e che non mi toglierò mai dalla testa. Dai diciotto anni ad oggi, con i miei quasi 40 anni, non ho fatto altro che cercare i miei fantasmi sadomaso incarnati in qualche esperto donnone di grossa taglia, dominatrice seria e spietata, che trovavo puntualmente in qualche casa d’appuntamento.

Una delle matrone che ho frequentato più assiduamente, una certa Marlene, riusciva a farmi fare di tutto, ma proprio di tutto: dal cane da guardia al servo da sottomettere (anche analmente) in presenza di altri (amiche o clienti). E’ stata Marlene a sverginarmi dietro, a prendermi il culo facendo scempio del mio orgoglio virile, prendendosi l’ultima cosa che mi era rimasta intatta. Dopo tante inculate a mie spese, il ruolo della dominatrice armata di grosso fallo saldato ai fianchi da una cinghia resta quello che la diverte di più. La diverte molto anche il fist fucking (la penetrazione col pugno chiuso che pratica o si fa praticare da donne trasgressive almeno quanto lei).

Mi fa montare sopra il suo cazzo finto per sprofondarmelo dentro fino all’anima, mentre l’altra troia le traffica il culo con grosse palline giapponesi. Prima di questo, si diverte a farmelo succhiare e ad incularsi pure l’altra complice dei suoi spassi bizzarri. Vederla che s’incula quella matura bagascia mi fa perdere la testa. Sborro su una delle due bocche mentre l’insaziabile puttanone fa entrare un bel ragazzo nel salone per continuare il giochetto. Da lui, le due matrone, vogliono farsi sfondare il culo a sangue e divertirsi in doppi incastri e, poi… ogni volta, vederle mentre s’infilano a turno l’intera mano dentro, sia nella fica che nello sfintere allentati di vizio, mi fa salire strani brividi lungo la schiena.

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La più sguaiata è sempre lei, Marlene: è capace di farsi sodomizzare brutalmente e di trovare anche il tempo e la forza per sprofondare con la mano nella sua complice assatanata. I ruoli s’invertono ma, per l’altro ragazzo che le accontenta, tutto sembra restare invariato. L’importante, per lui, è starsene parcheggiato in un culo largo, capace di farlo resistere più del solito, allentato com’è.

La sensazione di disgusto, nel vedere una puttana avanti con l’età penetrata contemporaneamente da un bell’uccello giovane e vispo e da una mano di donna matura, si è trasformato per me in un piacere insostituibile, dopo la terza volta che ho assistito a una scena del genere. Fisso la matrona slargata in extremis avanti e dietro, tutta rossa in faccia, con quelle sue smorfie di dolore che si trasformano in godimento infinito e, in quel preciso momento, mi trasformo anch’io. Vederle fare certe porcate con un altro uomo mi spinge a farmi segoni da orgasmo infernale,  anche quando la scorta di sperma è quasi esaurita.

Quando lo sperma finisce ma la voglia no, faccio come loro: piscio sull’oggetto oscuro dei miei desideri per liberarmi in una pioggia dorata più lunga di quanto potrebbe essere l’ennesimo, banale orgasmo…

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