L’80% DELLE VOLTE
Lunghe gambe lisce. Non è il pensiero adatto ad un matrimonio, ma la cameriera del catering sa distrarmi bene. Non riesco a non fissarla mentre passa tra i tavoli con il suo culo sodo e il suo sorriso professionale. Quando raggiunge gli sposi Marco è già ubriaco e vedo che non togli gli occhi dalla scollatura della camicetta. Al tavolo da solo il competo inizia a starmi stretto.
Continuo a guardare la ragazza, e secondo me è di quelle che si rade tutta. Ho sviluppato un certo occhio per queste cose, ma è sempre un calcolo di probabilità, e ho ragione solo l’80% delle volte. Mentre le sue gambe nude si spostano per la sala decido che devo scoprirlo, e più ci penso più divento duro.
Quando arriviamo al dolce la ragazza, che ho scoperto chiamarsi Elena, mi ha servito solo due volte, e sorridendo mi ha fatto capire chiaramente che non è interessata e che ha un ragazzo. In effetti dovevo immaginarlo: difficilmente fighe così sono single.
Inutile dire che non mi sento fortunato, ed al taglio della torta ho raggiunto Marco in ubriachezza e sono piuttosto certo la nottata passerà in bianco. Non riesco però a non pensare a Elena, e la cerco fra i camerieri in attesa del discorso degli sposi. Non c’è.
Ci sono tutti tranne lei, e con l’alcol in circolo penso che la miglior cosa sia abbandonare Marco e Giulia che si preparano a parlare e cercare le gambe di Elena, e mentre esco dalla sala inizia a farsi duro.
Fa’ freddo fuori e decido di accendermi una sigaretta.
Mentre costeggio il muro della villa sento una voce sempre più vicina.
«Ma non me ne frega un cazzo cosa dice tua madre scusa. Hai venticinque anni! Puoi anche vivere da solo cazzo. No sai che c’è, fa’ quel che ti pare. Ne ho piene le palle di te.»
Arrivo all’angolo, e superandolo mi trovo davanti Elena che sbatte forte il cellulare fra le mani.
«Scusa, se vuoi me ne vado.» azzardo io per educazione, ma prego che non me lo chieda.
«Ma va’. Anzi, ce l’hai una sigaretta?».
Le allungo le Marlboro, e mi perdo a vederla portarsi la sigaretta a quelle labbra. La rabbia le sta bene, soprattutto sulla camicetta stropicciata.
Fumiamo in silenzio e io non riesco a guardarla a lungo negli occhi.
«Ma che cazzo, sei ubriaco!»
Scoppio a ridere «Be’ è un matrimonio dopotutto.»
Lei mi si avvicina, e mi punta gli occhi contro. Sento il profumo dei suoi capelli castani a questa distanza.
«Tu mi vuoi scopare.» esordisce poi in tono di sfida.
«Sì» ammetto io. Ancora mi punta gli occhi addosso, poi si abbassa e si abbassa gli slip da sotto la gonna. Mi prende la testa e me la porta con forza fra quelle gambe lisce. Sento l’odore della sua figa e con la lingua vado a cercarne ogni angolo. La sento ansimare e stringermi i capelli mentre passo la punta della lingua sul suo clitoride. Le cosce mi stringono la testa mentre mi faccio largo fra le sue labbra. S’inumidisce e io continuo a leccare. Lei cerca di trattenere i sospiri, ogni tanto la sento fare un tiro di sigaretta e la cosa mi eccita. Io mi aggrappo alle sue gambe, non ne ho mai abbastanza. Viene stringendomi più forte, ansimando. Il suo sapore è nella mia bocca. È ancora calda quando mi allontana dalle sue gambe.
Si pulisce con un fazzoletto, e io anche. Poi senza dire nulla le offro una sigaretta, che lei mette nella tasca del grembiule mentre calma il fiato corto e fa’ per andarsene.
«Il tuo numero?» tento io.
«Ti piacerebbe.» ride lei salutandomi e dando le spalle.
Accendo la sigaretta che ancora ho il suo sapore in bocca e il suo odore in faccia. Niente peli, l’ho detto che ho occhio.
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