Il macellaio e la ragazza punk

Sexy ragazza punk

-Salve, mi farebbe un etto di bresaola?

-Certo. La preferisce spessa o sottile?

-Sottile, grazie.

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Andrea iniziò a tagliare la bresaola, mentre la sua testa non riusciva ad eliminare la possibilità che quella ragazza dai capelli viola fosse Silvia.

Mise la bresaola nella carta ed imbustò il tutto, per poi consegnarlo alla ragazza.

-Arrivederci.- disse lei, allontanandosi di qualche centimetro.

-Silvia?- disse Andrea, senza pensarci troppo.

La ragazza si girò.

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-Non mi pare di averle detto il mio nome.

-Non l’hai fatto infatti. Ho semplicemente riconosciuto il tuo faccino.

-Andy?

-Esattamente.

-Cazzo, ma non ci posso credere… sei davvero tu?

Andrea uscì dal bancone e abbracciò quella ragazza punk che gli stava davanti.

Silvia realizzò di non aver minimamente riconosciuto quel ragazzo che le aveva infilato il cazzo in ogni suo orifizio.

-Cazzo, ne è passato di tempo!

-Senti, se vuoi possiamo fumare una sigaretta assieme. Io vado in pausa tra due minuti. Ti aspetto fuori, quando finisci la coda della cassa. Se ti va?

-E me lo chiedi? Mi fumerei un intero pacchetto assieme a te.

Era ancora bella come un tempo. Il seno le era cresciuto e aveva qualche tatuaggio in più, ma era sempre così maledettamente affascinante. Si trovavano molto bene da ragazzini, quando facevano le loro prime esperienze sessuali.

Si erano lasciati quando lei decise di andare a studiare per un semestre a Londra e lui, proprio in quel periodo conobbe Maria, che era tutt’ora la sua fidanzata.

Inutile dire che sebbene si trovasse molto bene con Maria, lei non era spigliata  a letto come Silvia, o come almeno lui la ricordava.

Accese una sigaretta, mentre il nervoso iniziava ad assalirlo. Non si vedevano da anni e tutto d’un tratto sentiva in sé lo stesso impeto sessuale di quando a diciassette anni si scopava quella ragazza in tutte le posizioni.

Una volta silvia gli aveva fatto un pompino ad una festa, mentre gli altri ballavano e il tutto al centro della pista. Era una punk convinta e se ne fotteva altamente delle critiche della gente.

Quando le chiese il perché l’avesse fatto, lei gli rispose -Mi andava di farti un pompino e non c’è niente di male a fare un pompino al proprio ragazzo, no? Se vuoi, però, smetto di farteli.

Era simpatica e in un modo o nell’altro riusciva sempre a farlo sorridere e quella era una qualità che non aveva mai più ritrovato in nessuna donna.

Silvia era unica.

-Eccoti qui! Ovviamente la sigaretta te la devo scroccare.- disse, posando a terra le buste della spesa.

-Allora non sei cambiata?

-Nemmeno di una virgola e tu?

-Forse solo un po’, ma solo in apparenza.

-Vero… non hai più  i capelli rossi. Però i pompini ti piacciono ancora, vero?

-Certo.

-E quella troietta della tua donna te li sa fare a dovere? Ingoia?

-Ti ricordo che sei stata tu a decidere di troncare con me… quindi è inutile che fai la stronza per una storia successa un fottio di anni fa.

-Se ricordo bene ci eravamo lasciati per un semestre… quando sono tornata, tu ti eri già fidanzato con lei!

-Ci siamo lasciati per un semestre perché tu volevi scopare con altri e a me non andava di aspettarti per poi riprenderti dopo tutto il cazzo che avresti preso in Inghilterra.

-Uno a zero… comunque nessuno mi ha scopata come te, né in Inghilterra né in Italia.

-Uno pari.

-E come faccio segnare il due a uno?- disse, afferrandomi una mano per trascinarmi in mezzo a due bidoni dell’immondizia.

-Cosa stai facendo?- dissi.

-Ti ho portato qui per farmi scopare come la tua ragazza non si lascia scopare, ma se vuoi… possiamo anche non fare niente.

Le infilai una mano in mezzo alle gambe, superando la barriera della sua gonna in pelle. Mi aveva sempre eccitato all’inverosimile e questa cosa non era mai cambiata nel tempo. Spesso mi masturbavo pensando a lei e alla sua capacità di farmelo venire duro.

-Devo toglierti le calze.- dissi, con la libidine alle stelle.

-Rompile… cazzo me ne frega. Infilamelo che sono tutta bagnata.

Strappai le calze, mi tirai fuori il pisello e la penetrai così, in mezzo alla strada, coperto solamente da un paio di vecchi bidoni dell’immondizia.

Iniziai a scoparmela, tirandole fuori una tetta. Faceva freddo, ma i nostri corpi funzionavano meglio di die stufate portatili.

-Cazzo, è come se non avessimo mai smesso.- disse lei, leggendomi nel pensiero.

Non volevo tornare assieme a lei, anche perché avevo costruito qualcosa di molto concreto con Maria, ma scoparmela dietro quei bidoni fu semplicemente emozionante.

Appena mi allontanai da lei, per sborrare fuori dalla sua figa, Silvia mi guardò e disse -Sborrami in faccia, ti prego.

Così feci. Guardai quella punk coi capelli viola e nel bel mezzo di una strada residenziale, le sborrai in faccia tutto il mio orgasmo.

-Cazzo, quanto mi fai godere.- dissi, guardandole lo sperma colarle sul volto.

Non provavo più niente per lei e forse non l’avevo mai provato. Era solamente una troietta come tante altre rizzacazzi.

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