Il compleanno della baby squillo

baby squillo

Girava questa voce un paio di anni fa e come molte volte, quella voce era relativa ad un’usanza reale.

Le baby squillo erano delle ragazzine disposte a tutto pur di dimostrare al mondo di non essere gli angioletti che le loro famiglie credevano che fossero.

Avevano un bel corpo e un faccino acqua e sapone, tutte doti che utilizzavano per arrivare a possedere quante più cose riusciva loro di scucire ai clienti. Telefonini d’ultima generazione, borse costose, vestiti e biglietti per concerti erano all’ordine del giorno per quelle ragazzine che, pur non avendo un lavoro, guadagnavano più di molti impiegati.

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Mary B. era una di quelle ragazze e quando la incontrai era giunta al suo ultimo anno da baby squillo, perché aveva diciassette anni. Al compimento del diciottesimo anno di vita, le baby squillo perdevano tutto il loro fascino e i clienti si buttavano sulle ragazze più giovani.

Aprii la porta della stanza d’albergo e lei entrò, bella come non mai e con un fascino che avrebbe incantato perfino il più arido degli uomini.

-Salve.

-Salve.- risposi, cercando di mantenere il mio status di uomo maturo davanti ad una ragazzina, quando in realtà mi stavo cagando sotto per via della bellezza di Mary B..

Chissà quale sia il suo nome reale? È una cosa a cui penso molto spesso, quando guardo la televisione con mia moglie, prima di addormentarci sul divano.

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-Avevano ragione quelli dell’agenzia, lei è davvero la più bella ragazza che mi abbiano mai mandato.- dissi.

-Dice così a tutte le ragazze che le mandano o devo prenderlo come un reale complimento?

-È un reale complimento.

-Che lavoro fa, lei?

-Sono uno scrittore.

-Accidenti… uno scrittore.

-Sì.

-Mi sento perfettamente tagliata per il ruolo di musa.- sorrise, togliendosi la giacca, rimanendo con un vestitino nero, molto sexy.

-Anche io credo che potresti ispirare milioni di romanzi. Dammi pure del tu, comunque.

-Ok, anche prece a breve sarai dentro di me… quindi il lei mi sembra un po’ fuori luogo. Tu sarai il mio ultimo cliente, probabilmente.

-Davvero? Hai deciso di smettere con questa professione?- domandai, accendendomi una sigaretta.

-No. Per quanto possa risultare strana come affermazione, io amo il mio lavoro e amo possedere belle cose. Ma quando diventiamo maggiorenni, tutto cambia; non siamo più attrazioni, ma semplici puttane e io la puttana non la faccio. Io sono una vera artista.- disse, scivolando fuori dal vestito.

Aveva solamente le mutande. Niente reggiseno, perché quelle tettine perfette e minute non necessitavano di alcun sostegno per restare su.

-Ti piace guardare?- domandò.

Aveva la faccia buona di una ragazza cattiva. Si sentiva vecchia pur avendo diciassette anni.

-Sì, ma preferisco toccare.

-Leccami la figa… voglio godere un po’, questa notte.

Si sdraiò sul letto a gambe spalancate. Era il più bell’invito che avessi mai ricevuto. Le accarezzai quelle lunghe gambe magre e vive, per poi gettarmi su quella fichetta che ancora tormenta i miei peggiori incubi travestiti da sogni.

Solamente in quel momento capii l’esattezza delle sue parole. Non era una puttana, ma qualcos’altro. Le puttane fingevano l’orgasmo appena le sfioravi, mentre lei si stava facendo leccare la figa come se stessi realmente facendo l’amore con lei.

-Domani compirò diciotto anni. Questa è la tua ultima occasione per leccare la mia figa minorenne.

Quando iniziai a mangiargliela, sentii la sua mano approdare sulla mia testa, scompigliandomi i capelli per via dell’eccitazione. Modestamente sono sempre stato un buon leccatore di passere e quella ne era la conferma a tutti gli effetti.

Indossai un preservativo e la presi con dolcezza. Decidemmo entrambi di fare l’amore, piuttosto che scopare. Nessuno lo disse ad alta voce, ma i nostri silenzi erano abbastanza eloquenti.

Le stava piacendo davvero. Mi abbracciava stretto, ogni volta che un colpo avventava più in profondità, facendole provare degli spasmi di piacere.

Il suo profumo si librava nell’aria, confondendomi e ammaliandomi. Dio quant’era bella.

-Ti da fastidio se ti bacio?- domandò, mentre il mio cazzo in erezione pulsava in lei.

-Come potrebbe darmi fastidio essere baciato da una ragazza così bella?

Sorrise. Era così giovane, cazzo. Iniziammo a baciarci con la lingua. Furono dei lunghi e romantici baci.

Quando Mary B. capì che stavo per venire, mi fece togliere il preservativo e me lo prese in bocca, lasciandomi eiaculare tra le sue labbra. Ingoiò tutto, perché non la vidi sputare.

C’era un qualcosa di tristemente romantico nella sua espressione.

Accendemmo un paio di sigarette e ci guardammo. Lei mi diede un altro bacio, che io accolsi con estremo piacere.

Mi sarei fatto baciare in eterno da quella ragazza.

I suoi splendidi occhi azzurri erano puntati sull’orologio della stanza d’albergo. D’un tratto si mise a piangere silenziosamente.

-Cosa succede, piccola?

-Potresti abbracciarmi?- domandò, imbarazzata.

-Certo.- risposi, avvolgendola in un tenero abbraccio.

-Sono appena diventata maggiorenne.

Sentii le sue lacrime toccarmi la spalla e il cuore mi si strinse, mentre abbracciavo quella splendida ragazza nuda.

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