Il camper sbagliato
Si era appena fatta una doccia calda nel bagno del campeggio, perché nel loro camper la manichetta della doccia si era rotta durante il viaggio.
Prima di rientrare, aveva deciso di fumare una sigaretta all’aria aperta. La notte era bella profumata, coi grilli che intonavano ritmi e motivetti notturni.
Le piaceva fumare da sola in quel posto desolato, la faceva sentire bene ed in pace con se stessa.
Il campeggio le faceva venire voglia di scopare a ripetizione. Forse era un qualcosa legato all’aria o all’idea di vacanza, ma senza ombra di dubbio in capeggio si trasformava in una grandissima troia.
Entrò nella roulotte e posandosi sul letto, cercò a tentoni il cazzo di suo marito. Quando lo trovò, notò qualcosa di strano. Era di differenti dimensioni e anche la massa corporea era differente da quella del suo coniuge.
-Che cazzo succede?- disse il proprietario del cazzo in questione.
-Oh mio Dio, mi scusi… credo di aver sbagliato roulotte.
-Ma cosa sei, una prostituta?
-No, ho solo sbagliato roulotte… che figura. Dove si trova la luce in questo posto?
-Che fretta c’è di accendere la luce?
-Scusi?
-Perché, invece, non si limita a portare a termine quello che aveva iniziato?
Scopare con uno sconosciuto in una roulotte che non era la sua? Anna sentiva la sua figa grondare. Non sapeva nemmeno chi fosse, ma desiderava in lei quel cazzo, senza nessuna spiegazione logica e razionale.
Restando in silenzio, anche un po’ impaurita, abbassò la testa, prendendo in bocca il cazzo del proprietario di quella roulotte.
Il silenzio era interrotto dal rumore di saliva e strusciamenti tipici dell’atto del ciucciare cazzi duri.
La mano dello sconosciuto le si infilò nel toppino che indossava, toccandole le sue tettine a punta, stuzzicandole i capezzoli.
Aveva ancora i capelli bagnati, perché era solita non asciugarli mai. Probabilmente il tizio con cui era capitata doveva essere un vero e proprio feticista, perché d’un tratto le disse -Smettila di succhiarmelo… voglio fare una cosa.-, staccando il suo viso dal cazzo.
-Cosa vuoi fare?
-Rimani con la testa giù.
Lo sconosciuto proprietario del camper, raccolse i capelli bagnati della ragazza e dopo essercisi avvolto il pisello, iniziò a masturbarsi tra quella cascata di capelli bagnati.
Doveva proprio essere un feticista dei capelli, o magari voleva semplicemente sporcare un qualcosa che era appena stato lavato, questo Anna non poteva saperlo.
-Come ti chiami?
-Anna.- rispose, quasi senza pensare.
-Vorrà dire che sborrerò sui capelli di Anna.
Da quando era iniziata quella strana storia, la ragazza provò il suo primo attimo di paura. Realizzò di trovarsi all’interno di una roulotte con un individuo che non conosceva, intento a masturbarsi sui suoi capelli. Avrebbe tranquillamente potuto essere un killer.
Provò un irrefrenabile voglia di scappare, ciononostante non poté esimersi dall’iniziare a masturbarsi. Quella possibilità, quel probabile pericolo riuscì ad eccitarla più di tutti i suoi sogni erotici messi assieme.
Erano due persone in una stanza, intente a masturbarsi, collegati solamente dai suoi capelli. Era la cosa più strana della sua intera vita.
Mai avrebbe pensato di finire in una situazione del genere.
-Sono eccitata da morire. Non capisco nemmeno il perché.
-È la paura, piccola… è la paura.
L’uomo le sborrò sui capelli e allentò la presa attorno al suo cazzo, sospirando pesantemente.
Anna cercò di sbrigarsi, voleva venire a tutti i costi. L’uomo rimase a guardarla, senza muovere un dito.
Era l’esperienza erotica più maledettamente strana delle loro intere esistenze.
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