Il bluff del marito guardone
Gliel’ho detto tante volte, a Maria, che sono un guardone e che non c’è niente di male se sogno di vederla inculata da altri uomini. Lei, ogni volta che glielo ricordo, s’incazza e mi caccia fuori di casa e, come tutte le volte, aspetta paziente il mio rientro. Un amore impossibile, il nostro: il cuore non basta a pulsare sincronizzato col cazzo, quando certe idee ti passano per la testa di continuo e non c’è modo di liberartene.
Come faccio a farle capire che quel gioco avrebbe fatto bene anche alla sua… salute? A farla sentire un po’ più troia? A tirarle fuori un po’ di veleno, una sensualità che lei vuole sotterrare a tutti i costi? A Maria piace sentirselo nel culo, a mente lucida, anche se dice sempre che lo fa soltanto quando è un po’ bevuta. Cazzate… E’ stato facile farla cadere nella mia trappola…
Non mi vergogno di dirvi che ho dovuto ricorrere ad un bluff pazzesco per poter vedere la mia donna alle prese con altri cazzi. Maria non conosce tutti i miei amici e, così, mi sono rivolto a Remo e Raimondo per far partire il mio piano.
Mi piace giocare a carte, ma non sarei mai capace di puntare tutto quello che ho per una scommessa. A lei, però, ho raccontato proprio tutto il contrario tornando a casa disperato per chiederle aiuto, se ci teneva ancora alla mia pelle.
“Questi mi ammazzano! Non ho più un soldo… Mi sono giocato anche le mutande…”.
Un modo per rimettere le cose a posto c’era e questa cosa qua l’ha capita da sola, quando Remo ha sparato la fatidica frase:
“Una cosa t’è rimasta, però… Noi chiudiamo gli occhi e lei ci apre le cosce… In fretta, però… Non abbiamo tempo da perdere!”.
Dovendo decidere di corsa, presa dal panico, Maria mi guardava in cagnesco, incazzatissima e delusa. Non pensava che per il gioco avrei mai barattato il suo culo. Se avesse avuto più tempo per riflettere, se soltanto avesse dato retta alla testa piuttosto che al cuore, non sarei mai riuscito a farla stare a quel gioco. Ma Remo e Raimondo, in certe cose, sono dei maestri.
Prima di darle il tempo di decidere, Remo le aveva già infilato un dito nella fica per convincerla in fretta e l’altro faceva lo stesso. Continuava a guardarmi storto e, intanto, si gustava i due ditoni che si facevano largo nella pancia contratta dall’odio. Bello vederla così, vederla combattere tra istinto e razionalità. S’era fatta rossa, di rabbia e di libidine incosciente. Le piaceva quella prepotenza, eccome se le piaceva…
Io recitavo la mia parte di maschio umiliato e impotente e mi masturbavo un cazzo gonfio di voglia perché me lo ordinavano loro, i due falsi energumeni. Le dita dei due balordi colavano, segno che era già cotta e che quello era il momento buono per…
Una verga nel suo culo dilatato dalla vergogna e dalla bontà d’animo si tuffa beffarda con una facilità da primato anale. Che troia, che sei… fallo per salvarmi, fatti inculare da brava per salvare il nostro rapporto goduto a metà. Almeno, fino a quel momento.
Mi induriva il pensiero di vederla sodomizzata da quel nerbo complice e ‘inculata’ dal mio bluff. Usata dalla sua stessa natura repressa, che diceva di sì solo per una giusta causa. Incassava con gusto, sbocchinava con rabbia, lanciava occhiate da troia provocata, che sapeva muoversi con dignità, incastrata da un affare che doveva risolvere, derisa e offesa, chiamata puttana, innalzata ad eroina di uno sporco affare da cui uscire a testa bassa.
Il biondo che lei ciucciava lo faceva arrossire a forza di chiamarlo “porco che non sei altro”, “biscia infame”, “pisello balordo”… Mi massacravo il cazzo a forza di vederla sbattuta in quello scontro anale dove le stavano rubando tutto della sua fierezza. L’hanno spanata per bene, la mia Maria, eccome. I miei due amici sanno entrare bene nella… parte, non hanno mica bisogno di corsi di recitazione per certe cose.
S’era messa a cavalcare sopra Raimondo, abboccando l’uccellone di Remo. S’era dimenticava che esistevo e, per un guardone come me, questa è una grossa agevolazione. Mi sembrava di spiare tutto dal buco della serratura e non mi offendevo se, persa in quel bluff, Maria aveva ritrovato finalmente sé stessa e non aveva proprio più niente da nascondermi per dimostrarmi quanto è onesta. Lo prendeva nel culo con soddisfazione. Non diceva mica “fate piano!”.
Vedendo i risultati, i due bifolchi l’hanno ridotta ad uno spiedino, schiacciata avanti e dietro trombando come dannati. Le mancava il respiro, non riusciva neanche a liberare un timido “Ah!”.
Si sono stappati da lei, che aspettava a bocca aperta, proprio quando io aprivo la fontana di sperma isterico. Ancora faceva la vittima dal culo seviziato, ma andava bene così perché farla cadere in trappola è stato più divertente del solito scambio assecondante. Non le ho mai detto la verità ed ho continuato a trovare altri pretesti per saziare il mio voyeurismo. Senza la solita giusta causa, lei non accetterebbe mai d’essere inculata in quel modo, una volta di più…
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