Festa rosso e nera ( La Fine )
Ero arrivata in quella casa da neanche 2 ore e mi avevano gia’ sborrato in bocca, dentro il culo, in faccia e sulle chiappe, mi avevo pisciato in faccia e fatto leccare una figa.
Ero sempre li a pecora, quando il cazzone nero che mi aveva riempito il culo di sborra se ne ando’, lasciando il buco del mio culo allargato, che sgocciolava sborra. Avanti a me, la vista era appannata dalla sborrata del cazzo lungo e stretto. Ero in attesa di altri abusi, quando 2 cazzi arrivarono avanti a me, pronti a sborrarmi in faccia anche loro. Cosi’ fecero. Avevo la faccia riempita di sborra, tutte sborrate che avevano un sapore diverso tra loro.
Un uomo bianco, con il cazzo grosso come un asino, si posiziono’ dietro di me, infilando quel palo di carne bianca dentro il mio culo che era inzuppato di sborra. Lanciai un grido di dolore che si libero’ nell’aria, mentre quell’uomo bianco era dietro di me, che martellava quel cazzo d’asino dentro e fuori dal mio culo, facendo schizzare la sborra che l’uomo nero aveva lasciato dentro prima di lui. Sbatteva su di me come un animale selvaggio, mentre 2 cazzi erano avanti a me che mi schiaffeggiavano la faccia, mentre i loro proprietari, si masturbavano. Una cappella scivolo’ dentro la mia bocca, portando con se dei residuoi della sborra che mi era rimasta in faccia. Tremando come una foglia, il giovane proprietario di quella cappella, svuoto’ dentro la mia bocca il suo cazzo. Non riuscivo a sentire la sborrata di quel cazzo che avevo in bocca, presa dal dolore di quel cazzo che mi stava violentando il culo da dientro. Fortunatamente, il cazzone bianco era pronto a sborrare, lo potevo sentire da come si gonfiava dentro di me. Avanti, stavo succhiando per bene quella cappella, fino a quando il cazzo non si era ammosciato al punto di scivolare fuori.
Intorno a me, sembrava che pioveva sborra. Avevo goccie di caldo seme che cadeva sulla mia schiena, sulle mie chiappe, la faccia era ormia cosi’ piena che non riuscivo neanche a tenere gli occhi aperti. Avevo ingoiato sborra di tanti tizi sconosciuti, che ormai ero abiutata al sapore. Il cazzo del somaro che mi stava violentando il buco del culo si posiziono’ avanti a me, liberando il buco del mio culo, che perdeva sborra da tutti i suoi lati. L’uomo bianco mi teneva la testa ferma mentre un violento getto di sborra molto liquida’, mi colpi’ in piena faccia. Mi entro’ nel naso, nella bocca, sui capelli. Il suo getto di sborra arrivo’ ovunque. Mosse quell’enorme pezzo di carne bianca su tutta la mia faccia, accumulando tutta la sborra che avevo collezionato, spingendola dentro la mia bocca. Potevo finalmente aprire gli occhi e guardare quel cazzo che mi aveva rotto il culo. Era enorme, la cappella rossa del dopo sborra e piena di vene. Mi aveva spinto in bocca la sborra di circa 10 persone, spingendola dentro con la punta del suo cazzo.
Ingoiai tutta quella sborra con una smorfia di disgusto, sentento come la nausea aumentava. Ero a pecora, tutti si stavano scopando e io, con il culo allargato che sgocciolava sborra, gattonavo verso la porta, ricevendo sborrate ogni tanto e cazzi che volevano essere succhiati mentre sborravano. Ero riuscita ad arrivare fuori, mi sentivo come una puttana che non aveva pagato il suo pappone, con il culo rotto e zuppo, la faccia violentata e lo stomaco pieno di sborra. Ero stata l’ospite d’onore, ero stata la troia della festa rosso e nera.
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