Febbre gialla

Pioggia Dorata: Racconti Erotici

La chiamo la ‘febbre gialla’ quella smania di innaffiare i miei amanti di piscia calda e di farmi anche bagnare dalle loro scorie liquide, quando una certa ‘sete’ mi sconvolge i sensi.

Le prime volte che mi sono concessa certe docce calde, lo facevo per trasgressiva curiosità, per arricchire le mie esperienze di momenti perversi che possono ripetersi oppure svanire nel dimenticatoio erotico. Per me, lo scambio di pioggia dorata è uno dei momenti più intimi e veramente porci del gioco sessuale a cui spero di non dover rinunciare mai.

Mi lascio talmente coinvolgere da questo mio naturale feticcio che non faccio caso a dove mi trovo, quando mi prende la voglia. Ne ho dovuti cambiare parecchi di materassi, divani e sofà, ma so che ogni volta ne vale la pena. Non mi stancherò mai di sentire il contatto dell’urina calda sulla mia pelle, il suo odore, la voglia di berla per arrivare all’orgasmo.

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Non cerco esclusivamente questo. Mi piace scopare, fami scuotere ventre e culo dall’incastro brutale e venirmene selvaggiamente. Come tutti. Ma farmi belle chiavate condite di quel drink significa per me vivere un orgasmo diverso, speciale.

Non tutti i miei amanti riescono a capirmi. Molti mi assecondano e basta. L’importante per loro è farmi contenta pur di ficcarmi come vogliono. E, poi, gli uomini sono tutti dei gran maiali: a loro non cambia fare questa o quella porcata strana e nuova, basta che sbattono.

Pino, soltanto lui, è riuscito a farsi coinvolgere davvero dai miei vizi bagnati. E’ diventato complice assoluto dei miei zampilli sfacciati, già dalla prima volta che abbiamo rotto il ghiaccio. Eravamo nel salone di casa mia. Lo conoscevo appena ma, già da quella volta, il bravo ragazzo si è rivelato per quello che è: un porco al di sopra di ogni sospetto.

Un whisky, un po’ di musica e via… Gli aprivo le gambe spalancando una sorca rosa che stava per scoppiare di voglia e di tanto alcol represso, che avrei liberato presto in una fontana di vizio inesauribile. Ho represso più volte la voglia di pisciare, aspettavo, mi gustavo una grandiosa leccata di fica servita dalla sua lingua attiva. Resistevo all’istinto forte di urinare lasciandomi riempire supina dal suo gran cazzo chiavatore. Non potevo starmene ferma, però, davanti a tanto altruismo. Il minimo che potevo fare era succhiarlo ingoiandolo tutto, fino alla gola, e cavalcarlo fino a far tremare le gambe dal grande sforzo.

L’ho pompato a lungo, mi ha sborrato dentro recuperando e rizzandosi quasi subito per continuare una scopata infinita. Piena di sperma in corpo gli ho ordinato: “Pisciami addosso! Sto per venire… fallo…. Adesso!”.

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Pino mi ha lanciato un’occhiata stramba, ma ha obbedito senza fiatare: mi ha scaricato addosso e in faccia una fontana agrodolce, zampilli di quel miele che mi rende troia ghiotta e incontentabile. Non ho mai visto nessuno pisciare a quel modo. Non la finiva più… Ho orgasmato bene, benissimo, mi sono svuotata di piacere prima di svuotarmi di pipì puntando la sua lingua sistemata sotto. M’ha ingoiato tutta e, poi, ha ripreso a montarmi come un toro fuori di testa.

M’ha incastrata in piedi, mi ha spremuta come un limone a forza di trombare e la voglia di pisciare è tornata. Ogni tanto, avevamo bisogno di attaccarci ad un bicchiere di birra o di whisky per carburare il nostro vizio e spararci addosso nuovi getti di calda voluttà. Non potevo starmene ferma e buona davanti a quella sua sorprendente provocazione. Mi eccitava vederlo a pisello barzotto (mezzo duro e mezzo arreso) che apriva il rubinetto senza più richiuderlo per dissetare la mia lingua viziosa. Mi gustavo il drink limpido e saporito, mandavo giù sorsi dell’aroma più afrodisiaco che conosco, prima di passare di nuovo all’attacco e pisciare, pisciare, pisciare… mirando alla sua bocca.

Mentre si rintanava nella mia sorca per sfogarsi fino all’orgasmo, mi confessava rabbioso che non aveva mai goduto tanto in vita sua e che non aveva mai sperimentato quel tipo di trasgressione così intima. Mi sbatteva a pecorina rinvigorito da una lunga, liberatoria evacuazione e stappandosi – incredibile ma vero! – pisciava ancora allagando i miei buchetti forzati. Mi ha scaricato in faccia tanta pappa reale che ho leccato fino all’ultima goccia.

Iniziare qualcuno, per un feticista, è come per un esploratore scoprire una nuova terra. Bisogna ‘irrigarla’ a dovere sia per delimitare il proprio territorio che per renderla più fertile possibile…

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