Come al solito ero andata da Pino, il mio medico di famiglia, a causa dell’insonnia e della stanchezza che mi assillavano da mesi. Ero diventata sua paziente da quando avevo conosciuto sua moglie, Francesca, una donna meravigliosa. In poco tempo diventammo amiche inseparabili, tanto da suscitare non pochi sospetti ai nostri mariti. Più di una volta ci hanno fatto oggetto di battutine che sembravano tentativi di capire se nascondessimo qualche segreto. In effetti era così. Sia io sia Francesca avevamo avuto qualche storia extraconiugale delle quali parlavamo liberamente senza omettere alcun particolare.Quel giorno ero proprio distrutta, dormivo al massimo tre ore per notte da una settimana e nessun tipo di dieta riusciva a ridarmi le energie di cui avevo bisogno per affrontare decentemente una normale giornata. Pino la mise sul ridere e chiese da quando non scopavo, perché quello poteva essere il motivo del mio stato. Risi ma poi gli chiesi di smetterla perché davvero non ne potevo più. Per tutta risposta mi sentii dire che non scherzava affatto, che tutti gli esami avevano dato esito negativo e che non vedeva motivi fisici che influenzassero il mio sonno. Se il problema fosse stato il sesso, allora la soluzione sarebbe stata semplice, altrimenti avrei dovuto valutare seriamente l’ipotesi di una psicoterapia. A quel punto ero davanti ad un bivio, c’era poco da fare, se volevo uscire da quell’incubo avrei dovuto essere chiara. Sì, ammisi, in effetti il sesso era un problema per me. Con mio marito oramai si faceva pochissimo e anche i rapporti extraconiugali erano stati solo due. Cosa che mi faceva sentire in colpa e contemporaneamente avevano solo tamponato il problema. Pino mi se avevo voglia di sesso, se ero eccitata oppure mancavano gli stimoli? Se ero eccitata? Morivo dalla voglia di scopare, non ne potevo più di tanta astinenza. Glielo dissi senza vergogna, anzi la cosa mi eccitò. Pino non era quello che di solito si può definire un bell’uomo ma era divertente e intelligente e in possesso di un gran fisico.Si avvicinò alla mia sedia e disse che se volevo lui mi avrebbe aiutata con piacere. Era serio, rimasi senza parole. Mai avevo sospettato un suo interesse nei miei confronti, anche perché sono la migliore amica di sua moglie, rischiava davvero tanto, avrei potuto dirgli che era impazzito e minacciarlo di raccontare tutto a Francesca. Ma non mi uscì nessuna parola dalla labbra, rimasi stupita a guardarlo dal basso verso l’altro. Fu un attimo, abbassò i pantaloni e mise il suo cazzo sulle mie labbra. Come se non avessi aspettato altro nella mia vita, schiusi la bocca e spinsi la testa in avanti fino a sentirlo in gola. Rimasi così per qualche secondo, per gustare la consistenza e il sapore di Pino. Lui mi carezzò sulla nuca e io cominciai a muovermi, un lento e continuo su e giù che durò fino a quando sentii il primo schizzo in gola. Allora mi fermai serrando le labbra, in attesa della sua ultima goccia. Solo allora lo lasciai andare e riuscii a guardarlo negli occhi. Mi disse che se volevamo parlarne ancora c’era tutto il tempo che volevamo. Ero l’ultima paziente di quella giornata, ancora una volta non parlai, allora prese di nuovo l’iniziativa, m’invitò ad alzarmi e cominciò a spogliarmi. Quando mi ebbe nuda davanti ai suoi occhi, mi spostò verso il lettino. Appena seduta mi allargò le gambe, s’inginocchiò e iniziò a leccarmela. Ero già bagnatissima e quella lingua mi provocava delle scosse di piacere che non sapevo più di potere provare. Lo pregai di scoparmi. Gli dissi che avevo bisogno del suo cazzo, lo imploravo ma lui niente, come se non avessi parlato continuò a stare con la testa tra le mie gambe col suo modo lento e deciso. Mi ero piacevolmente rassegnata a quella situazione quando lui improvvisamente s’alzò e m’infilò fino in fondo. Rimasi senza fiato mentre lui si fermò a guardarmi dritto negli occhi. Mi lasciai andare sul lettino e lui iniziò a scoparmi prima piano, poi velocissimo e poi ancora piano, come se percepisse ogni mio desiderio senza che io ne parlassi. Arrivai di nuovo, ero sconvolta da quell’uomo tanto sicuro di sé e tanto abile. Neanche il mio orgasmo lo fermò, continuava a scoparmi, ero di nuovo eccitatissima quando lui uscì e si allontanò. Non potevo crederci, mi aveva lasciato nel mezzo di una scopata, ma era un pazzo? Sentivo la rabbia montare ma quando lo vidi tornare capii che ero solo all’inizio di una serata meravigliosa. In mano aveva un tubetto di vasellina, non ebbe bisogno di dire nulla, mi voltai e appoggiando il mio seno sul lettino allargai le gambe, lasciando a disposizione di Pino il mio culo. Non potevo credere a me stessa, non solo stavo tradendo Francesca con suo marito ma gli stavo concedendo qualsiasi piacere si potesse immaginare. I pensieri furono interrotti dalla sua cappella che s’era fatta strada nel mio culo, appoggiai la guancia sul lettino, chiusi gli occhi e sentii il suo cazzo entrare lentamente fino in fondo. Giusto il tempo di capire che avrebbe potuto muoversi senza farmi del male e cominciò a scoparmi con più forza di quanto avesse fatto nella mia figa. Pensai che dovevo piacergli molto per avere una foga simile, mi sbatteva con una forza animale che non avevo mai conosciuto in un uomo. Fino a quel momento, nonostante le rassicurazioni di Pino, avevo trattenuto i gemiti per evitare di essere sentita. Magari erano entrati altri pazienti o ne erano rimasti in sala aspetto, però non ce la feci più, avevo perso totalmente il controllo e cominciai a gemere liberamente, a chiedergli di spingere ancora e poi ancora, di spaccarmi il culo, cosa che fece fino a quando non me lo riempii con un urlo che aveva poco dell’umano. Si piegò sulla mia schiena fino a quando non gli diventò abbastanza piccolo da uscire senza problemi. Andai in bagno a sistemarmi velocemente, poi fu il suo turno. Lo aspettai seduta alla sua scrivania, quando tornò mi disse che il giorno dopo aveva lo stesso orario di ricevimento e avrei potuto essere di nuovo l’ultima. Dissi, mentendo, che ci avrei pensato, perché quello che avevamo fatto era sbagliato, che Francesca non lo meritava. Mi baciò con delicatezza sulle labbra e salutò.
Il mattino successivo mi svegliai riposata, non dormivo tanto da diversi mesi. Evitai il più possibile e andai a lavoro portando in borsa un abitino corto nero ed elasticizzato. Un messaggio: stasera vieni? Sì. Senza pensare risposi sì, ero già eccitata dal mattino, non sarei riuscita a rifiutare. Risposi freddamente ad un paio di sms di Francesca, mi sentivo in colpa e ne avevo tutti i motivi.
Prima di uscire da lavoro andai in bagno e mi cambiai, gli sguardi e i commenti dei colleghi non fecero altro che accrescere l’eccitazione che avrei offerto a Pino. Lasciai passare due signori anziani che erano arrivati dal medico dopo di me, mentalmente li ringraziai a mia volta. Pochi minuti dopo Pino li accompagnò alla porta che chiuse a chiave. Mi baciò con dolcezza e non mancò di apprezzare il mio abbigliamento. Entrammo nel suo studio, chiese del mio sonno e ammisi con imbarazzo che sì, avevo dormito meglio. Disse che allora bisognava continuare la cura e mi baciò nuovamente. Si spogliò e si sedette sulla poltrona che aveva in fondo allo studio. Lo seguii subito e con un solo gesto tolsi l’abitino rimanendo completamente nuda. Il suo viso sorpreso mi eccitò ancora di più. Glielo succhiai per un paio di minuti ma la voglia di averlo dentro di me era troppa e allora salii a cavalcioni su di lui e mi abbassai quel poco che bastava per fare entrare pochi centimetri del suo meraviglioso cazzo. Gli stavo facendo un pompino con la fica e lui era estasiato ma era venuto il mio momento e senza preavviso mi lasciai cadere su di lui facendo entrare in un colpo solo tutto il suo cazzo dentro di me. Rimasi immobile ad abbracciarlo per qualche secondo, poi mi rimisi dritta, spostai i capelli, gli carezzai il viso e iniziai a scoparlo esattamente come aveva fatto lui con me il giorno precedente. Alternavo la velocità ogni volta che lo vedevo perdere la ragione, lo riportavo sulla terra per poi riprendere il viaggio verso l’orgasmo. Lasciavo uscire completamente il cazzo per poi farlo rientrare, fino a quando non decisi che era venuto il momento di cambiare, così, appena uscito il cazzo dalla fica lo strinsi in una mano e lo indirizzai verso il mio culo senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Ormai era totalmente in mio potere. Un paio di discese e mi ritrovai seduta sulle sue gambe. Ripresi i miei movimenti. Continuai a giocare col suo orgasmo che era sempre più vicino e inevitabile. Lo baciavo, gli chiedevo se volessi che mi fermassi, se preferiva non continuare e lui per risposta iniziava a darmi dei colpi ma ogni volta lo fermavo. Stavolta comandavo io. Quando afferrò con forza il mio culo e iniziò ad assestarmi dei colpi forti, decisi e sempre più rapidi, capii che stava per arrivare, allora lo sfilai e lo rimisi in fica, per sentire lo sperma nell’unico posto del mio corpo che non ne aveva ancora ricevuto. Ancora pochi colpi e venne con un urlo meraviglioso. Ansimava, gli avevo restituito il piacere.
Uscimmo dallo studio abbracciati ma mi bloccai in sala aspetto. C’era Francesca. Ero senza parole e senza fiato, da quanto tempo era lì? Cosa aveva sentito? Come aveva fatto ad entrare? Ma certo, di sicuro aveva anche lei le chiavi. Mentre facevo questi pensieri lei ci salutò col solito sorriso splendente, venne a baciare il marito e chiese come andava la cura per il mal di testa. Imbarazzata balbettai “bene” e provai a spiegare quell’abbraccio ma lei m’interruppe, disse di stare tranquilla, che non c’erano problemi. Comunque, proseguì, bella la mossa di presentarsi con quell’abitino corto senza indossare l’intimo, era una di quelle cose che più facevano eccitare Pino. Fece un sorriso malizioso e mi baciò sulle labbra. Sapeva tutto, era complice di suo marito.